Andrea Iervolino
SpaceEconomy

Show ed eventi sportivi nello spazio: come il produttore italo-canadese Iervolino vuole mandare in orbita l’intrattenimento

Articolo tratto dal numero di maggio 2022 di Forbes Italia. Abbonati!

Come si cambia uno sport uguale a sè stesso da decenni? ‘Basterebbe’, virgolette obbligatorie, eliminare l’effetto dell’accelerazione di gravità. Gli atleti diventerebbero astronauti, dal campo da gioco scomparirebbero il sopra e il sotto e ogni colpo sarebbe stricto sensu volante, un’acrobazia. Senza effetti speciali. Imbarcare i duellanti di Mixed martial arts (Mma) per esempio a bordo di un razzo, in una sfida lunga un’orbita intera, o addirittura in un’arena spaziale costruita per sport e show di qualsiasi tipo, sarà “una delle nuove frontiere dell’entertainment”. Di questo è convinto Andrea Iervolino, uno che, a giudicare dalla carriera – ancora breve ma fulminea, dell’entertainment sembra capire tendenze e dinamiche con un certo anticipo sulla concorrenza.

Classe 1987 e cavaliere della Repubblica nel 2018, il produttore cinematografico italo-canadese racconta che a 17 anni girava film con una Canon digitale, roba che allora era vista, nel migliore dei casi, come un azzardo. “Tutti credevano fosse una schifezza fare quello che facevo io. I dirigenti delle major mi cacciavano, inorriditi, dagli uffici: oggi il 99,9% dei film è girato in digitale”. Un messaggio e nemmeno troppo implicito. “In questa chiacchierata parliamo di entertainment nello spazio. Sono pronto a scommettere che fra sette, otto anni sarà una cosa così normale che ci ricorderemo di questo momento ridendo”.

Iervolino ha fondato nel 2011 la Iervolino Entertainment (ora Iervolino and Lady Bacardi Entertainment, Ilbe); dieci anni dopo ha pensato di portare tutto a 400 chilometri di quota, per riscrivere le regole del gioco con la sua nuova società: la Space 11. Non che per lui il passo sembri poi così complesso, anzi. “Si tratta di pensare e trattare la microgravità come un elemento da sfruttare anche per l’intrattenimento” riflette. Mica solo in teoria. “Fra i tanti già ipotizzati, il primo format che stiamo sviluppando è la Mixed martial art a gravità zero, che noi chiamiamo ‘Mma-Zero G’. Le tecniche delle arti marziali miste sono pressoché identiche da quando è nata la disciplina, ma un combattimento adattato a un ambiente senza peso acquisisce caratteristiche innovative”.

Un approccio, quello della riconfigurazione del noto, applicabile non solo ai combattimenti; Iervolino giura di avere già in sviluppo cinquanta format diversi. “Se si esclude qualche ritocco regolamentare, il calcio, il tennis o il pugilato sono invariati, non hanno mai vissuto una rivoluzione, non c’è mai stata una vera evoluzione delle loro tecniche. Questo dà una grande chance a Space 11”. Qualche tempo fa, raccontando della propria vita al Financial Times, confessò di essere stato balbuziente e vittima di bullismo fino ai 15 anni. “Una competizione di Mma è gente che fa a botte; ne ho ricevute tante da bambino, quindi non mi piacciono. Ma non mi perderei un combattimento a gravità zero, proprio per l’elemento nuovo. Diciamo che sono una persona che fa solo cose nelle quali crede profondamente, guidata dalla passione. Con una fortuna: sono nato sfortunato”.

Una sfortuna proficua, a giudicare da come la si voglia incanalare: per esempio in Galactic Combat, un format studiato per mostrare l’addestramento dei combattenti. Detto altrimenti, anche il reality sale di livello, anzi di quota, dalla stratosfera in su. È previsto, infatti, le ‘eliminatorie’ saranno disputate a bordo di voli parabolici, dentro aerei civili per alcuni minuti in caduta libera, in modo da annullare l’effetto dell’accelerazione di gravità (un veicolo di addestramento già sfruttato dalle agenzie spaziali): “Solo l’ultimo combattimento verrà disputato su un razzo lanciato oltre l’atmosfera, che poi tornerà a Terra; certo, il sogno a lungo termine rimane una stazione orbitante dedicata all’entertainment. Abbiamo stretto un accordo con Nanoracks e Voyager, due aziende che hanno appena vinto una gara della Nasa per costruire un avamposto spaziale commerciale”.

Sarà quella, l’arena del futuro. Un Madison Square Garden al di là del cielo, per ospitare incontri sportivi ma anche concerti. “Crediamo possa essere pronta per il 2027, 2028. John Lewis, pioniere della Mma, sta già lavorando alle selezioni. Tra i candidati ci sarà anche il futuro Champion of the Galaxy, il vincitore. Noi lo chiamiamo così”.

Iervolino specifica che è tutto in fase di pre-produzione e sviluppo. Space 11 è la società che ha immaginato tutto questo, mentre il format televisivo sarà prodotto da Ilbe. Il business plan ha come vettore la proposta di cambiare le regole fisiche del gioco, in un luogo in cui la fisica non è più quella della superficie terrestre. Con un mercato di grandi prospettive, che cavalchi lo tsunami della rivoluzione spaziale: “Cambiare un format esistente significa avere un grande valore nello sfruttamento dei diritti televisivi, nella vendita di biglietti per l’evento live e nelle sponsorizzazioni. Sono tutti nostri fan. Crediamo questo sia un business che avrà una grande accoglienza, perché il costo del trasporto spaziale, grazie a società private come la Blue Origin di Jeff Bezos, la SpaceX di Elon Musk, o la Virgin Galactic di Richard Branson, si è ridotto drasticamente. Branson vende biglietti per viaggi suborbitali a 250mila dollari. Siamo convinti che nel giro di un decennio il prezzo si ridurrà di dieci volte: sarai in grado di andare nello spazio, trascorrere lì il weekend con una spesa di 25mila dollari per il viaggio e magari con un extra di diecimila per l’hotel orbitante e il nostro evento. Certo, non è una cifra accessibile a chiunque, soprattutto per una fine settimana, ma è quanto oggi costa un biglietto andata e ritorno su un volo intercontinentale in business class. I clienti ai quali potremo attingere sono quelli, il 6% della popolazione mondiale. Un mercato molto ampio”.

Lo spazio, però, è un ambiente difficile, il più ostile in assoluto. Iervolino lo sa e ammette rimangano ancora da “spuntare alcune caselle”. Serve un team ampio, spiega, per non lasciare nulla al caso, proprio come fanno le agenzie spaziali per i loro astronauti. “Abbiamo esperti che stanno studiando le reazioni di chi incassi un pugno in assenza di peso. La circolazione del sangue cambia, in caso di ferite il sangue fluttua; gli studi medici sono tanti. Stessa cosa per le tecniche di ripresa, per quelle di combattimento. Siamo alla continua ricerca di esperti per capire e innovare”.

In attesa di una space station per l’entertainment, le prime lotte spaziali saranno ospitate su una capsula che Iervolino non nomina, ma che, garantisce, è già operativa. Le scelte ricadono, per ora, su un paio di soluzioni, forse tre, già sul mercato. Quando Nanoracks e Voyager avranno costruito la stazione, si aprirà l’orizzonte dei suoi sogni. “L’entertainment lo capiscono tutti. Non è come parlare di satelliti e connessioni orbitanti. La tecnologia c’è, è affidabile e se non ci saranno incidenti tutto questo si avvererà prima di quanto si possa immaginare. Basta la volontà to make this happen, pazzi scatenati come noi che si inventano queste cose”.

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