La gentilezza conquisterà il mondo. O per lo meno lo migliorerà. È nata da questo principio l’Accademia della Gentilezza, un progetto ideato per promuovere la gentilezza nel sistema Paese e creare così un modello equilibrato e sostenibile di sviluppo delle persone, della cultura e della economia.
L’Accademia nasce “perché l’umanità”, si legge sul sito, “è l’ultimo vantaggio competitivo, perché la terra è finita, abbiamo esplorato quasi tutto, ora dobbiamo esplorare la relazione umana. Dobbiamo aprire un varco nel tempo dell’egoismo. Andare verso il futuro disintossicati da iperattività, individualismo e delirio di onnipotenza. Esercitare la nostra libertà in relazione al rispetto degli altri e non come mero arbitrio”. L’Accademia usa gli spunti dei fondatori come punti di partenza di percorsi culturali e formativi, creando uno stile e un linguaggio comune riconoscibile.
A spiegarci meglio cos’è l’Accademia della Gentilezza è il fondatore Guido Stratta. Coach, manager, ottimista, specializzato nei processi di trasformazione culturale e di gestione delle persone, ha lavorato in grandi imprese italiane del settore dei servizi. Attualmente è direttore del personale di una multinazionale delle energie rinnovabili.
Di che cosa si occupa l’Accademia della Gentilezza?
La scelta è stata quella di non limitarsi a esporre la teoria della gentilezza nel modo manageriale. Nel maggio 2021 avevo scritto un libro intitolato Rivoluzione, il potere della leadership gentile con mia moglie, con cui volevamo riscrivere il mondo del lavoro in una logica di relazione sempre più forte, che potenziasse l’individuo. Ci è venuta voglia di espandere in tutti i terreni del sistema italiano questo approccio alla gentilezza. Ci siamo resi conto che riscrivere le relazioni in una chiave di ascolto, di comprensione e di punti di forza delle persone in questo periodo storico è determinante. L’Accademia ha l’ambizione di portare questo approccio alla gentilezza nella sanità, nella cultura, nello sport, nelle istituzioni.
Nell’epoca dell’individualismo, la gentilezza può rappresentare ancora un valore aggiunto?
È proprio questo il momento della chiamata alle armi. L’umanità è cresciuta per 100 anni con l’idea dell’egoismo di Thomas Hobbes, della competizione con gli altri, ‘io vinco e tu perdi’. Una grande truffa. L’emergenza sanitaria ha riportato al centro il noi. Nessuno si salva da solo. Arriva in questa logica la chiamata contro il cinismo: bisogna saper abbinare alla giusta competizione il sentire gli altri, le paure, le ambizioni. Se facciamo e sentiamo, possiamo riscrivere un sistema sociale. Abbiamo cento anni di cinismo alle spalle, le persone vogliono replicare quello che hanno vissuto: competere e vincere. Vogliamo rompere questa catena di trasmissione sbagliata e dare l’opportunità di vincere insieme, guardando i punti di forza delle persone, collaborando con gli altri. È idealismo, ma, se non partiamo, non possiamo cambiare le cose.
Per molte persone la gentilezza è assenza di dibattito e di scontro. Voi, invece, parlate anche di rendere i conflitti costruttivi.
La gentilezza è vista in tanti modi dai cinici: buone maniere, garbo, debolezza, opportunismo, manipolazione. Noi parliamo di un’altra cosa. Parliamo di uno spazio relazionale nuovo tra persone, libero a tutti, perché l’obiettivo è quello di realizzare tra noi e gli altri uno spazio in cui non ci sono giudizi, dove si considerano le ragioni degli altri senza toglierle dal tavolo e senza tollerarle. La tolleranza è accettazione. Servono conflitti costruttivi, legati al merito e non alle persone, per costruire nuovi equilibri. Sotto questo profilo la gentilezza è un compito scomodo, perché, se togli tutti gli orpelli di chi l’aveva resa un meccanismo potabile solo per qualcuno, tutti possono avere questo nuovo approccio e riscrivere un pezzo migliore verso gli altri. Servono conflitti costruttivi per creare nuovi equilibri, comprendendosi.
A quali settori si rivolge l’Accademia?
A tutti. I settori prioritari sono la sanità, la scuola, lo sport, lo spettacolo e i media. Un dialogo gentile, parole non ostili, scorporare i fatti dalle opinioni: sono modi di fare informazione gentile, su cui noi insisteremo. Non vogliamo però essere teorici: quando facciamo un intervento in un settore, per esempio in una scuola, chiediamo a studenti, bidelli e insegnanti cosa significa per loro la gentilezza. Chiediamo poi di abbinare le parole a comportamenti concreti. Vogliamo creare relazioni diverse, più produttive, in cui le persone si sentano responsabilizzate. Si crea un benessere figlio di microcomportamenti gentili.
Per quanto riguarda la formazione, è individuale o di gruppo?
Offriamo percorsi fluidi. Normalmente ciascuno riceve un videocorso. Poi possono partire meccanismi autonomi che portano a interventi di team coaching o di individual coaching. Molto dipende dalle motivazioni di chi vuole avvicinarsi e dai suoi bisogni.
Quali sono le previsioni di adesione a questa Accademia?
Stiamo riscontrando un forte interesse. Credo che la risposta sia in noi, c’è un potenziale infinito. La comunità teatrale ha organizzato uno spettacolo intitolato Gentile a chi?, in cui parleremo della gentilezza con tre monologhi di artisti. Uno del cinico, uno del perplesso e uno del favorevole. Un approccio senza verità in tasca. Il mio compito sarà creare dialoghi riprendendo i punti dei monologhi. Lo spettacolo diventerà vivo e alla fine ci apriremo alle domande del pubblico. Ho fatto questo esempio perché nel mondo artistico, che dovrebbe essere il più competitivo, si è creata una tale curiosità da organizzare una cosa del genere.
Quali sono i vostri piani per il futuro?
Abbiamo un piano di cosiddetta ‘espansione virale’ e stiamo formando ambasciatori della gentilezza con due caratteristiche: una vita vissuta gentile, oppure il desiderio di diventarlo. Stiamo prendendo quindi persone con una storia gentile e le formiamo in modo che diventino promotori della gentilezza nei vari settori. Abbiamo allenatori gentili, bidelli gentili, infermieri gentili, professori gentili. Lavoriamo attraverso persone che ci credono e porteranno progetti nelle realtà.
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