Luca-Pardo
Blockchain & Co

Come la blockchain rivoluzionerà la professione legale secondo la BitLaw Summit 2022

Blockchain, intelligenza artificiale, metaverso, criptovalute e Nft, questi gli innovativi strumenti della rivoluzione digitale in grado di aprire nuove possibilità di sviluppo all’economia, alle aziende e alla vita sociale. E sono stati proprio questi i temi del BitLaw Summit 2022, organizzato a Napoli il 21 al 22 giugno dallo studio legale globale Ontier. Il dibattito che si è incentrato sulle nuove tecnologie digitali destinate a cambiare non solo la professione legale ma anche a rivoluzionare il modo con cui imprese, istituzioni e cittadini interagiscono tra loro. Forbes ha intervistato Luca Pardo, co-fondatore e managing partner di Ontier, anima principale dell’evento.

Qual è oggi l’approccio delle aziende italiane con le nuove tecnologie?

I nuovi strumenti digitali stanno prendendo sempre più piede all’interno delle aziende, soprattutto come strumento utilizzato per ampliare il loro business. Le imprese stanno studiando nuove modalità per raggiungere e servire i propri clienti. Grazie alla blockchain, ad esempio, è possibile controllare la gestione e il consumo dell’energia nelle case, oppure automatizzare alcuni processi di remunerazione delle royalties degli autori, proteggendo contemporaneamente i loro diritti e, ancora, tracciare la supply chain delle filiere alimentari. 

I crypto asset non sono ancora regolamentati in gran parte del mondo, come studio legale avete ricevuto qualche richiesta particolare?

Certamente siamo all’interno di un quadro normativo molto frastagliato. Lo vediamo assistendo clienti in tutti i paesi del mondo in cui abbiamo uffici. Stiamo assistendo sia le imprese nelle loro strategie di innovazione sia i singoli cittadini che hanno investito in cripto-attività e che sono stati vittime di furto di wallet. Siamo di fronte ad un fenomeno globale, che presenta opportunità ma anche severi rischi, e che necessiterà di comprensione e di risposte globali.

L’intelligenza artificiale esiste dagli anni ’50 e il Bitcoin è nato nel 2009, perché i legislatori sono così lenti a dare strumenti certi alla nuova rivoluzione digitale?

Stiamo parlando di tecnologie, soprattutto la blockchain, che hanno la pretesa – per dirla in maniera molto semplice – di creare fiducia, per ora tecnologica ma non ancora giuridica. Una fiducia basata sulla decentralizzazione, che cioè possa prescindere da entità o autorità centrali. Occorre comprendere profondamente se ciò è possibile ed è in linea con l’attuale quadro normativo, ovvero quali modifiche andranno progressivamente introdotte. Non sarà un percorso breve. 

L’Unione Europea sta mettendo in atto qualcosa che possa regolamentare queste nuove tecnologie, quanto è importante che questo percorso si chiuda velocemente?

L’Unione Europea sta disciplinando l’impiego delle nuove tecnologie con un approccio risk-based. Si pensi all’ultimo regolamento UE 2022/858, alla proposta di regolamento MICA e a quello sull’impiego dell’Intelligenza Artificiale. È importante che si segua una traiettoria il più possibile armonica a livello globale, per evitare che paesi con minor quoziente normativo attraggano maggiori investimenti in tecnologie. La ricerca di un equilibrio è la sfida del prossimo futuro, che riguarda anche la nostra professione di avvocati. 

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