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Ap7, Lj4 e Ph27: cosa c’è da sapere sui tre nuovi asteroidi “vicini” alla Terra

Prima di preoccuparsi per la notizia della rivelazione di tre nuovi asteroidi “vicini”, uno dei quali abbastanza grande per essere considerato potenzialmente (ma molto remotamente) pericoloso, conviene fare un breve ripasso di astronomia.

Il sistema solare ospita miliardi di asteroidi, dai più grandi come Vesta e Cerere (che sono assimilati a minipianeti), a oggetti (più o meno compatti) di pochi metri, come il piccolo Dimorphos colpito dalla sonda Dart della Nasa. Gli asteroidi catalogati sono oltre un milione ma rappresentano una piccola frazione della popolazione totale. La grandissima maggioranza orbita tra Marte e Giove in quella che si chiama la fascia degli asteroidi. Sono interessanti dal punto di vista astrofisico, perché conservano informazioni sulla nascita e sull’evoluzione del sistema solare, ma non sono loro i membri pericolosi della numerosa famiglia.  I pericoli potenziali vengono dagli asteroidi che hanno orbite che intersecano quella della terra e sono noti come Neo (per Near Earth Objects) o, secondo un’altra dizione, Nea (per Near Earth Asteroids).

Per avere un’idea di come sia avanzata la ricerca negli ultimi 20 anni, guardate questo video del Jpl che mostra come è aumentato il numero degli asteroidi dal 1999 al 2018. I punti azzurri sono i Neo, gli arancioni sono quelli nella fascia degli asteroidi dove risiede la maggior parte della famiglia

I sassi celesti

L’idea alla base della potenziale pericolosità dei Neo è molto semplice, dati due corpi celesti che si muovono su orbite diverse che si incrociano, è possibile che i due si trovino nel punto di intersezione esattamente nello stesso momento e collidano. La terra viene continuamente colpita da sassi celesti, sono ben 40.000 tonnellate all’anno, ma si tratta, per lo più, di oggetti piccoli che bruciano nell’atmosfera.  Ogni tanto, qualcosa arriva a terra, allora le chiamiamo meteoriti: le dimensioni variano dai sassolini ai massi. Si ha notizia di meteoriti che hanno perforato tetti di fabbricati, anche arrivando a sfiorare persone, ma nessuno è mai morto colpito da un sasso celeste.

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Per avere un’idea del numero di visite di sassi celesti che sono state registrate in 10 anni (dal 1994 al 2013), facciamoci aiutare da questo planisfero ci dà una visione globale di tutti gli eventi registrati nell’atmosfera. La dimensione del cerchietto è proporzionale all’intensità dell’evento che produce un lampo di luce mentre il corpo alieno brucia nell’atmosfera. In blu sono gli eventi registrati di notte, in giallo quelli diurni. L’evento di Chelyabinsk (registrato nel 2013 e dovuto ad un sasso di circa 15 m di diametro) è sicuramente quello con la dimensione maggiore ma ce ne sono molti altri di poco meno intensi, avvenuti per lo più sul mare, e rivelati dalla rete automatica che misura le onde d’urto soniche che vengono generate.

Censimento dei meteoriti che sono stati visti fiammeggiare nell’atmosfera tra il 1994 ed il 2013. I cerchi gialli si riferiscono a eventi avvenuti di giorno, quelli blu ad eventi notturni. Le dimensioni del cerchietto sono proporzionali all’intensità luminosa

Il conteggio dei bolidi celesti ci dà un’idea del numero di visite che riceviamo ma non ci dice se ci siano altri asteroidi in rotta di collisione con la terra. Visto che è sgradevole essere sotto una minaccia sconosciuta, sono stati organizzate reti di osservatori automatici (e non) per censire i Neo ed identificare gli asteroidi con orbite pericolosamente vicine a quella delle Terra. La Nasa (e non solo) ha investito molto nella ricerca. Infatti, mentre è facile seguire gli asteroidi di grandi dimensioni (tipo quello responsabile dell’estinzione dei dinosauri 60 milioni di anni fa, per intenderci), per vedere e classificare quelli più piccoli occorrono telescopi e programmi dedicati. Mentre all’inizio del millennio i Neo catalogati erano meno di 1000, oggi abbiamo superato i 29.000 e ne vengono scoperti circa 40 alla settimana.

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Visti questi numeri perché scaldarsi per la notizia della scoperta di tre nuovi Neo? La ragione è duplice. Da un lato, la ricerca è stata fatta con un telescopio molto potente sulle Ande Cilene, normalmente dedicato alla ricerca della materia oscura, dall’altro, due dei tre oggetti sono interessanti. Con un diametro di oltre 1 km. 2022 Ap7 è relativamente grande e rappresenta un bel trofeo per i cacciatori di asteroidi perché gli oggetti più grandi sono anche quelli più “facili” da rivelare e gli astronomi sono convinti di avere sotto controllo oltre il 95% degli oggetti con dimensioni maggiori di 1km che incrociano l’orbita della terra. 2022 Ap7 passa a oltre 7 milioni di km dalla Terra, circa 20 volte la distanza della Luna, e, per i prossimi secoli, non ha nessuna probabilità di farci una sgradita visita.  Gli altri due, 2021 LJ4 e 2021 Ph27, sono interni all’orbita della Terra e quindi non ci verranno mai a trovare, ma Ph27 ha un primato perché risulta essere il più vicino al Sole.

Si tratta di asteroidi pericolosi?

Anche se nessuno degli asteroidi catalogati è in rotta di collisione con la Terra, questo non basta a tranquillizzarci del tutto.  Sappiamo che gli asteroidi che sono sfuggiti al censimento potrebbero essere potenzialmente pericolosi. Per questo il programma di mappatura dei Neo continua anche se è parecchio disturbato dall’inquinamento provocato dalle mega costellazioni satellitari. Per scoprire i Neo bisogna cercarli dove è più probabile che si trovino nel piano dell’eclittica dove orbitano tutti i pianeti. Questo significa scandagliare il cielo verso l’orizzonte appena dopo il tramonto e prima dell’alba con telescopi a grande campo per cogliere una sorgente debole (perché di piccole dimensioni) che si muove velocemente. Purtroppo è proprio la direzione ed il momento quando i satelliti Starlink, riflettendo la luce del Sole, e danno più fastidio.

Per potenziare la ricerca dei Neo, la Nasa ha in programma un telescopio spaziale dedicato alla caccia degli asteroidi vicini con l’obiettivo di mappare il 90% di quelli con diametro superiore a 140 metri. La missione dovrebbe partire ad inizio 2026. Un telescopio in orbita ha una migliore visuale e non viene disturbato dalle strisciate dei satelliti.

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