Chi sono i professionisti di domani? Quali saranno i profili lavorativi più richiesti per il futuro? Quesiti a cui bisognerebbe rispondere per indirizzare correttamente la formazione dei giovani che dovranno affacciarsi al mercato del lavoro. Sono proprio loro infatti, stando all’ultimo rapporto del Censis sul welfare aziendale nel decennio 2012-22, i più penalizzati: negli ultimi dieci anni gli occupati appartenenti alla fascia d’età 15-34 anni sono diminuiti del 7,6%, mentre sono calati del 14,8% i lavoratori fra i 35 e i 49 anni. In controtendenza le fasce over 50, con una crescita del 40,8% nella fascia 50-64 anni e addirittura un +68,9% negli over 65.
Lo studio Censis (realizzato in collaborazione con Eudaimon e con il contributo di Michelin, Edison e Credem) mette in evidenza, inoltre, che sono proprio giovani e donne i più esposti al rischio di instabilità del lavoro e a costituire gran parte di quel 21,3% di contratti non a tempo indeterminato.
Un altro dato allarmante emerge dal mondo accademico: aumenta costantemente l’offerta formativa (188 nuovi corsi di laurea nel solo anno accademico 2022-23), ma diminuiscono le iscrizioni degli studenti, anche nelle discipline più richieste (stem e medicina). Dati del Miur mettono in luce un calo del 5% di immatricolati rispetto a due anni accademici fa (-2% se confrontati con il 2021-22).
L’importanza della crescita
Allora come fare? Come individuare quelle competenze tanto ricercate per cui non c’è offerta? La formazione gioca qui un ruolo fondamentale. Un mercato che può creare ancora tanto valore, se pensiamo che in Italia ogni anno il settore dell’istruzione vale circa 4,5 miliardi di euro, con una forte spinta dal canale digitale. Una crescita frutto della necessità per il 30-40% della forza lavoro di modificare occupazione e allargare le competenze. Non trascurabili i risultati ottenuti dalla prima edizione del Fondo nuove competenze (fondo pubblico gestito da Anpal, l’Agenzia nazionale politiche attive del lavoro): 14mila aziende hanno fatto ricorso a questo strumento, includendo 700mila lavoratori in processi di formazione e riqualificazione. Risposta a un’esigenza concreta che l’intero tessuto industriale italiano deve saper affrontare.
Da sottolineare la volontà di chi ha un impiego, ma sente il bisogno di continuare a formarsi, aggiornarsi e migliorarsi. Secondo quanto emerge dall’Employer Brand Research 2022 di Randstad, una ricerca che ha coinvolto quasi 163mila persone in circa seimila aziende di tutto il mondo, con un campione di oltre 6.500 persone in Italia, il 65% dei lavoratori ritiene “molto importante” che il datore offra una possibilità e uno strumento di crescita professionale, percentuale che sale fino al 75% fra gli under 35 e coloro che possiedono un livello di istruzione elevato.
Ancor più evidente la voglia di formazione: in Italia l’80% dei lavoratori valuta di primaria importanza la possibilità di riqualificazione e miglioramento delle competenze e il 72% dei dipendenti afferma che molto probabilmente rimarrà con il proprio datore di lavoro se verranno offerte tali opportunità. Quest’ultimo punto fa riflettere sulla great resignation in atto: secondo gli ultimi dati trimestrali del ministero del Lavoro, le dimissioni registrate nei primi nove mesi del 2022 sono aumentate del 22% (1,6 milioni in totale) in confronto allo stesso periodo del 2021 (quando ne erano state registrate più di 1,3 milioni). Fra i motivi principali, la volontà di maggior equilibrio fra vita lavorativa e sfera privata e maggior opportunità di crescita professionale e, dunque, economica.
Che cos’è Digit’Ed
Per questo Digit’Ed, una delle realtà più grandi attive nell’higher education in Italia, ha l’obiettivo di creare il polo nazionale di riferimento per grandi aziende, istituzioni e privati. Per rispondere alla necessità di upskilling e reskilling dei lavoratori italiani, sostenendo la crescita tecnologica ed industriale del Paese. Un know how al servizio del mercato del lavoro: più di 300 professionisti/docenti e un comitato scientifico di altissimo valore accademico, dieci sedi in tutta Italia, 500 progetti annuali di formazione e più di diecimila titoli formativi. Un’offerta che spazia dall’innovazione al marketing, dall’esg alla trasformazione digitale, che oggi rappresentano alcuni dei mercati più attraenti. Sono, difatti, figure quali sustainabilty manager, ingegneri cloud o esperti di cybersecurity e brand specialist a rappresentare alcune delle professioni in crescita e più richieste (fonte Linkedin).
Digit’Ed investe nell’innovazione per offrire un’opportunità di crescita e aggiornamento ai professionisti e alle imprese, assistendo il top management nella realizzazione della strategia e degli obiettivi aziendali, tramite il supporto della formazione e la crescita del personale. Una collaborazione con il mondo corporate che sostiene lo sviluppo delle risorse, dal momento della loro assunzione, accompagnandole attraverso un percorso di crescita professionale, vincente sia per l’azienda che per il dipendente.
Il capitale umano per creare valore
La flessibilità di Digit’Ed, il suo ‘saper parlare’ a un vasto pubblico, è uno dei punti di forza della società, che, tramite un percorso di investimenti, sta scommettendo sul futuro. Un cammino che passa anche dagli accordi strategici e dalle acquisizioni: di recente Digit’Ed ha comprato il 49% di Treccani Accademia e una quota di maggioranza di Accurate, realtà nel settore della formazione medica. La volontà è consolidare il mercato creando una realtà di riferimento, anche tramite l’integrazione delle eccellenze nel campo della formazione.
Operazioni necessarie per offrire strumenti al mondo dell’impresa e all’Italia bisognosa di nuovi professionisti, puntando sul capitale umano per creare valore. Solo attraverso una formazione di qualità ed eccellenza, con il supporto delle nuove tecnologie, si potrà rispondere a questa necessità. Nello scenario globale, infatti, la trasformazione digitale ha dato il la a mutamenti culturali, organizzativi e manageriali che rendono necessario un aggregatore di risorse e competenze come Digit’Ed, per creare una nuova esperienza di apprendimento.
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