Michele Dalmazzoni Cisco
Strategia

“Da strumento monolitico a hub di collaborazione”: com’è l’ufficio del futuro secondo Cisco Italia

Ridiscutere i modelli di lavoro, partendo dal presupposto che gli scenari sono in continua evoluzione. È da questo assunto che Cisco Italia, in collaborazione con professionisti, docenti e imprenditori, ha dato vita alla Future of Work Week, la settimana di incontri e dialoghi sul futuro del lavoro. Un lavoro che non è più fatto solo da dipendenti e uffici ma che deve considerare innumerevoli aspetti.

Tecnologia, ambiente e scienza, sono alcuni dei temi di cui abbiamo parlato con Michele Dalmazzoni, direttore della Divisione Collaboration Sud Europa e Future of Work Leader Italy di Cisco.

Perché Cisco ha organizzato la Future of Work Week?

Abbiamo deciso di organizzare questa settimana di approfondimenti, sperimentazione, ricerca, e dimostrazioni sul tema del futuro del lavoro, prendendo tre aree di riferimento: le persone, gli spazi fisici e le tecnologie e analizzando poi la combinazione tra questi tre elementi. Lo scopo? Aiutare ogni azienda a definire la propria strategia in questo nuovo scenario che non può essere affrontato con gli stessi strumenti coi quali abbiamo affrontato la pandemia.

Cosa è cambiato?

Prima della pandemia il centro di tutto era l’ufficio mentre durante l’emergenza tutto ruotava intorno alla casa e il collegamento virtuale. Dopo la pandemia, invece, le persone hanno ripreso a uscire di casa, a viaggiare, ad andare in ufficio, ma non più come prima. Oggi parliamo di ufficio concepito come realtà fisica con un’estensione digitale che connette lo spazio fisico e le persone remote. Quindi una sorta di sfera ibrida dove elementi digitali ed elementi fisici si integrano e concorrono a definire uno scenario unico.

Che sfide pone questo cambiamento?

Questo cambiamento pone tantissime sfide. Innanzitutto, è necessario rivedere e ridefinire tutta la strategia degli spazi fisici. Servono meno spazi, ma servono anche spazi molto più tecnologici, attrattivi, che rappresentino un magnete per le persone. Devono essere spazi collaborativi. Durante la Future of work week abbiamo usato spesso questa metafora: gli uffici non sono più torri, ma sono piazze, sono bazar dove si ci si incontra e si collabora. Non è la classica strategia di ridefinizione attraverso cui si riduce lo spazio in termini di metri quadri. Si rivede il luogo in base alla raggiungibilità, alla centralità del luogo che si sceglie. E lo si abilita da un punto di vista digitale e tecnologico per renderlo connesso alla sfera digitale a cui facevo riferimento prima.

Si può andare oltre l’idea di ufficio tradizionale?

Gli uffici diventeranno hub di collaborazione. Non saranno più luoghi dove le persone vanno solo per sedersi alla scrivania e lavorare con il computer, bensì spazi dove conterà la convivialità, lo stare assieme in maniera destrutturata. Qui la tecnologia, gioca certamente un ruolo centrale.

Nello specifico quali sono stati i temi discussi durante la Future of Work Week?

Abbiamo parlato di spazi, persone e tecnologia e la chiave del successo di questa iniziativa è stato l’aver intuito che era necessario interpretare questi temi in modalità multidisciplinare. Abbiamo ad esempio fornito il punto di vista di un neuroscienziato, Andrea Bariselli, che con Strobilio ha creato una piattaforma di dati che mette in correlazione le prestazioni cognitive con le condizioni ambientali trovando strumenti utili a ridisegnare gli spazi che abitiamo, mentre Mariano Corso dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano ha spiegato come siano cambiate le regole di relazione e ingaggio tra aziende e lavoratori in cui le nuove generazioni cercano motivazione.

Una delle relatrici, Barbara Cominelli, ceo di Jll Italia, ha usato un’espressione molto interessante: gli uffici devono diventare tool. Ce la può spiegare?

Un tempo l’ufficio era uno strumento, ma con un uso definito e chiaro, monolitico e immutabile: ospitare le persone che lavoravano. Ora invece c’è una pluralità di funzioni. Prima era un martello, ora è un coltellino svizzero che offre tante possibilità ma che bisogna capire bene come sfruttare. Per Cisco l’ufficio deve diventare un hub collaborativo finalizzato alla collaborazione non solo interna, ma anche tra l’azienda e l’esterno, in un’ottica di open innovation e di partecipazione. Una sorta di concetto di impresa aperta, permeabile, con una continua osmosi, in cui l’ufficio diventa una piazza, un luogo di scambio e di incontro.

Che servizi offre Cisco per arrivare a questo traguardo?

La piattaforma Cisco Spaces è una piattaforma pensata esattamente per questo poichè permette di collezionare e processare la miriade di informazioni provenienti dallo spazio fisico, sfruttando i dispositivi connessi in rete. Tra questi, gli apparati per l’accesso Wi-Fi, i sensori per misurare la qualità dell’aria e rilevare la quantità di luce durante la giornata, gli strumenti per monitorare la temperatura e l’umidità delle sale, le telecamere per le video conferenze, i sistemi contapersone. Tutti ciò permette di ottenere informazioni utili a migliorare l’organizzazione degli spazi e delle attività, riducendo i costi e migliorando la qualità dell’ambiente lavorativo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Per altri contenuti iscriviti alla newsletter di Forbes.it CLICCANDO QUI .

Forbes.it è anche su WhatsApp: puoi iscriverti al canale CLICCANDO QUI .