Starliner Boeing
Space Economy

Ancora intoppi per Boeing: rinviato il test della sua navetta spaziale Starliner

Tra le preoccupazioni di Elon Musk è da escludere ci sia quella di avere concorrenza nel campo del trasporto umano verso la Stazione spaziale internazionale. Almeno per ora.

Boeing, in accordo con la Nasa, ha annunciato che il volo di test della capsula Starliner, con a bordo gli astronauti Suni Williams e Butch Wilmore, non avverrà il 21 luglio, come da programma. La scoperta di due problemi, potenzialmente seri, connessi con i paracadute e con il materiale usato per le coperture dei circuiti elettrici, ha indotto la compagnia a rinviare il lancio a data da definirsi, con grande probabilità in autunno.

È l’ultimo di una serie di ritardi che sembrano non finire mai e che stanno via via allargando il divario fra i programmi di volo umano sviluppati da Boeing e quelli di SpaceX.

Il Commercial Crew Program

Dopo essere partite insieme, aggiudicandosi, nel 2014, il contratto (a prezzo fisso) del Commercial Crew Program della Nasa, che prevedeva un finanziamento di 2,6 miliardi di dollari per SpaceX e di 4,2 per Boeing, le due compagnie hanno avuto problemi e ritardi assortiti. SpaceX ha però saputo gestirli meglio, come dimostrano gli attracchi della sua Crew Dragon alla Iss, ormai abituali dal primo successo della missione “Demo 2”, nel marzo 2019. Di contro, la navetta Sts Starliner di Boeing, lanciata a dicembre 2019, non è riuscita nella manovra di collegamento alla Stazione orbitante, a causa di gravi problemi del software.

Mentre Boeing era chiaramente impantanata, SpaceX prendeva il volo – stricto sensu – con la missione di test con astronauti nel maggio del 2020, la cui riuscita ha spianato la strada allo SpaceX Crew 1, il 16 novembre 2020. Da allora la compagnia di Musk ha effettuato otto trasporti verso la Iss, sei per la Nasa e due per la Axiom, oltre alla missione privata orbitale “Inspiration4” del miliardario Jared Isaacman nel settembre del 2021.

Il rapporto tra SpaceX e Nasa

La nuova missione test di Boeing sarebbe dovuta partire nell’agosto del 2021, ma la scoperta di un problema alle valvole nel sistema di propulsione ha costretto ad annullare il lancio, che è poi avvenuto, con successo, nel maggio 2022. Avrebbe dovuto sancire l’inizio della riscossa, invece i contrattempi non hanno smesso di accanirsi sull’azienda di Arlington perché, prima di mettere i suoi astronauti sulla navetta Starliner, la Nasa esige siano soddisfatti criteri basilari di sicurezza.

In primo luogo, tutto il materiale della capsula deve essere ignifugo, e ci sono dubbi sulla copertura dei cavi elettrici. È inoltre imperativo che lo splash down, alla fine della missione, possa avvenire anche con solo due dei tre paracadute in dotazione, e non si è sicuri che le funi dei paracadute siano idonee a supportare lo stress nel caso uno dei tre non si aprisse. Rifare il wiring della capsula e i test dei paracadute richiede tempo e – si sa – il tempo è denaro (oltre che reputazione).

Pur avendo ottenuto un finanziamento extra di oltre 280 milioni di dollari nel 2019, per Boeing lo sviluppo del programma, a ottobre 2022, ha comportato perdite per oltre 880 milioni di dollari.

Questo non significa qualcuno pensi di gettare la spugna: Mark Nappi, il vice presidente dell’azienda e program manager di Starliner, dice di considerare gli intoppi come un qualsiasi imprevisto del mestiere. Dal canto suo, la Nasa, che, di comune accordo con i partner russi e internazionali, ha approvato il prolungamento della vita della Iss fino al 2030, necessita disperatamente di una seconda opzione per portare i suoi astronauti in orbita. SpaceX ha già un contratto per altri otto voli con equipaggio, ma la Nasa non vuole dipendere troppo da Musk e dalle sue tecnologie. O almeno punta a ridimensionare un legame, a oggi, solido e non meno soffocante.

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