Giorgio Chiellini
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Dalle startup tech al digitale: così Giorgio Chiellini investe nel futuro. E assicura: “Tornerò in Italia”

“Il primo errore che un calciatore non deve commettere è quello di pensare che la propria carriera duri per sempre”. È attorno a questo assunto che Giorgio Chiellini, storico pilastro della Juventus e della Nazionale, ha costruito negli anni la sua seconda anima: quella da investitore. Che, per certi versi, ricorda quella da calciatore, condita, più che da errori, praticamente pari a zero, da prestazioni memorabili e successi. Come i nove scudetti con la maglia bianconera, con cui ha collezionato 559 presenze (dietro solo a Buffon e Del Piero), o il trionfo a Euro 2020 con quella azzurra, vestita per 117 volte.

Sbarcato negli Stati Uniti nell’estate del 2022, tra le file dei Los Angeles Fc, il difensore ha sempre cercato di diversificare al meglio le sue entrate e salvaguardare il suo patrimonio. Come? Investendo in startup dal carattere tecnologico e innovativo, nella comunicazione digitale, diventando socio, oltre che investitore, di Mate Agency – insieme all’ex compagno Claudio Marchisio e di Akto Play Your Future, di cui è anche testimonial principale. Un progetto che si pone come obiettivo quello di formare i giovani interessati a intraprendere una carriera nel mondo dello sport.

Giorgio, ci vuoi raccontare meglio di questo progetto? Quanto pensi possa essere d’aiuto per i professionisti di domani?

Akto Play Your Future è un progetto di educazione e professionalizzazione pensato per l’industria dello sport, che parte dalle fondamenta stesse del sistema: i giovani e il loro percorso di formazione. È un progetto sociale, con una formazione di alto livello accessibile a tutti, che ha l’obiettivo di offrire un’educazione di qualità ai giovani interessati a intraprendere una carriera nel mondo dello sport. Insomma, vogliamo aiutare i professionisti di domani nell’apprendimento delle materie legate alla sport industry attraverso un percorso educativo certificato.

La formazione è quindi la chiave per rimanere al passo con i tempi e con il mercato.

Assolutamente sì. Ecco perché con Akto Play Your Future abbiamo l’obiettivo di offrire gli strumenti giusti ai ragazzi che vogliono intraprendere una professione in questo settore e farlo con modalità innovative e al passo con i tempi. Inoltre, grazie al modello b2b2c, riusciamo a rivolgerci a governi, istituzioni, brand e federazioni che desiderano offrire ai giovani uno strumento che li avvicini a questo settore. 

Sulla base della tua esperienza, quanto è importante per un atleta aprirsi ad altre fonti di reddito?

Fondamentale, perché il primo errore che un calciatore non deve commettere è quello di pensare che la sua carriera duri per sempre. Competere ad alti livelli costituisce sicuramente un’importante fonte di entrate, ma non va dimenticato che gran parte della vita coincide con il post-carriera, lontano dal campo. Avere altri interessi permette di aprirsi a nuove strade e, di conseguenza, a importanti occasioni di investimento in diversi ambiti.

Quali caratteristiche deve avere per te un potenziale investimento? 

Ho sempre cercato di bilanciare i miei investimenti. Negli ultimi anni ho iniziato a investire in alcune startup soprattutto nel mondo dell’evoluzione tecnologica, che è il settore che mi affascina di più.

Ti ha aiutato avere il sostegno di professionisti? 

Ovviamente, ma è anche necessario avere una propria idea. Devi essere convinto di ciò che fai, altrimenti c’è il rischio di non saper gestire, anche mentalmente, gli andamenti altalenanti dei vari investimenti. 

Nello sport e negli investimenti, che differenze stai riscontrando tra l’Italia e gli Usa?

In America c’è un motore economico diverso, con più strutture. Negli Usa sono bravissimi a vendere lo spettacolo in tutti gli sport, creando anche uno show e un modello di intrattenimento per le famiglie. Allo stesso tempo, il complesso circuito economico creato dal sistema alza la soglia di ingresso per gli azionisti e gli investitori e, in questo modo, il prodotto finale ha una qualità superiore. E, anche se qui il calcio non è ancora al livello dei principali campionati europei, tuttavia hanno tanto potenziale.

Tornerai in Italia o ti vedi negli Stati Uniti?

Al momento sono concentrato su questa esperienza, che è un tassello fondamentale per la mia crescita professionale e umana. Ma sì, il mio futuro è in Italia.

Magari da allenatore o da dirigente della Juventus? 

Come allenatore no, per il resto vedremo. Sono legato alla Juventus e la seguo costantemente, ma pensare oggi a che cosa farò è prematuro.

Capitolo Serie A. Che ne pensi della vittoria del Napoli? Credi che la Juventus tornerà competitiva il prossimo anno?

Il Napoli di quest’anno è riuscito a mettere d’accordo tutti. I complimenti vanno fatti alla società, allo staff tecnico, a Spalletti e ai giocatori, che hanno chiuso il discorso scudetto già all’inizio della primavera. La Juventus, di contro, vuole sempre vincere, ce l’ha nel dna. E per questo cercherà di essere competitiva e raggiungere il massimo risultato.

Se dovessi scegliere due tuoi ex compagni che vorresti sempre al tuo fianco? 

Sicuramente penserei subito alla Bbbc, con Buffon, Barzagli e Bonucci.

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E la Nazionale, invece? Da campioni d’Europa a grandi esclusi dai Mondiali. 

Ne verremo fuori, come abbiamo già fatto in passato, con pazienza e unità di intenti. Ci sono tanti giovani bravi e Mancini rappresenta una garanzia per il futuro della Nazionale. Ora è importante qualificarsi per le prossime manifestazioni, senza mai dare nulla per scontato.

Chiudendo, quali sono i due ricordi più belli legati alla tua carriera da calciatore e quelli che invece vorresti dimenticare?

Sicuramente la vittoria dell’Europeo a Wembley e il primo dei nove scudetti consecutivi, quello conquistato a Trieste. Sono stati tutti incredibili, ma quello è stato così inaspettato che rappresenta un momento indelebile. Le delusioni riguardano le due non qualificazioni ai Mondiali e la finale di Champions League che non ho potuto giocare a Berlino contro il Barcellona. Sono stato bene tutto l’anno e non poter giocare la finale mi ha lasciato un forte amaro in bocca. Non sarebbe cambiato nulla, ma mi sarebbe piaciuto esserci.

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