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Cultura

Alle Scuderie del Quirinale due secoli di scatti che raccontano l’Italia

Articolo tratto dall’allegato Small Giants del numero di luglio 2023 di Forbes Italia. Abbonati!

Una donna attraversa a passo svelto Piazza San Marco, la mano destra è fredda mentre tiene stretto l’ombrello. Il lungo cappotto scuro è impregnato della pioggia che quel giorno del 1910 rendeva Venezia più malinconica e inquieta. La città è avvolta in una nube pulviscolare, nel riverbero della luce sul selciato bagnato. Poi gli scenari cambiano. Da un lato un uomo brancola nella neve verso un albero spoglio, dall’altro esplode il contrasto dolomitico tra montagne bianche e vegetazione.

Stabilimento Giacomo Brogi

 

Henrie Chouanard

 

Luciano Ferri per Studio Villani

 

Il territorio italiano si racconta nell’esposizione fotografica delle collezioni di Alinari e Mufoco, a Roma, tra le alte e spaziose sale delle Scuderie del Quirinale.

La mostra segue un ordine cronologico che va dal 1842 al 2022 e occupa i due piani espositivi delle Scuderie. Salendo la grande scala a chiocciola di marmo bianco, da cui un tempo passavano i cavalli del Papa, che porta dall’ingresso al primo piano, troviamo le opere conservate dalla Fondazione Alinari, che arrivano fino agli anni Cinquanta.

“Tutto il percorso è punteggiato da allestimenti che abbiamo definito ‘scintille’, poiché accendono il contrasto tra scatti molto distanti tra loro”, afferma Mario De Simoni, presidente delle Scuderie del Quirinale. Si parte con grandi panoramiche di Roma e Firenze di Michele Petagna e Leopoldo Alinari. Il racconto prosegue con la narrazione del mito del viaggio in Italia, attraverso le opere di autori come Girault de Prangey, Calvert Richard Jones, Frédéric Flachéron, Giacomo Caneva, Vittorio Alinari e Wilhelm von Gloeden.

Poi una scala più piccola, quasi nascosta, anche questa di marmo bianco, porta al secondo piano espositivo, dove troviamo le opere di molti dei principali autori della fotografia italiana e internazionale dal Dopoguerra a oggi, in una successione di tecniche e linguaggi sempre più attuali. Dal paesaggio come scenario della narrazione sociale e politica, che caratterizza la stagione del reportage, attraverso le sperimentazioni concettuali degli anni Settanta, si arriva all’esperienza del viaggio in Italia, che guarda a luoghi marginali, quotidiani, anti-spettacolari, che diventano il manifesto di una nuova fotografia. Il percorso si conclude con il nuovo millennio.

Scuderie del Quirinale: da museo delle carrozze quirinalizie papali a “Kunsthalle”

C’è una terza scala esterna che collega il primo al secondo piano, più recente rispetto alle altre due, da cui si può osservare Roma. Si tratta di una struttura vetrata disegnata da Gae Aulenti nell’ambito del progetto di restauro dell’edificio settecentesco, che risale al 20 febbraio 1997 quando l’allora presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, in occasione del Giubileo del 2000, concesse in uso al comune di Roma le Scuderie, cambiando l’idea di rendere il palazzo storico un museo delle carrozze quirinalizie papali, poi reali e infine presidenziali e trasformandolo in una Kunsthalle, spazio privo di una propria collezione ma predisposto per ospitare grandi mostre d’arte. I lavori di restauro durarono due anni e mezzo e il 21 dicembre 1999 fu inaugurato il nuovo corso delle Scuderie, alla presenza del successore di Scalfaro, Carlo Azeglio Ciampi, con una mostra sui capolavori dell’espressionismo provenienti dall’Ermitage di San Pietroburgo.

La prossima grande scommessa delle Scuderie, spiega De Simoni, è “dare vita a grandi mostre visive partendo da spunti letterari”. La prima sarà dedicata a Italo Calvino, lo scrittore secondo cui “tutto parte da una visione”. In occasione delle mostre dedicate a Ovidio e a Dante, “ci siamo resi conto che anche la letteratura può essere fonte di ispirazione per grandi mostre visive”.

“Ma L’Italia è un desiderio, è un viaggio in cui il grande protagonista è il paesaggio in tutte le sue accezioni. A volte idilliaco, a volte orrido”, continua De Simoni. “Spesso le rappresentazioni sfiorano il pittorialismo e sono le eredi dei dipinti raffiguranti il Grand Tour. Poi i paesaggi urbani e gli sviluppi delle tecniche fotografiche, dallo stile contemporaneo fino all’utilizzo dell’intelligenza artificiale e quindi anche alla fotografia performativa”. Ma non c’è solo il paesaggio, soggetto privilegiato delle sperimentazioni artistiche ottocentesche, sia in pittura sia in fotografia. Nella marcia spedita di quella donna che attraversa Piazza San Marco, nell’incedere insicuro di quell’uomo, nella grandezza delle montagne, al cui cospetto non smettiamo di sentirci piccoli e privi di difese, emerge la componente umana.

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