Ludovico Diaz Datlas Group
Tech

“L’IA è sempre più democratica, ma le imprese sono in ritardo”: l’analisi di Ludovico Diaz di Datlas Group

Sta vivendo un momento di grande e rapida democratizzazione il mondo dell’intelligenza artificiale secondo Ludovico Diaz, line of business digital director di Datlas Group. Interpellato da Forbes Italia sull’argomento, il manager traccia il profilo di una tecnologia molto cambiata negli ultimi anni, diventata enormemente più accessibile rispetto al passato, ma che continua a non fare breccia all’interno delle piccole e medie imprese. Il motivo? Una mancanza di cultura aziendale sul tema, che rimane tuttora limitata agli ambienti tecnici.

“È indubbio che il mondo dell’IA stia vivendo un momento di grande e rapidissima diffusione, che va a unirsi a una sostanziale diminuzione dei tempi di implementazione di questa tecnologia”, ha commentato il manager. “Molte aziende hanno già capito la portata di questa rivoluzione, il grande valore che potrebbe portare al loro business. In molte altre, però, manca ancora la cultura necessaria ad abbracciare questo enorme cambiamento”.

LEGGI ANCHE: Colmare il gap tecnologico con gli Usa potrebbe generare fino a 3.000 miliardi di ricavi per le aziende europee

Una tecnologia più accessibile

Il mondo dell’IA, infatti, è molto cambiato negli ultimi anni. Sono cambiate le tempistiche di implementazione, di molto ridotte rispetto al passato: se qualche anno fa per realizzare un modello di IA era necessario fornire agli algoritmi un’enorme quantità di dati, oggi ne bastano meno: un risultato che permette di addestrare il machine learning molto più rapidamente.

Ma soprattutto a essere cambiata è l’accessibilità a questa tecnologia: se tempo fa realizzare un modello di IA era un investimento economico enorme per un’azienda, che solo alcune grandi realtà potevano permettersi, oggi framework, strumenti e piattaforme sono disponibili a costi relativamente bassi, e dunque accessibili anche ad aziende di piccola e media dimensione.

Un settore in crescita tra le grandi aziende

Se infatti l’argomento dell’IA è diventato con il passare del tempo molto popolare all’interno del mondo dell’impresa, non sempre a questa popolarità è corrisposto un reale cambiamento nelle dinamiche aziendali. Secondo le stime dell’Osservatorio Artificial Intelligence, il mercato dell’IA in Italia ha raggiunto nel 2022 un valore complessivo di 500 milioni di euro, registrando un tasso di crescita del 32%, il più alto riscontrato dal 2018. Lo stesso Osservatorio, però, ha contemporaneamente registrato che, se il 61% delle grandi aziende ha portato avanti almeno una sperimentazione in tal senso, tra le piccole e le medie imprese la percentuale si è fermata al 15%.

“Quello che, in alcuni casi, manca nel mondo dell’impresa è una cultura aziendale sul tema dell’intelligenza artificiale”, ha continuato Diaz. “È fondamentale che questa materia esca dagli ambienti tecnici e cominci a interessare tutte le figure aziendali, per cominciare a portare un cambiamento concreto. In questo senso, la recente popolarità di ChatGPT ha sicuramente contribuito ad allargare la platea di chi si è interessato a queste tematiche”.

Il cloud ibrido per una maggiore privacy

Naturalmente, però, più l’IA viene impiegata su larga scala, più diventa rilevante e concreta la questione della privacy e della protezione dei dati. Una tematica toccata anche dall’Ai Act, la normativa europea che a giugno ha ricevuto il via libera da parte del Parlamento Europeo e che potrebbe entrare in vigore già nel 2024. 

Dal punto di vista aziendale, un tempo i dati delle imprese rimanevano confinati all’interno dei data center proprietari: luoghi deputati, oltre a ospitare l’infrastruttura It per la creazione, l’esecuzione e l’implementazione di applicazioni e servizi, anche all’archiviazione e alla gestione dei dati ad essi associati. Oggi, complici le nuove tecnologie, le cose non stanno più così. E con l’avvento dell’IA, alle aziende potrebbe quindi capitare di perdere il controllo del dato.

“Quando i dati vengono dati in pasto agli algoritmi per avviare il processo di training, è molto difficile sapere dove finiscano e che uso venga fatto di essi”, ha spiegato Diaz. “Per questo crediamo che la soluzione migliore, per le aziende, sia quella di optare per un sistema di cloud ibrido, a metà tra quelli pubblici e privati”.

La nuova frontiera del dato

Sempre legata al tema della privacy, però, oggi potrebbe venire in soccorso delle imprese l’utilizzo dei dati sintetici. Nati per effettuare test su software e applicazioni senza usare dati di produzione, quelli sintetici sono essenzialmente dati fittizi, generati partendo da dataset tradizionali grazie all’impiego di algoritmi specifici. Questi dati possono essere impiegati per alimentare l’apprendimento di un modello di intelligenza artificiale, ottenendo gli stessi risultati senza utilizzare dati personali.

Il valore umano al centro

“Siamo convinti che l’IA, per chi già non utilizza questa tecnologia, porterà enormi vantaggi alle imprese”, ha aggiunto Diaz. “Ovviamente, senza nulla togliere al valore umano, perché grazie a essa, sempre più persone potranno impiegare il proprio tempo valorizzando ciò che li rende davvero umani: il proprio senso critico, lo sviluppare una strategia o il prendere decisioni”.

Per mettere davvero in moto questa rivoluzione, ha concluso Diaz, oltre a un cambiamento di mentalità nel mondo dell’impresa, “sarà fondamentale per le aziende fare uno scouting efficace di ciò che il mercato mette a disposizione, per imparare a distinguere gli strumenti potenzialmente utili e interessanti da quelli inutili. In questo senso, il ruolo dell’innovation manager sarà fondamentale. Società come la nostra mettono a disposizione delle aziende le proprie competenze tecniche e di processo per trovare e sperimentare sistemi che funzionino e che possano portare un valore aggiunto all’impresa. Sarà importante, poi, la capacità di integrare questi elementi all’interno delle proprie piattaforme, in una logica modulare”

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Per altri contenuti iscriviti alla newsletter di Forbes.it CLICCANDO QUI .

Forbes.it è anche su WhatsApp: puoi iscriverti al canale CLICCANDO QUI .