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Golfo dei Poeti e Golfo degli Armatori: alla scoperta del distretto della nautica di La Spezia

Articolo tratto dal numero di agosto 2023 di Forbes Italia. Abbonati!

La  cantieristica è un segmento determinante dell’economia del mare, che in Italia genera 52,4 miliardi di valore aggiunto. A questi si sommano altri 90,3 miliardi per l’effetto moltiplicatore, pari a 1,7, che sale a 2,5 per la cantieristica (in altre parole: per ogni euro prodotto, se ne attivano altri 2,5). In questo campo brilla La Spezia. È al primo posto in Italia per incidenza delle imprese dell’economia del mare sul totale provinciale, con più di tremila aziende coinvolte, di cui il 47,4% attive nella cantieristica, dove trovano impiego circa seimila dei 12.600 addetti totali. L’economia del mare – o blue economy, per gli amanti degli anglicismi – genera a La Spezia 757,3 milioni di euro di valore aggiunto, collocando la città al quarto posto a livello nazionale e al primo nella filiera della cantieristica.

Il miglio blu

Sulla base di questi numeri, La Spezia si presentò all’Expo Dubai come capitale mondiale della nautica, forte di un marchio, Miglio Blu – La Spezia Nautical District, registrato proprio nel marzo 2022. Un marchio collettivo, e ancora in fieri, in cui si identificano i più grandi cantieri nautici, centri di ricerca e università del territorio. Realtà d’eccellenza situate lungo un miglio di costa, presto ciclabile e probabilmente d’un blu luminescente, se decollerà il sistema di illuminazione autosufficiente grazie al quale la luce catturata di giorno verrà restituita la notte.

Già hanno aderito al Miglio Blu Sanlorenzo Yachts, Riva-Ferretti Group, Baglietto, Cantieri Navali di La Spezia, The Italian Sea Group, Fincantieri e Antonini Navi. Poi Porto Lotti, fornitore dei servizi necessari ai diportisti, enti di ricerca internazionali come la Nato, con il Cmre. E ancora il Centro di Supporto e Sperimentazione Navale, scuole di alta formazione che, tutt’uno con i centri di ricerca, dovranno trasferire alle aziende le competenze tecnologiche. Un ecosistema che sta prendendo forma.

I numeri del Golfo degli Armatori

È proprio sul Golfo dei Poeti che si collocano le maggiori aziende della nautica italiana. Qui operano quattro dei primi cinque cantieri che costruiscono imbarcazioni superiori ai 24 metri, con apice in Azimut-Benetti.

Secondo le stime di Confindustria Nautica, l’intero settore della nautica da diporto italiana, sommando la produzione della cantieristica, della componentistica, degli accessori e dei motori marini, ha visto il 2022 chiudersi con un fatturato oltre i 7 miliardi, 3,3 dei quali indirizzati all’export. Numeri senza pari né precedenti, ai quali contribuisce massicciamente La Spezia.

Il business intorno alla cantieristica

Attorno all’attività cantieristica gravitano strutture produttive e di servizio funzionali al diporto. Si va dal settore tessile agli arredi, dalla produzione e installazione di macchine e apparecchiature ai prodotti in metallo, dalla meccanica alla strumentazione.

“Alla nautica è connessa, inoltre, un’ampia gamma di servizi turistici e portuali, che va dalle scuole nautiche al trasporto delle imbarcazioni, dal rimessaggio al refit”, osserva  Davide Mazzola, presidente della Cna (Confederazione nazionale dell’artigianato) provinciale. “Un combinato disposto che vale il 44% del giro d’affari (contro il 56% della produzione) e che rende la nautica molto più rilevante di quanto emerga dalle statistiche ufficiali, che non ne fanno percepire il reale valore economico e occupazionale, e quindi non permettono di misurarne e apprezzarne la portata. L’insieme delle attività della filiera non è censito e non si ha, dunque, esatta contezza dell’insieme delle lavorazioni correlate”.

Dichiarazioni raccolte durante il B2BMare La Spezia organizzato dalla locale Confindustria, tutt’uno con Cna, che, dato il successo, verrà replicato il 23 novembre. Perché c’è un pulviscolo di micro, piccole e medie imprese che si muove attorno ai giganti di settore. Per questo si pone la necessità di gettare ponti, connettere e creare filiere. Ponti anche extra-provinciali, perché la richiesta dei committenti è cresciuta a tal punto che difficilmente la domanda potrà essere soddisfatta entro la provincia.

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