articolo di Anna Balzani
A trent’anni dalla scomparsa, Raul Gardini (1933-1993), l’imprenditore ravennate che tanto peso ebbe negli avvenimenti italiani e internazionali che delinearono la vita economica e industriale tra gli anni Settanta e Novanta, per nove anni presidente del Gruppo Ferruzzi, allora leader in attività diversificate, esponente di primo piano nella chimica con la scommessa sul bioetanolo e la joint venture Enimont, con Montedison e Eni, torna a far parlare di sé.
La mostra allestita a Palazzo Rasponi
Grande velista, fu artefice del successo de Il Moro di Venezia e la sua città, Ravenna, gli ha tributato un omaggio molto partecipato con la mostra Il Moro di Venezia/America’s Cup 1992, allestita a Palazzo Rasponi delle Teste, promossa e realizzata dal Comune di Ravenna, dal MAR-Museo d’Arte della città di Ravenna e Fondazione Raul Gardini, visitabile fino al 26 settembre 2023.
“La più grande sfida adriatica di tutti i tempi, la volta in cui la vela, anche grazie alla televisione, divenne sport nazionale”, questo l’incipit dell’esposizione alla cui anteprima, accanto ai figli Eleonora, Ivan Francesco e Maria Speranza, e alle autorità, c’erano Paul Cayard, lo skipper leggendario e grande timoniere de Il Moro di Venezia, arrivato appositamente dagli Stati Uniti, e Carlo Borlenghi, fotografo ufficiale in quella storica Coppa America e autore delle immagini esposte.
Le foto di Borlenghi, realizzate all’inizio degli anni Novanta, ripercorrono molti momenti importanti: le fasi di progettazione della barca, l’equipaggio di giovani capitanato da Cayard, le prove in mare, lo strettissimo rapporto con Venezia, patria adottiva della sfida, il carisma di Gardini, l’innovazione tecnologica che consentì a Il Moro di Venezia di partecipare alla finale della Coppa America.
Una sfida che vive ancora nel ricordo di tanti appassionati di vela e non solo, come testimonia la grande partecipazione di pubblico all’anteprima della mostra e il constante flusso di visitatori che ogni giorno salgono le scale di Palazzo Rasponi delle Teste per visitarla, incuriositi e attratti dalla fascinazione di una vittoria sportiva unica, dalle fotografie, dai numerosi cimeli e documenti inediti che ne sono testimonianza.
Nella prima sala ci accoglie il video, realizzato dal regista Franco Zeffirelli con le musiche di Ennio Morricone, dell’11 marzo 1990, quando a Venezia fu varato Il Moro, progettato da Germán Frers e interamente finanziato da Montedison: c’è una nebbia leggera sul Canal Grande e Raul Gardini, la figlia Maria Speranza e lo skipper Paul Cayard sembrano come sospesi in aria, l’atmosfera è a tratti solenne, in altri momenti più familiare, certamente molto sentita dal pubblico, per Venezia fu una grande festa.
La vittoria della Louis Vuitton Cup
La storia de Il Moro di Venezia inizia molto prima della partecipazione alla Coppa America, nasce dalla passione per la vela e si sviluppa nel mare Adriatico, come testimoniano le parole pronunciate da Gardini in quell’occasione.
“La sfida nasce dalla conoscenza che io ho della vela e dalla passione che io ho per il mare. Questa conoscenza mi ha portato ad affrontare la Coppa America come un avvenimento sportivo, ma anche un grande avvenimento tecnologico. Questa sfida è gestita con determinazione, portando avanti la ricerca su questo tipo di barca. Su questa barca e sulle barche che verranno. Abbiamo il privilegio di gestire un’innovazione, la vogliamo gestire con lo stesso stato d’animo con cui si gestisce una scoperta, nell’interesse della nostra sfida, di questa città, di Montedison e del paese”.
Il 30 aprile 1992 l’imbarcazione sulla cui poppa sventola la bandiera con l’effigie del leone di San Marco, sconfigge i neozelandesi di New Zealand Challenge aggiudicandosi la Louis Vuitton Cup e acquisisce così il diritto a contendere la Coppa America all’imbarcazione statunitense America³ (America Cube), divenendo la prima di un paese non anglofono a poter ambire alla coppa in 141 anni di storia del trofeo.
Il successo de Il Moro di Venezia
Una vittoria che aprì uno spiraglio in quella che era considerata una sfida impossibile, la vittoria dell’America’s Cup, la più prestigiosa competizione velistica del mondo. Si tratta della prima volta per un armatore e una barca italiani, tanto che quell’incredibile vittoria fece appassionare il nostro paese alla vela.
Ogni sogno sembrava possibile. Molti italiani, seppur a distanza, presero parte all’impresa trascorrendo le notti insonni davanti alla televisione per assistere alle regate e fantasticando su qualcosa che non c’era mai stato prima. Il 16 maggio 1992, in California, a San Diego, si disputò la 28° edizione dell’America’s Cup tra Il Moro di Venezia (challenger) e America³ (defender) del San Diego Yacht Club che vinse per quattro regate a una (4 – 1).
Nonostante la sconfitta, Il Moro di Venezia ebbe un successo clamoroso di pubblico in Italia: le regate trasmesse in diretta tv su Telemontecarlo e i commenti di Cino Ricci, telecronista sportivo e velista italiano di grande esperienza, contribuirono a far conoscere e apprezzare lo sport della vela nel nostro paese, gli italiani si scoprirono all’improvviso velisti e iniziarono a iscrivere i propri figli alle scuole di vela.
È nella terza sala che, accanto a molte lettere e scritti autografi, emerge il fattore determinante nell’ascesa e nella capacità di visione di Gardini: l’impegno nell’innovazione tecnologica italiana, in quella ricerca applicata ai materiali di cui anche Il Moro è testimonianza.
Un tema che insieme all’ambiente e alla ‘chimica verde’ è centrale anche nel libro intervista A modo mio – Trent’anni dopo del giornalista Cesare Peruzzi, pubblicato all’inizio di questa estate da Baldini+Castoldi. Il volume propone l’intervista che Peruzzi realizzò a Raul Gardini nell’estate del 1991, pubblicata da Mondadori nell’autunno di quell’anno, integrandola con immagini, testi autografi e documenti inediti.
La visione futuristica di Gardini
Peruzzi è stato il primo capo ufficio stampa del gruppo Ferruzzi e scorrendo le pagine del libro colpisce l’attualità del pensiero e la visione futuristica espressa da Gardini in merito all’economia, alla società e al futuro dell’Europa.
Dall’indipendenza energetica e alimentare alla green economy, dall’utilizzo dei nuovi materiali di origine vegetale alla necessità di abbandonare i combustibili fossili in favore di fonti rinnovabili, fino al tema dell’immigrazione e del ruolo che l’Italia deve avere in Europa, si ripercorrono temi che oggi hanno una valenza strategica universale e sono parte imprescindibile dell’agenda politica di tutti i paesi avanzati.
Gardini ne parlava e ne sottolineava l’urgenza più di trent’anni fa, scontrandosi con il sistema economico, finanziario e politico del suo tempo. Intorno alla vela e alla sfida dell’America’s Cup è stato realizzato anche il docufilm Raul Gardini trasmesso su Rai1 il 23 luglio, nel giorno del trentennale della scomparsa; regia di Francesco Micciché, sceneggiatura di Giovanni Filippetto, interpretazione di Fabrizio Bentivoglio (Raul Gardini), con immagini originali dell’epoca e autorevoli testimonianze.
L’iniziativa della Fondazione Gardini
Molte di quelle immagini inedite e suggestive riguardano proprio Il Moro di Venezia. L’esposizione Il Moro di Venezia/America’s Cup 1992 si svolge in contemporanea alla mostra Guerrino Tramonti: dieci quadri salvati dal fango, dedicata al pittore e ceramista Tramonti e al prezioso patrimonio artistico faentino; una sentita manifestazione di vicinanza e solidarietà ai territori dell’Emilia-Romagna colpiti dall’alluvione del maggio scorso.
La Fondazione Raul Gardini ha deciso che, al termine dell’iniziativa a Palazzo Rasponi dalle Teste, tutte le fotografie di Carlo Borlenghi e il leggendario Dinghy, la piccola ed elegante barca che Gardini amava condurre nell’Adriatico, saranno messe in vendita e l’intero ricavato sarà devoluto a sostenere il restauro delle opere d’arte danneggiate.
Oggi, una delle cinque imbarcazioni volute da Gardini, Il Moro di Venezia III, si trova a pochi passi dal centro storico di Ravenna, simbolo dell’indimenticabile sfida velistica e tecnologica del suo armatore e della sua città.
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