Articolo tratto dal numero di settembre 2023 di Forbes Italia. Abbonati!
L’obiettivo dell’Europa è accelerare tempi e modi della trasformazione digitale. Le aziende stanno abbracciando con impegno e investimenti importanti le nuove tecnologie, ma questa evoluzione porta con sé una domanda cruciale, più che mai in questi tempi di guerra e tensione geopolitica: la digitalizzazione può aiutare il continente a ridurre il consumo di energia non rinnovabile o, paradossalmente, potrebbe addirittura contribuire ad aumentarlo?
È un interrogativo complesso, che intreccia progresso tecnologico e sostenibilità ambientale. Per provare a dare risposte ed elaborare strategie efficaci, l’Unione europea è scesa in campo con uno dei suoi gioielli migliori nel campo dell’innovazione: l’Istituto Europeo di Innovazione e Tecnologia (Eit), creato nel 2008 come organo indipendente dell’Ue per accrescere la capacità dell’Europa di innovare, alimentando il talento imprenditoriale e sostenendo nuove idee.
Un futuro digitale sostenibile
L’Istituto ha dato vita ai Kic (knowledge and innovation community, comunità della conoscenza e dell’innovazione), partenariati europei tra aziende, enti di ricerca, università e imprese che portano avanti un’agenda strategica in specifici settori scientifici e tecnologici, grazie ad attività integrate di alta formazione, ricerca e innovazione.
Fra questi c’è Eit Digital, che ha pubblicato di recente un report dal titolo Digital Technologies and the Green Economy. Un documento che non solo analizza i diversi aspetti del dilemma, ma traccia anche possibili scenari per guidare le decisioni dei legislatori verso un futuro digitale sostenibile anche dal punto di vista energetico.
Il ruolo del digitale nel contesto della crescita verde e della transizione ecologica è oggetto di intenso dibattito, in un’epoca in cui questi concetti dominano l’agenda globale. La questione chiave è capire se i benefici della digitalizzazione nel ridurre i consumi energetici non rinnovabili siano superiori ai costi intrinsechi del suo stesso funzionamento e della sua diffusione.
“Non c’è transizione ecologica senza transizione digitale”, sottolinea il ceo di Eit Digital, Federico Menna. “Ed è proprio quest’ultima che può fornire gli strumenti necessari per affrontare le sfide ambientali e supportare il passaggio a un’economia e una società più sostenibili. Tuttavia, affinché il saldo finale sia positivo, occorre adottare un approccio sistemico, in cui le iniziative per accelerare la transizione ecologica e quella digitale vengano unite in una politica coerente, che permetta di individuare le opportunità, i compromessi e i collegamenti fra i due processi. Passare a un tale approccio richiede un cambiamento di mentalità, soprattutto perché implica una stretta collaborazione tra settori tradizionalmente molto distanti”.
Il report di Eit Digital
Il report considera il consumo energetico delle tecnologie digitali, ma anche la loro capacità di incidere sull’efficienza complessiva. Analizza possibili ‘effetti rimbalzo’, cioè quei miglioramenti in un settore che possono innescare aumenti di consumo in un altro ambiente.
Infine, valuta come aziende e consumatori siano in grado di adattarsi alle nuove realtà digitali, spesso in modi imprevisti. Da questa analisi multidisciplinare emergono quattro scenari. Nello scenario Compensazione, un settore digitale poco efficiente a livello energetico viene bilanciato dall’alta efficienza degli altri, grazie all’adozione di soluzioni tecnologiche avanzate.
Nello scenario Utopia, l’intera economia abbraccia l’elevata efficienza del digitale, mentre nella Distopia sia il settore tecnologico che gli altri sono poco efficienti. Infine, nello scenario Privazione, il digitale eccelle per sostenibilità, ma il resto dell’economia ne è escluso.
Ridurre il consumo energetico del settore tecnologico non basta
Sulla base di un’ampia letteratura e di discussioni interdisciplinari, il report mette in luce alcuni punti chiave. Innanzitutto, è essenziale definire standard internazionali condivisi per valutare l’impatto ambientale della digitalizzazione.
Inoltre, benché sia fondamentale, ridurre il consumo energetico del solo settore tecnologico – meno del 10% del totale – non basta. Fra i vari comparti esistono differenze significative, per cui ci si dovrebbe concentrare su quelli in cui i possibili guadagni netti sono maggiori.
Lo spostamento online delle riunioni durante la pandemia, ad esempio, ha mostrato come sia possibile ridurre in maniera sostanziale i viaggi, diminuendo al contempo i consumi energetici e le emissioni. Va considerato anche l’aspetto educativo: “Per supportare in modo efficace la transizione ecologica”, spiega Menna, “è fondamentale adattare i sistemi di istruzione e formazione, per restare al passo con una realtà tecnologica e socio-economica in rapida trasformazione”.
Il report, infine, sottolinea l’importanza di monitorare gli effetti indiretti del digitale e adottare misure economiche, come tasse e incentivi, per garantire che i progressi di un settore non danneggino un altro. “Grazie alla sua visione olistica, il contributo di Eit Digital”, aggiunge Menna, “è orientare l’Europa verso un delicato equilibrio: sfruttare i vantaggi della trasformazione digitale senza compromettere la sostenibilità ambientale. Perché il futuro sia davvero green”.
Otto Kic attive
Gran parte della dotazione finanziaria di Eit (circa 3 miliardi di euro) è destinata a sostenere le comunità della conoscenza e dell’innovazione.
Le otto Kic attive al momento lavorano per accelerare la transizione verso un’economia a zero emissioni di carbonio (Eit Climate-Kic), promuovere la trasformazione digitale (Eit Digital), guidare la rivoluzione globale nel settore dell’innovazione e della produzione alimentari (Eit Food), offrire ai cittadini dell’Ue maggiori opportunità per una vita più sana (Eit Health), creare un futuro energetico sostenibile (Eit InnoEnergy), rafforzare la competitività dell’industria manifatturiera (Eit Manufacturing), rendere le materie prime uno dei principali punti di forza per l’Europa (Eit Raw Materials) e risolvere le sfide legate alla mobilità nelle città (Eit Urban Mobility).
“Eit Digital sviluppa il futuro dell’innovazione”, sottolinea Menna, “mobilitando un ecosistema pan-europeo e multi-stakeholder che coinvolge le principali aziende europee, pmi, startup, università e istituti di ricerca, in cui studenti, ricercatori, ingegneri e investitori affrontano le esigenze tecnologiche, di talento, di competenze, di business e di capitale umano dell’imprenditorialità digitale. Supporta lo sviluppo di una nuova generazione di imprese digitali, prodotti e servizi e promuove il talento imprenditoriale, aiutando gli imprenditori a essere in prima linea nell’innovazione, fornendo loro tecnologia, talento e supporto alla crescita. Risponde inoltre a esigenze specifiche di innovazione, ad esempio trovando i partner giusti per portare la tecnologia sul mercato, supportando la crescita delle imprese tecnologiche digitali, attirando talenti e sviluppando le loro conoscenze e competenze”.
Più di 800 startup supportate da Eit Digital
Dal suo lancio, nel 2010, Eit Digital ha fornito competenze a oltre 3.500 studenti per diventare imprenditori, ha supportato più di 800 startup e scaleup nella loro crescita internazionale, ha creato oltre 250 imprese e lanciato più di 600 prodotti e servizi innovativi sul mercato.
“Eit Digital si sviluppa nel contesto di un mondo digitale in rapida accelerazione e di una crescente attenzione all’imprenditorialità in Europa”, conclude Menna. “Completando la solida base di ricerca europea, rafforza la nostra posizione in un mondo digitale guidato dai dati, dalle piattaforme e dalla net economy. La missione di Eit Digital è creare una forte Europa digitale che promuova i valori di inclusività, equità e sostenibilità”.
Nel 2012 Trento è stata selezionata dall’Eit per ospitare il nodo italiano dell’Eit Digital, per occuparsi di temi come le smart city, la cybersecurity e i big data. Il nodo italiano raggruppa organizzazioni pubbliche e private che stanno guidando l’innovazione e la trasformazione digitale in Italia.
In particolare, i partner italiani di Eit Digital includono società e aziende (come Tim, STMicroelectronics, Reply, Engineering Ingegneria Informatica, Gft, Edison, Poste Italiane, Abstract), pmi innovative (come Okkam, Fifth Ingenium, Energenius, DocSpace, T-Net, Quantia Consulting, ResilTech, RnBGate), organizzazioni di ricerca (come Fbk – Fondazione Bruno Kessler) e istituzioni accademiche (come Università di Trento, Politecnico di Milano, Università di Bologna, Politecnico di Torino, Scuola Normale Superiore, Scuola Superiore Sant’Anna), partner ecosistemici (come Hit – Hub Innovazione Trentino, Talent Garden, Noi Tech Park, Fondazione Fenice, H-Farm) e startup studio (come TechBricks e Dock3).
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