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Non solo WeWork: 15 grandi aziende fallite negli ultimi due anni

Questo articolo è apparso su Forbes.com

L’azienda di spazi di co-working WeWork ha dichiarato bancarotta lunedì, aggiungendosi a una lunga lista di società di alto profilo fallite negli ultimi tempi. Il 2023 si avvia a diventare il secondo anno più ricco di fallimenti da più di un decennio a questa parte.

I fatti chiave

  • La richiesta di protezione tramite capitolo 11 (la principale norma fallimentare statunitense) avanzata da WeWork ha segnato la fine della sua drammatica caduta dai 47 miliardi di valutazione del 2019 ai 50 milioni degli ultimi giorni. I fallimenti di maggiore impatto sull’economia, però, sono forse stati nel settore bancario e in quello degli asset digitali.
  • Svb Financial, società madre della fallita Silicon Valley Bank, ha dichiarato bancarotta a marzo. Per quantità di asset, è stata la più grande azienda a dichiarare fallimento dall’inizio del 2022, secondo Cornerstone Research. Silvergate Capital, società focalizzata sulle criptovalute, ha presentato istanza di bancarotta lo stesso mese, dopo mesi in cui aveva dovuto limitare le operazioni per mancanza di liquidità.
  • Le difficoltà di Silvergate erano legate a una raffica di fallimenti nel mondo delle criptovalute, innescate a giugno e luglio 2022 dai crac dei broker crypto Three Arrow Capital e Voyager e delle società di prestiti Celsius e BlockFi.
  • Il caso più eclatante nell’ondata di insolvenze in ambito criptovalute dello scorso anno è stato il fallimento di Ftx, a novembre. Le circostanze del collasso della piattaforma, che per un periodo è stata il secondo exchange di criptovalute al mondo, potrebbero portare il fondatore ed ex miliardario, Sam Bankman-Fried, ad affrontare decenni di carcere.
  • Sono fallite anche molte importanti catene, tra cui quella britannica di cinema Cineworld, che ha invocato il capitolo 11 nel settembre 2022. Poi Bed Bath & Beyond (aprile 2023), Party City (gennaio 2023) e RiteAid (2023).
  • Tra le altre grandi aziende fallite quest’anno con passivi superiori al miliardo di dollari ci sono il gigante dell’autotrasporto Yellow Corp., il cui crac ha lasciato 30mila tra autisti e altri dipendenti senza lavoro, Diamond Sports, operatore della catena di tv sportive regionali Bally Sports, la cui bancarotta ad aprile ha messo a rischio i diritti di trasmissione delle partite di 42 squadre di Mlb, Nba e Nhl, e il fornitore di servizi dentali e ortodontici SmileDirectClub, la cui capitalizzazione di mercato si è ridotta dagli 8,9 miliardi di dollari dell’Ipo del 2019 ai 160 milioni degli ultimi giorni prima della bancarotta del mese scorso.

Quante aziende hanno dichiarato bancarotta nel 2023

516. Tante sono le aziende statunitensi che hanno dichiarato bancarotta nei primi nove mesi del 2023: oltre il 60% in più rispetto allo stesso periodo del 2021 e del 2022, secondo S&P Global Market Intelligence.

Perché così tanti fallimenti

I primi tre trimestri del 2023 sono stati i secondi più prolifici dal 2010 a livello di fallimenti, secondo S&P, appena dietro al 2020, apice della pandemia da Covid-19. L’aumento delle istanze di bancarotta è arrivato assieme al drastico aumento dei tassi di interesse, che hanno aumentato di molto il costo dei prestiti e delle obbligazioni di debito. Tuttavia, è riduttivo ricondurre tutti i principali fallimenti ai tassi d’interesse elevati. WeWork, per esempio, ha bruciato circa 9 miliardi di dollari di liquidità tra il 2019 e il 2021, quando i tassi erano di gran lunga inferiori ai livelli di oggi.

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