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Come questa startup italiana vuole migliorare l’efficienza energetica dei datacenter

ll cloud è il centro del mondo digitale. Il tessuto connettivo da cui tutto parte e si sviluppa e senza il quale la rete non avrebbe ragione di esistere. Grandi gioie quindi, ma anche qualche dolore: primo fra tutti i consumi energetici e quindi l’impatto ambientale delle enormi farm di server che la costituiscono e ne assicurano il massimo rendimento.

Il problema però non è il consumo di energia legato al funzionamento ma quello che deriva dal surriscaldamento delle macchine. Per essere efficienti devono essere raffreddate costantemente con conseguente dispendio di energia e grandi costi.

ll surriscaldamento dunque è il problema centrale dei data center: “Sopra i 60° – spiega Maurizio Miozza, ceo e co-fondatore di Gemateg insieme a Manfred Markevitch – i server vanno in difficoltà e di conseguenza occorre utilizzarne molto di più per limitarne l’uso singolo. Questo vuol dire molti più server per ottenere gli stessi risultati. Ecco perché lo sviluppo tecnologico dei microprocessori punta più su come diminuire il surriscaldamento che sulla velocità”.

La soluzione proposta da Gemateg

Serve incrementare la velocità certo, ma se non si risolve il problema energetico la migliore performance rischia di essere controproducente: servono più macchine, più spazi, più climatizzazione. I costi vanno alle stelle. Ed ecco la soluzione proposta da Gemateg, una startup che nasce fra l’Umbria di Maurizio Miozza e gli Usa di Manfred Markevitch, che da subito si pone all’attenzione internazionale per la genialità della soluzione:

“Progettando e realizzando il prototipo del DaTEG – spiegano – un nuovo sistema di raffreddamento con un mini-impianto di condizionamento che consiste in un coperchio delle stesse dimensioni del microprocessore, in cui scorre un liquido che permette al calore di essere trasferito ed espulso all’esterno. Tramite questo meccanismo, la temperatura dei microprocessori scende fino a 35°C, anziché gli 85-90°C tipici di altri sistemi convenzionali, riducendo di molto il dispendio di energia. Non solo: ad essere ridotti sono anche l’inquinamento acustico (essenziale, data la prospettiva imminente dell’apertura di nuovi data center in città) e i costi legati alla climatizzazione dei locali”.

Le prime esperienze e l’incontro con Markevitch

L’idea funziona alla grande e i due fondatori raggiungono gli obiettivi che si erano prefissati. Miozza, perugino doc, laureato in Fisica, ha lasciato la sua terra da giovane, poco più che ventenne, per inseguire il sogno della ricerca. Il Cern di Ginevra, poi Parigi, la Germania, fino al Nuovo Messico. Alla fine decide di tornare e intraprende un nuovo percorso nel settore aeronautico.

Per vent’anni lavora come responsabile dello sviluppo business di UmbraGroup, in particolare della linea meccatronica, tenendo insieme questi due aspetti opposti ma complementari della sua persona, quello tecnico e quello votato al business.

Qui incontra Manfred Markevitch, specialista della finanza che ha passato anni tra la City di Londra e Wall Street, per poi stabilirsi in Italia lavorando al fianco di importanti multinazionali. Da sottolineare la matrice italiana di Gemateg e la scelta di posizionare la base proprio nel nostro paese.

La chiave di volta è l’integrazione

“Sia io che Manfred – spiega Miozza – abbiamo avuto una grande esperienza in giro per il mondo, e proprio per questo posso dire che l’ingegneria italiana fa ancora una differenza. Le scuole superiori e le università italiane, con cui Gemateg collabora, sono in grado di creare dei profili unici, improntati alla trasversalità delle competenze piuttosto che alla specializzazione.

“Il presente ci pone di fronte a problemi complessi, che vanno affrontati con soluzioni altrettanto complesse. La chiave di volta è l’integrazione, ovvero mettere insieme varie tecnologie e conoscenze e farle suonare come un’orchestra”.

La sede umbra di Gemateg non si occuperà solo della ricerca ma anche della produzione grazie al sostegno di Sviluppumbria attraverso il bando SmartUp che ha permesso di dotare l’impresa delle risorse finanziarie necessarie per il lancio. Adesso la parola al mercato e ai partner con cui Gemateg sta intrecciando importanti relazioni per lo sviluppo globale.

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