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L’ultimatum di Ibm ai manager: “O vi trasferite vicino all’ufficio o lasciate l’azienda”

“O vi trasferite vicino all’ufficio o lasciate l’azienda”. È questo il sunto dell’ultimatum lanciato a livello globale da Ibm ai manager che lavorano ancora in remoto.

Ibm richiama i manager in ufficio

  • In una nota inviata il 16 gennaio e visionata in anteprima da Bloomberg, Ibm ha emesso un ultimatum abbastanza chiaro ai propri manager che lavorano ancora in remoto: “O vi trasferite vicino all’ufficio o lasciate l’azienda”.
  • I dati del badge saranno utilizzati per “valutare la presenza individuale” e condivisi con i dirigenti e le risorse umane, ha scritto nella nota il vicepresidente senior John Granger.
  • Nel dettaglio, coloro che lavorano in remoto (a eccezione di quei dipendenti con condizioni particolari come problemi medici o servizio militare) e non vivono abbastanza vicino per poter raggiungere una sede di Ibm, devono trasferirsi vicino a un ufficio entro l’inizio di agosto. Ciò significa che dovranno spostarsi entro un range di 80 chilometri, secondo quanto rivelato a Bloomberg da una persona informata sulle politiche aziendali.

La citazione chiave

“Ibm si concentra nel fornire un ambiente di lavoro che bilancia la flessibilità con le interazioni in presenza che ci rendono più produttivi, innovativi e capaci di servire meglio i nostri clienti”, ha dichiarato un portavoce aziendale. “In linea con questo approccio, stiamo richiedendo agli esecutivi e ai manager negli Stati Uniti di lavorare in ufficio almeno tre giorni a settimana”.

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Background

È da mesi che Ibm sottolinea l’importanza del lavoro in presenza. In un’intervista a Bloomberg nel maggio 2023, Arvind Krishna, ceo dell’azienda, ha addirittura dichiarato che difficilmente sarebbero state concesse delle promozioni a coloro che non lavoravano in ufficio. Peraltro, alcuni team all’interno della società, avevano già istituito dei requisiti di presenza in ufficio. Questo nonostante il fatto che, dall’inizio della pandemia, Ibm ha chiuso diverse sedi dall’inizio della pandemia: a Philadelphia, nello stato di New York, a Southbury, nel Connecticut, e in Iowa. Infine, dopo aver licenziato 3.900 dipendenti nel 2023, anche per il 2024 la società ha previsto ulteriori tagli.

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