Dopo quasi due secoli di storia imprenditoriale legata alla famiglia Marzotto, per la Manifattura Internazionale (Mi), cassaforte della Marzotto, si apre un nuovo capitolo. Secondo quanto riportato dal quotidiano L’Identità, la maggioranza dell’azienda tessile di Valdagno è passata nelle mani di Antonio Favrin, ex dirigente della stessa Marzotto, che ha vinto l’asta per l’acquisizione dell’80% delle azioni con un’offerta di 32,01 milioni di euro. Il restante 20% rimane in possesso di Vittorio Marzotto, fratello di Matteo, segnando così la fine di un lungo legame familiare con l’azienda.
La Mi, che fa capo ai figli di Andrea Donà delle Rose (il quale ne era l’azionista di maggioranza, fino alla sua scomparsa, nel 2022), aveva presentato un’offerta con una forchetta tra i 22 e i 32 milioni di euro. Il legame di Andrea Donà dalle Rose con i Marzotto è dovuto al padre Leonardo, che era sposato con Italia Marzotto, figlia di Gaetano junior, il “rifondatore” dell’impero tessile vicentino.
Mi ora si prepara a essere guidata dall’86enne manager Favrin, che, attraverso la sua Faber Five, avrà due mesi per finalizzare l’acquisto. Tuttavia, Vittorio Marzotto detiene ancora il diritto di covendita per il suo 20% del capitale, il che potrebbe significare un ulteriore cambiamento nella proprietà dell’azienda tessile. Favrin è presidente della Marzotto dal 2004, dopo l’uscita di scena di Pietro Marzotto.
Una storia imprenditoriale
La storia imprenditoriale della famiglia Marzotto risale al 1836, quando Luigi Marzotto aprì un piccolo laboratorio tessile a Valdagno. Nel corso degli anni, l’azienda crebbe costantemente, diventando uno dei principali gruppi tessili in Italia e nel mondo. Sotto la guida di figli e successivamente di nipoti, la Marzotto consolidò la sua posizione nel settore tessile, espandendo la produzione e acquisendo altre aziende del settore. Negli anni ’90, la famiglia Marzotto iniziò a diversificare i suoi investimenti, espandendosi in settori come la moda, l’immobiliare e il turismo. Tuttavia, nel corso degli anni seguenti, l’azienda affrontò sfide legate alla globalizzazione e ai cambiamenti nel mercato tessile, portando a una progressiva riduzione del coinvolgimento della famiglia nell’azienda.
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