India, turisti indiani
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Perché i principali marchi del settore viaggi stanno scommettendo milioni sui turisti indiani

Questo articolo è apparso su Forbes.com

Si prevede che la crescente classe media indiana spenderà fino a 144 miliardi di dollari all’anno in viaggi internazionali entro il 2030. E hotel, compagnie aeree e città stanno spendendo milioni per conquistarli

La scorsa settimana, centinaia di professionisti globali dei viaggi si sono riuniti a Delhi per lo Skift India Summit. Qui hanno avuto l’opportunità di raccogliere preziose informazioni dai ceo dei principali marchi di viaggio, tra cui The Oberoi Group, Oyo, Agoda e la compagnia di bandiera del paese, Air India. “È il momento dell’India”, spiega Brian Quinn, responsabile della programmazione di eventi di Skift. “Gli indiani che viaggiano all’estero saranno la più grande forza globale del settore nei prossimi anni”.

Dieci anni fa era lo stesso per i turisti cinesi. Nel 2014, circa 117 milioni di turisti cinesi hanno viaggiato all’estero, con un aumento del 20% rispetto all’anno precedente. Ma dieci anni e una pandemia dopo, i viaggi all’estero dei cinesi non sono ancora tornati ai livelli pre-Covid. Mentre l’energia e il focus della macchina del turismo globale si è spostata a sud-est, in India.

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Quanto valgono i viaggi dall’India

Con più di 1,4 miliardi di persone, l’India è oggi il paese più popoloso del mondo e la quinta economia globale. I viaggi all’estero dall’India stanno crescendo molto più velocemente che da qualsiasi altro paese. Le previsioni hanno fatto venire l’acquolina in bocca ai marchi di viaggio.

“C’è un potenziale enorme”, dice Caroline Bremner, responsabile della ricerca sui viaggi e sul turismo di Euromonitor International, che prevede 47 milioni di viaggiatori indiani in uscita entro il 2030. “Saranno più del doppio rispetto al 2019. E per quanto riguarda la spesa, l’incremento sarà ancora maggiore: da 35 miliardi di dollari nel 2019 a 84 miliardi nel 2030. In sostanza, l’India sta scalando la classifica e diventerà il sesto mercato per viaggi all’estero a livello globale entro il 2030, dopo Cina, Stati Uniti, Regno Unito, Germania e Francia”.

Un report del 2023 di Nangia Andersen, la divisione indiana di Andersen Global, prevede che i viaggi all’estero degli indiani cresceranno a un tasso annuale composto (Cagr) dell’11,2% da qui al 2032. Un dato più o meno in linea con la previsione di Euromonitor per il volume turistico. Se queste proiezioni saranno confermate, allora un’altra previsione, più azzardata, potrebbe non essere poi così implausibile. Gli organizzatori dell’Arabian Travel Market (Atm), una conferenza di settore che si terrà a Dubai a maggio, hanno infatti dichiarato che il mercato dei viaggi dall’India verso il resto del mondo varrà 144 miliardi di dollari all’anno entro la fine di questo decennio.

Un recente report di McKinsey è altrettanto ottimist. “I viaggi degli indiani verso l’estero hanno il potenziale per crescere da 13 milioni nel 2022 a oltre 80 milioni nel 2040”, scrivono gli autori. “Se l’India seguisse la traiettoria della Cina (cosa che potrebbe fare, viste la dimensione simile della popolazione e la traiettoria del reddito pro capite), allora i turisti indiani potrebbero effettuare dagli 80 ai 90 milioni di viaggi all’anno entro il 2040”.

Il nuovo business per i marchi del settore travel

Considerato tutto l’hype, i brand del settore del turismo hanno naturalmente iniziato a corteggiare i turisti indiani, spesso sfruttando le celebrità come influencer. L’icona di Bollywood Shah Rukh Khan promuove Dubai e Katrina Kaif, attrice britannica che realizza film in lingua hindi, professa la sua lealtà ad Accor. L’attore Ranveer Singh appare nelle pubblicità di Abu Dhabi, mentre sua moglie, Deepika Padukone, è l’ambasciatrice globale di Qatar Airways. Nel frattempo, Neeraj Chopra, medaglia d’oro olimpica e campione del mondo di giavellotto, è stato ingaggiato per promuovere gli spettacolari paesaggi alpini della Svizzera.

Tuttavia, prima che i viaggi degli indiani all’estero possano raggiungere il loro pieno potenziale, dicono gli esperti, il volume dei voli in entrata e in uscita dal paese deve aumentare drasticamente. Secondo i dati di FlightAware, l’anno scorso i voli da e per l’India, considerando tutte le combinazioni di città di partenza e arrivo, erano solo il 14% in più rispetto al 2019.

Alcune destinazioni hanno adottato iniziative politiche per aumentare la capacità. Alla fine del 2022, il Canada ha aumentato il limite al numero di voli dall’India da 35 a settimana a ‘illimitato’. Ha anche concesso alle compagnie aeree indiane l’accesso a sei hub, tra cui Toronto, Montreal, Edmonton e Vancouver. South Africa Tourism, nel frattempo, ha collaborato con Ethiopian Airlines per fornire collegamenti più rapidi tra India e Africa. Anche il primo ministro del Bhutan ha sottolineato la necessità di rafforzare la connettività aerea tra l’India e il piccolo regno buddista.

Dalle compagnie aeree all’hôtellerie

Anche le compagnie aeree stanno prendendo atto della crescente importanza dell’India. In particolare, a fine 2022 Singapore Airlines ha siglato un accordo con Tata Group, pagando 250 milioni di dollari per una partecipazione del 25% in Air India. A novembre il ceo di Singapore Airlines, Goh Choon Phong, ha dichiarato a Forbes Asia i suoi piani per rendere l’India un nuovo hub: “Si vede quanto potenziale ci sia. L’India sta crescendo ma è notevolmente sottoservita”.

Anche i direttori degli hotel si lasciano sedurre dalle vertiginose previsioni economiche. “Dobbiamo ringraziare l’aumento della popolazione nel mondo e delle famiglie che vogliono viaggiare”, ha detto agli investitori Sébastien Bazin, amministratore delegato del colosso francese dell’ospitalità Accor, in occasione dell’ultima call sulla trimestrale a febbraio. Bazin ha offerto anche una breve lezione sull’economia globale, sottolineando che la popolazione della classe media mondiale è aumentata di un miliardo negli ultimi dieci anni.

“La metà di queste persone viene dall’India”, ha sottolineato. “Possiamo dire che, per i prossimi dieci anni, la domanda non crescerà più dal 3% al 5%, ma probabilmente dal 4% al 6%. È possibile che la domanda sia tre volte superiore all’offerta. Molto di tutto questo ha a che fare con la sola India, la cui classe media emergente [aumenterà] di 500 milioni di persone”.

La capacità di spesa dei turisti indiani

“L’India è sicuramente interessante dal punto di vista economico”, gli fa eco Bremner, sottolineando che l’attuale tasso di crescita economica del paese, pari all’8%, è superiore a quello della Cina e non mostra segni di rallentamento.

L’anno scorso, 1,7 milioni di turisti indiani hanno visitato gli Stati Uniti, rendendo l’India la quarta fonte di turisti del paese, dopo Canada, Messico e Regno Unito. Il turista indiano medio, secondo i dati degli ultimi sei mesi raccolti dal National Travel & Tourism Office (Ntto), l’agenzia del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti che tiene traccia delle statistiche del turismo, spende circa 5.252 dollari per viaggio all’estero. In confronto, il visitatore tipico proveniente dal Regno Unito e dal Brasile spende 2.656 e 3.344 dollari, mentre il turista giapponese medio spende 3.672 dollari. In altre parole, ci vogliono due turisti britannici per spendere quanto un viaggiatore indiano.

Se gli Stati Uniti vogliono attirare più turisti indiani in futuro, gli esperti dicono che dovranno rendere l’ingresso nel paese molto più semplice. “Sono fermamente convinto che meno attriti porteranno a più viaggi”, afferma Omri Morgenshtern, ceo di Agoda, la più grande agenzia di viaggi online dell’Asia. “Le difficoltà possono essere rimosse aggiungendo voli diretti, introducendo l’esenzione dal visto o potendo prenotare alloggio, voli e attività su un’unica app”.

La burocrazia del visto negli Stati Uniti

Al momento 62 paesi consentono ai viaggiatori indiani di visitare il paese senza bisogno di un visto. Sono dieci in più rispetto al 2016, anno in cui è stato lanciato l’Henley & Partners Passport Index. Ma gli Stati Uniti non garantiscono ai turisti indiani l’ingresso senza visto, né rendono facile e veloce ottenerlo.

Anche se oggi gli Stati Uniti stanno approvando più visti per gli indiani rispetto agli anni pre-pandemia, il tempo medio di attesa, secondo il sito web del Dipartimento di Stato americano, è ancora di circa dieci mesi. Prima di un viaggio di piacere in America, un cittadino indiano deve attendere un colloquio, che può richiedere da 197 giorni all’ambasciata degli Stati Uniti a Nuova Delhi a 423 giorni al consolato americano a Mumbai. Per avere un confronto, i turisti indiani possono ottenere un visto per il Canada in soli 23 giorni o per il Regno Unito in circa tre settimane.

I funzionari statunitensi riconoscono che i tempi di attesa per il visto sono un grosso problema. Parlando allo Skift India Summit, Eric Garcetti, l’ambasciatore degli Stati Uniti in India, ha detto che il presidente Joe Biden gli ha chiesto espressamente di smaltire l’arretrato. “Scommetto che è stata l’unica volta in cui il presidente degli Stati Uniti ha detto all’ambasciatore: ‘Per favore, lavora sulla questione dei visti'”, ha detto Garcetti.

I benefici dell’esenzione dal visto

Le esenzioni dal visto si sono dimostrate efficaci e danno ai paesi un vantaggio competitivo, insiste il ceo di Agoda, Morgenshtern. Dopo che l’Azerbaigian ha introdotto il sistema Asan, che elabora i visti elettronici entro tre giorni lavorativi dalla presentazione della domanda, l’interesse dei turisti indiani è salito alle stelle e gli arrivi sono quintuplicati in due anni.

“Thailandia e Malesia hanno introdotto l’esenzione dal visto per i turisti provenienti dall’India alla fine dell’anno scorso. Ciò ha portato a un immediato aumento delle ricerche dall’India verso entrambi i mercati”, afferma Morgenshtern. Che ha sottolineato che le ricerche per la Thailandia crescono del 46% anche se la Tailandia era già il la destinazione più cercata dagli indiani. “Nei due mesi successivi all’entrata in vigore dell’esenzione dal visto, Bangkok ha superato Dubai come città più prenotata dagli indiani”. A febbraio, Dubai ha introdotto un visto per ingressi multipli di cinque anni per i viaggiatori indiani.

Largo alla gioventù indiana

Un altro motivo per cui l’India è un mercato così attraente è la sua popolazione giovane. Secondo i dati di un recente report del Pew Research Center, solo il 7% della popolazione indiana ha 65 anni o più, contro il 14% in Cina e il 18% negli Stati Uniti. Le persone con meno di 25 anni rappresentano oltre il 40% della popolazione indiana. “In effetti, ci sono così tanti indiani in questa fascia di età che, a livello globale, circa una persona con meno di 25 anni su cinque vive in India”, osserva il rapporto Pew. “Guardando la distribuzione per età dell’India in un altro modo, l’età media del paese è 28 anni. In confronto, la media è 38 anni negli Stati Uniti e 39 in Cina”.

“Si tratta di una popolazione molto istruita ed esperta di digitale”, afferma Bremner. Aggiungendo che, secondo i dati Euromonitor, oltre il 75% dei millennial indiani e della generazione X ha viaggiato nel 2023. “I viaggiatori indiani sono più coinvolti nell’ecoturismo e nella sostenibilità rispetto ai loro omologhi globali. Sono aperti a tutti i tipi di esperienze, dal lusso all’eco-avventura. E, naturalmente, spendono molto. Non sono sorpresa che molte destinazioni, dall’Asia all’Europa, fino al Medio Oriente e agli Stati Uniti, li stiano inseguendo”.

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