Business, udito e tutto quello che sta nel “mezzo”: sono queste le parole con cui si presenta Udibox, stella polare del mondo degli apparecchi acustici che parla italiano e società che ha iniziato come agenzia di marketing, per poi calarsi appieno nel ruolo di disruptor delle protesi uditive: si è inventata la piattaforma online di vendita CIAO e diverse altre soluzioni per digitalizzare la sua scena di riferimento. Il Ceo Antimo Verrone ci ha raccontato la storia di successo della sua creatura, tra sfide affrontate e direzioni da prendere per il futuro.
Come inizia la storia di Udibox?
La nostra avventura nasce più di 14 anni fa come agenzia di marketing e comunicazione per le piccole e medie imprese. Sin dall’inizio, abbiamo instaurato collaborazioni proficue con aziende nel settore dell’audioprotesi, ottenendo risultati eccellenti che ci hanno spinto ad approfondire la conoscenza di questo mercato al fine di soddisfare appieno le loro esigenze. Nel corso degli anni, abbiamo costantemente affinato l’expertise per questo settore, fino a specializzarci come unica agenzia di marketing verticalizzata per il settore audioprotesico, che si rivolge sia ai centri acustici che agli audioprotesisti indipendenti.
Oggi ci posizioniamo sul mercato come una realtà che offre supporto completo e personalizzato ai professionisti dell’audioprotesi in ogni fase, dalla definizione della strategia all’operatività. Questo include la pianificazione dei budget marketing, la fase di start up di un centro acustico, la creazione di materiali pubblicitari, l’implementazione e il monitoraggio delle campagne, lo sviluppo di piattaforme e-commerce fino ad arrivare alla gestione delle relazioni con i clienti. In altre parole, ci impegniamo a supportare i nostri clienti nel raggiungimento dei loro obiettivi aziendali, diventando a tutti gli effetti il loro ufficio marketing in outsourcing.
Qual è il tuo background di provenienza, e come descriveresti la mission dell’azienda?
Ho iniziato la mia carriera nel 2008 presso Audibel, retail di Starkey, multinazionale statunitense nel settore degli apparecchi acustici. Dopo due anni, ho intrapreso il percorso post-laurea in Led presso la Luiss, quest’anno segna anche l’inizio della mia avventura imprenditoriale. Nel 2010, infatti, ho lanciato la mia prima start-up, Stampatello.it srl, azienda di consulenza marketing online rivolta alle piccole imprese. Nel 2012, invece, ho fondato Udilab srls, azienda di marketing e comunicazione specializzata nel settore audioprotesico. Nel 2014 lascio la guida di Udilab, che oggi si chiama Udibox, e accetto la sfida di rientrare nel mondo delle multinazionali, assumendo il ruolo di Marketing Manager di GN Italia, la filiale italiana della multinazionale danese GN, produttore di apparecchi acustici, realtà con la quale ancora oggi va avanti un proficuo rapporto di collaborazione.
Nel 2022 dopo l’Emba alla Sda Bocconi, rientro in Udibox con il ruolo di Ceo, con una mission ben chiara: digitalizzare il business model degli apparecchi acustici. La nostra vision è incentrata sulla promozione di un approccio completamente online, consentendo ai pazienti di gestire l’intero processo di riabilitazione uditiva da remoto in tutte le sue fasi: dal classico test dell’udito, alla scelta dello specialista per il primo controllo fino all’acquisto degli apparecchi acustici e alla gestione completa della fase di post-vendita. L’obiettivo è di offrire ai pazienti ipoacusici un’esperienza integrata e accessibile, sfruttando al massimo le possibilità offerte dalle nuove tecnologie.
Quanto è difficile digitalizzare il settore audioprotesico, e perché?
Può risultare estremamente complesso per diverse ragioni. Innanzitutto, la sfida principale risiede nell’età media elevata del target di riferimento. Questo segmento potrebbe sentirsi meno a suo agio nell’utilizzo di piattaforme digitali, preferendo approcci più tradizionali. Oltre all’aspetto demografico, possono emergere alcune criticità legate alla gestione dei flussi. La digitalizzazione, infatti, richiede una ristrutturazione dei processi, e ciò può comportare difficoltà di adattamento per chi non è adeguatamente attrezzato.
Un altro fattore critico è la mancanza di competenze digitali. Molte aziende nel settore potrebbero non possedere il know how necessario per implementare in modo efficace soluzioni online, rendendo difficile il passaggio al digitale. Queste sono le ragioni per cui solo una realtà con caratteristiche simili alle nostre avrebbe potuto guidare con successo questa transizione digitale in Italia. La nostra innata propensione al digitale, la lunga esperienza nel settore audioprotesico e il pubblico di riferimento leggermente più giovane a cui ci rivolgiamo, composto principalmente dai baby boomer (età compresa tra i 50 e i 65 anni) con una maggiore predisposizione all’utilizzo delle nuove tecnologie, conferiscono ai nostri clienti un vantaggio distintivo rispetto ai competitors.
Quali sono attualmente gli scogli che penalizzano l’accessibilità ai servizi per ipoacusici in Italia, e come proponete di rimuoverli?
I dati EuroTrak 2022 suggeriscono diversi ostacoli. Uno dei principali è il prezzo degli apparecchi acustici, ritenuto troppo elevato dal 24% delle persone con problemi di udito. Questa percezione sembra derivare, almeno in parte, dalla struttura attuale del modello di business del settore. Attualmente, i pazienti si trovano di fronte a un prezzo complessivo che include sia il costo degli apparecchi acustici che le regolazioni necessarie. Tuttavia, questo approccio non riesce a comunicare in modo efficace il valore intrinseco della tecnologia utilizzata e delle competenze professionali coinvolte. Inoltre, non garantisce la trasparenza richiesta dai pazienti, sempre più interessati a comprendere, senza equivoci, i costi e i benefici associati alla cura uditiva, ed in fine non è in linea con l’attuale quadro normativo e fiscale.
Da parte nostra, con il lanciato del progetto CIAO, proponiamo un riesame del modello di business per consentire una percezione più chiara e positiva da parte dei pazienti riguardo al valore delle professionalità impiegate. Tuttavia, i sondaggi rivelano che non si tratta solo di un ostacolo relativo all’aspetto economico. Molte persone non considerano la propria perdita uditiva abbastanza grave da giustificare l’uso di apparecchi acustici, e il 50% degli intervistati non è consapevole delle conseguenze dell’ipoacusia sulla salute fisica e mentale. A questi fattori si aggiunge la preoccupazione dei pregiudizi, che ne scoraggia l’utilizzo. Per affrontare questi aspetti, riteniamo che la chiave risieda in un approccio comunicativo diverso e innovativo, capace di sensibilizzare l’importanza dell’udito e, al contempo, di smantellare lo stigma sociale ad esso associato.
Attraverso i nostri canali social, con particolare attenzione alla piattaforma TikTok, stiamo adottando uno storytelling diverso, fresco, per diffondere cultura sul benessere uditivo e per ridisegnare l’immagine degli apparecchi acustici. Il nostro obiettivo è contrastare la percezione comune che suggerisce che sia meglio tenerli nascosti. Vogliamo trasformare la prospettiva sugli apparecchi acustici, promuovendoli non solo come dispositivi di supporto all’udito, ma anche come accessori di stile per esprimere la propria personalità e migliorare il benessere complessivo.
Che cos’è il progetto CIAO, e dove risiede la sua innovazione più grande?
CIAO è una nuova e innovativa piattaforma per la vendita di apparecchi acustici, completamente online. I pazienti possono ordinare direttamente dal sito ciaohearing.it e scegliere autonomamente dove effettuare le regolazioni da un elenco di centri acustici partner presenti in tutta Italia. Ma CIAO è più di questo: è un modello di business che permette agli audioprotesisti di adattarsi gradualmente alla digitalizzazione del mercato, senza stravolgere la propria routine lavorativa. Mi piace sottolineare che questo nuovo approccio rappresenta anche un’opportunità per gli affiliati di ampliare il DB senza dover investire in marketing, in quanto l’iscrizione alla rete è gratuita.
A questo si aggiungono altri vantaggi tangibili: i pazienti sono tenuti a pagare in loco per le prestazioni ricevute, ed i centri partner sono liberi di applicare il proprio tariffario. Per rispondere alla seconda parte della domanda, la vera innovazione di CIAO consiste in un cambiamento di prospettiva che vuole far comprendere l’importanza dell’audioprotesista come figura chiave nel processo di recupero dell’udito dei pazienti. A differenza del modello di business tradizionale, dove il prezzo dei servizi viene spesso incluso nel costo degli apparecchi acustici, facendo sembrare marginale il ruolo dell’audioprotesista agli occhi del paziente, CIAO separa chiaramente il prezzo della tecnologia da quello delle prestazioni, lasciando libero l’end user di scegliere l’audioprotesista in base alla vicinanza, competenze, strumentazione utilizzata e costo delle prestazioni tecnico sanitarie.
Che obiettivo vi ponete per i prossimi anni, dove volete arrivare per potervi considerare soddisfatti?
Abbiamo già tracciato la roadmap per i prossimi tre anni: il nostro obiettivo principale è perfezionare le nostre skills tecniche per accompagnare passo dopo passo le aziende del settore audioprotesico nell’evoluzione digitale del loro business model, trasformando radicalmente la percezione del tecnico audioprotesista e degli apparecchi acustici. Vogliamo che la gente non li veda più semplicemente come strumenti medici, ma come accessori di stile e di moda da mostrare con orgoglio. Vogliamo contribuire a rendere la professione del tecnico audioprotesista più rispettata e riconosciuta, proprio come avvenuto per altri settori. Saremo pienamente soddisfatti quando vedremo completato questo processo di cambiamento e quando avremo contribuito a nobilitare ulteriormente questa professione.
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