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L’oro ai massimi storici e Banca d’Italia sorride: dal 2018 il valore della sua riserva è quasi raddoppiato

Se è vero che i titoli tecnologici sono diventati i nuovi beni rifugio, con l’intelligenza artificiale che sta catturando l’attenzione di tutti gli investitori (non sono un caso le performance di Nvidia e di Super Micro Computer tanto per fare alcuni esempi), contestualmente bisogna evidenziare che c’è un altro asset, lui si ampiamente considerato il bene rifugio per eccellenza, che non smette di sorprendere. Stiamo parlando dell’oro. In questi giorni, infatti, le sue quotazioni sono nuovamente schizzate verso l’alto, facendo segnare un nuovo record storico che ha proiettato il metallo prezioso oltre i 2300 dollari l’oncia troy (equivalente a 31,1035 grammi).

Il rally dell’oro e Banca d’Italia

Dettato principalmente dalle attuali incertezze macroeconomiche e geopolitiche, che hanno portato al rialzo altre materie prime, tra cui l’uranio (e i motivi intorno a ciò sono ben noti), il rally dell’oro sorprende principalmente per la sua rilevanza in termini percentuali. Basti pensare che le sue quotazioni sono volate del 25% solamente nell’ultimo mese. Sovrapponendosi, curiosamente, ai massimi storici fatti registrare contestualmente sia dal mercato azionario (con il Ftse Mib che è stata regina d’Europa nell’ultimo trimestre), sia dalle criptovalute, con il bitcoin che ha spazzato via il precedente record e che, peraltro, tra poco affronterà il tanto atteso halving.

Guardando però alle tipologie di investitori, che ovviamente sono completamente diverse (essendo difatti asset praticamente in contrapposizione) il rally dell’oro, che è costante ormai da diversi anni, a giovarne, tra gli altri, sono in particolar modo le banche centrali. E la Banca d’Italia ne è un esempio. Basti pensare che in soli 5 anni l’istituto ha quasi raddoppiato il valore economico delle sua riserva aurea, pari a 2.452 tonnellate (che non è stata oggetto né di vendita né di ulteriori acquisti nell’arco di questi anni).

Infatti, se al 31 dicembre 2018 valeva 88 miliardi di euro, oggi, secondo l’ultima rilevazione risalente a fine febbraio 2024 (che quindi non tiene conto dell’ennesimo recente rally del metallo), ha un valore pari a 147,9 miliardi di euro. Una curiosità? La Banca d’Italia è il quarto detentore di riserve auree al mondo, dopo la Federal Reserve statunitense, la Bundesbank tedesca e il Fondo monetario internazionale.

Ecco, invece, di seguito qual è l’attuale allocazione geografica delle riserve auree della Banca d’Italia.

dati Banca d’Italia

Occhio anche agli altri istituti

In questa direzione, anche altri attori stanno giovando di questo rally dell’oro. Per fare un esempio, secondo quanto evidenziato da Saverio Berlinzani, senior analyst di ActivTrades, diversi istituti centrali in Asia e in alcuni paesi dell’Europa orientale hanno intensificato i loro acquisti di lingotti quest’anno, come la Banca popolare cinese che “ha aumentato le sue riserve auree per il 17° mese consecutivo per un totale di 72,75 milioni di once troy a marzo”. E, in tutto questo, la Bank of America ha previsto che l’oro salirà fino a 3mila dollari l’oncia entro il 2025.

I lingotti d’oro arrivano negli ipermercati

Negli Usa la corsa all’oro è scattata anche negli ipermercati. Nelle ultime settimane, infatti, la catena Costco ha aperto alla possibilità di acquistare, oltre ai tipici prodotti che troviamo in un qualsiasi supermercato, anche i lingotti d’oro, al prezzo di circa 2mila dollari. Andando incontro, peraltro, a una grande richiesta. Infatti, secondo quanto riportato da Forbes, si esauriscono facilmente perché per acquistarli i clienti di Costco utilizzano le promozioni previste dai propri abbonamenti.

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