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Partire da chi produce: come la Lombardia vuole essere protagonista in Europa

Articolo tratto dal numero di aprile 2024 di Forbes Italia. Abbonati!

La Lombardia vuole essere protagonista in Europa. E Guido Guidesi, assessore allo Sviluppo economico della Regione Lombardia, ha ammesso di passare più tempo a Bruxelles che a Roma. “Vogliamo una Ue che ascolti i territori”, ha detto. La Lombardia è la seconda regione europea per Pil: 440 miliardi di euro nel 2022 dopo l’Île de France (783 miliardi) e prima di Alta Baviera, Eastern e Midland in Irlanda, Rodano-Alpi in Francia, Catalogna in Spagna, Düsseldorf, Stoccarda e Darmstadt in Germania.

È la prima regione industriale d’Europa. Supera il Baden-Württemberg e la Baviera. Registra oltre un quinto degli investimenti netti italiani diretti all’estero. Oltre il 60% degli investitori stranieri in Italia ha investito in Lombardia. Lo scorso anno l’export ha superato i 162 miliardi di euro, con una crescita del 19,1%.

La Lombardia in Europa

I dati emersi dal Booklet economia del Centro studi Assolombarda riportano che il suo Pil è cresciuto del 5,5% alla fine del 2023 rispetto al 2019. Il dato è superiore rispetto a quello delle regioni europee simili alla Lombardia per capacità produttiva: Catalogna a 1,1%, Baviera a 0,4% e Baden Wurttemberg ancora a -1%.

“La Lombardia è tra le pochissime a non poter beneficiare dell’autonomia e questo si traduce anche in meno possibilità di sostenere le imprese rispetto ai concorrenti europei, che così possono avvantaggiarsi sul mercato”, spiega Guidesi. “Competiamo e collaboriamo con regioni europee che hanno molte più competenze e risorse rispetto a noi, perché trattengono una parte del gettito fiscale sul territorio e lo mettono a disposizione dello sviluppo. Abbiamo l’esigenza di essere messi nelle loro stesse condizioni: non è una guerra tra regioni, è una corretta richiesta per garantire equità di competizione a livello europeo”.

Quali vantaggi con l’autonomia differenziata

L’autonomia differenziata è in arrivo. Il Senato ha approvato il Ddl Calderoli e ora il testo passerà alla camera. La legge prevede che possano essere attribuite alle regioni a statuto ordinario che ne facciano richiesta condizioni di autonomia su 23 materie, tra cui sanità, istruzione e trasporti. È stata molto contestata non solo dall’opposizione, ma anche da studiosi e rappresentanti locali delle regioni meridionali. I critici sostengono che il disegno di legge potrebbe aumentare il divario tra Nord e Sud. Guidesi, invece, ha commentato così: “L’autonomia conviene a tutte le regioni e non deve avere un peso ideologico o culturale, ma economico. Se il Paese ha l’esigenza che la Lombardia continui a essere locomotiva, deve metterla nelle stesse condizioni dei suoi competitor. Il ruolo di traino che garantisce gettito fiscale e partecipazione al bilancio statale crea opportunità anche per le altre regioni”.

Chimica e automotive

La Regione sta lavorando per avvicinare l’Europa alle imprese e chiede politiche industriali per sostenerle. E sta cominciando dai settori della chimica e dell’automotive. “Vogliamo riportare al centro del dibattito europeo il tema della chimica”, ha spiegato Guidesi, che da qualche settimana è stato nominato presidente dell’associazione Ecrn (European chemical regions network).

“Pensiamo che l’Ue potrà essere competitiva in futuro se punterà ancora su chi produce e il 95% del manifatturiero dipende dalla chimica. Un settore spesso associato a qualcosa di pericoloso o poco sostenibile, ma che si basa prima di tutto su progetti verdi, con grande attenzione alla transizione energetica e ambientale. Rinunciare alla chimica significherebbe dipendere sempre più dall’estero. Per questo il settore ha bisogno di essere rilanciato dal punto di vista istituzionale e del coordinamento di politica industriale. Attraverso l’Ecrn cerchiamo di coinvolgere altri territori e lo facciamo anche con esempi di economia circolare. La nostra sfida è avere progetti sinergici, filiere interregionali e transfrontaliere e ripartire in termini competitivi da ciò che l’Europa sa fare meglio: produrre”.

Neutralità tecnologica

Nei prossimi mesi la Lombardia sarà a capo dei Quattro motori d’Europa, realtà che riunisce le regioni Ue più industrializzate: Catalogna, Rodano-Alpi, Baden-Wurttemberg e Lombardia. “Anche in questo caso si tratta di un’opportunità per mettere a disposizione delle imprese nuovi strumenti e creare progetti di filiere tra diversi territori europei”.

Nel 2025 sarà anche a capo dell’Alleanza delle Regioni Europee dell’Automotive. Le regioni italiane appartenenti all’Alleanza sono nove: Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana, Abruzzo, Molise, Basilicata, Veneto e Umbria; a queste si aggiungono altre 25 regioni europee tra Germania, Spagna e Francia. Questi territori totalizzano un prodotto interno lordo da 5mila miliardi di euro, il 34% del Pil europeo, oltre a rappresentare complessivamente 134 milioni di cittadini europei.

La Lombardia ha iniziato un percorso di difesa della filiera dell’automotive, basato sulla neutralità tecnologica, in risposta alla decisione della Ue di non permettere la vendita di nuove auto  motori a benzina o diesel a partire dal 2035. “L’Europa non deve imporre ai cittadini quale tipo di automobile utilizzare, ma concentrarsi sulla definizione degli obiettivi ambientali, lasciando la libertà sulle modalità di raggiungimento ai singoli territori. La Commissione europea non ha ascoltato i territori, non si è confrontata e ha preso una decisione suicida, consegnando un settore fondamentale per la nostra economia alla Cina. Adesso vogliamo mettere la commissione europea in condizione di potersi confrontare con i territori manifatturieri che parlano una voce unica”.

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