A 52 anni Joan Payden ha lasciato il lavoro e ha svuotato il suo piano pensionistico per avviare la sua società di gestione del risparmio. Quarant’anni dopo, si occupa ancora di investimenti per clienti ultra-facoltosi ed è una delle donne self-made più ricche d’America.
Quando aveva 40 anni, Joan Payden è diventata la prima donna socio di Scudder, Stevens & Clark, una prestigiosa società di investimenti che nel 1997 è stata acquisita da Zurich Group, un colosso assicurativo svizzero, per 1,7 miliardi di dollari. La promozione è stata la ciliegina sulla torta per Payden, una vera pioniera nel suo campo. Ma poi ha capito che sarebbe dovuta arrivare molto prima.
All’epoca la leadership dell’azienda votava una volta l’anno per decidere chi sarebbe diventato partner. “Ho scoperto una cosa interessante: non sono stata eletta al primo scrutinio. Sono stata eletta al quinto, e immagino che il motivo fosse che non giocavo a golf”, ha detto Payden agli studenti del Mendoza Business Program di Notre Dame in un discorso del 2011. “Tenevano i loro incontri annuali in un campo da golf molto grande e prestigioso e, ovviamente, non lasciavano entrare le donne, quindi mi sono seduta in veranda”, ha spiegato.
Ha deciso di andarsene anni dopo, nel 1983, incassando i soldi del suo piano pensionistico e mettendosi in proprio. “Non volevo ritrovarmi a dieci anni [di distanza] ancora nello stesso posto”, ha detto agli studenti di Notre Dame. Ha portato con sé Sandra Rygel, una delle sue colleghe di Scudder, Stevens & Clark, e insieme hanno lanciato la loro società di gestione finanziaria, Payden & Rygel (secondo quanto riferito da alcuni giornali, Rygel l’ha lasciata nel 1988 per dedicarsi ad attività di beneficenza. Non ha risposto a una richiesta di commento di Forbes). È stata una mossa decisamente inattesa da parte di Payden, che racconta come al college sarebbe stata votata come la persona con le più basse probabilità di avviare un’attività. “Molti miei colleghi e amici erano preoccupati per il mio stato mentale”, ha detto nel suo intervento del 2011.
Qual è il patrimonio di Joan Payden
Eppure, negli ultimi 40 anni, Payden ha silenziosamente trasformato Payden & Rygel in uno dei più grandi gestori di denaro privato degli Stati Uniti, con 162 miliardi di dollari di asset in gestione e uffici a Los Angeles (il quartier generale), Boston, Londra e Milano. L’azienda, che si concentra sul reddito fisso e sui mercati globali, ora gestisce le ricchezze di un gruppo di investitori con patrimoni elevati, fondi pensione governativi e aziendali, banche centrali, fondazioni e altro ancora. E, a 92 anni, Payden è sempre al timone con le qualifiche di presidente, amministratore delegato e socio di maggioranza.
“È al massimo del suo acume”, afferma la responsabile dell’ufficio rapporti coi media di Payden, Angela Dailey, che sottolinea come Joan non abbia intenzione di cedere il posto in un futuro prossimo. Payden, che rifugge i riflettori e ha parlato solo con un paio di giornalisti durante i suoi 60 anni di carriera, ha rifiutato di fornire commenti per questo articolo.
Dopo avere più che raddoppiato il patrimonio gestito negli ultimi dieci anni, Payden è entrata quest’anno nella lista di Forbes delle imprenditrici self-made di maggior successo al mondo. Il suo patrimonio, stimato in 700 milioni di dollari, deriva in gran parte dalla sua quota di controllo nell’azienda, che Forbes valuta circa 1,2 miliardi di dollari. Il resto della società è di proprietà del senior management. Secondo i calcoli di Forbes, Payden possiede anche altri beni per circa 100 milioni di dollari, tra cui una casa da quasi 4 milioni di dollari sul lungomare di Santa Monica. Appassionata filantropa, nel corso degli anni ha anche donato milioni in beneficenza, tra gli altri a santuari per animali (ama i gatti), a cause cattoliche e alla sua alma mater, il Trinity College, un’università femminile cattolica di Washington, Dc che oggi si chiama Trinity Washington University.
La storia di Joan Payden
Payden è nata a Derby, nel Connecticut, nel 1931, ma ha trascorso gran parte della sua adolescenza all’estero, a Jakarta, in Indonesia, dove suo padre, un ingegnere diventato pilota di caccia della Prima guerra mondiale, era stato assegnato come dirigente alla Union Carbide, un’azienda chimica poi acquisita da Dow Chemical nel 2001. Dopo quasi dieci anni in Indonesia, la famiglia era tornata negli Stati Uniti in tempo perché Joan e suo fratello minore William (deceduto nel 2013) finissero la scuola superiore in un sobborgo nel nord dello stato di New York. Ha poi frequentato il Trinity College, dove nel 1953 ha conseguito una doppia laurea in matematica e fisica, cosa piuttosto insolita per le donne dell’epoca, afferma la presidente del Trinity Patricia McGuire.
Il suo primo lavoro fu come ingegnere per un’azienda che costruiva raffinerie di petrolio nel New Jersey. “Il giorno in cui sono entrata c’erano 600 giovani ingegneri e quattro di loro erano donne”, ha detto nel discorso di Notre Dame. “Ho pensato che fosse una proporzione abbastanza buona”. Payden amava il lavoro, ma tre anni dopo fu devastata dal licenziamento cui andò incontrò insieme a 300 suoi colleghi. Questo momento finì per essere un punto di svolta nella sua carriera. Le competenze di Payden in matematica l’hanno aiutata a ottenere un lavoro in Merrill Lynch come socio junior, con una paga molto inferiore rispetto a quella del suo incarico precedente. Due anni dopo si è trasferita a Los Angeles per lavorare per Scudder, Stevens & Clark, dove è stata inserita in un team che gestiva i portafogli a reddito fisso delle grandi istituzioni.
“Allora c’erano molte sfide. Una di queste era essere una donna”, ha detto Payden nel 2011. Ma c’erano anche opportunità: all’epoca, ai fondi pensione aziendali e ai fondi statali era vietato investire in azioni, quindi ci si concentrava sul reddito fisso. “L’ho trovato molto emozionante”, ha detto Payden. “Oggi, a volte, è difficile spiegare alla gente che le obbligazioni sono molto interessanti, e a volte più entusiasmanti delle azioni”.
La nascita di Payden & Rygel
È su questo che Payden e la sua partner hanno deciso di concentrare la loro attenzione quando hanno lanciato Payden & Rygel nel 1984. “La sua visione era quella di far crescere questa società del reddito fisso indipendente e di livello mondiale”, spiega il direttore finanziario e socio amministratore Brian Matthews, che Payden ha reclutato dalla società di investimenti newyorkese Brown Brothers Harriman due anni dopo avere fondato l’azienda. Collegato a Payden da un amico di famiglia, aveva messo in conto soltanto di incontrarla di sfuggita durante una sua visita a New York, ma alla fine si è fatto convincere a lasciare il suo lavoro a Wall Street. “Proprio il modo in cui si presenta… Ha questo entusiasmo contagioso, questo ottimismo”. Matthews ricorda di essere rimasto colpito dal fatto che, quando arrivò, l’azienda aveva solo cinque dipendenti, ma circa 2 miliardi di dollari di asset in gestione, grazie in gran parte ai clienti che erano rimasti con Payden dalla sua precedente azienda. Ma Payden “macinava chilometri”, intanto, sempre alla ricerca di potenziali clienti e provando a “farsi conoscere da tutti”, spiega Matthews.
L’azienda ha sempre fatto leva su un focus internazionale ed è stata precoce nello sviluppare strategie obbligazionarie globali. Nel 1992 ha lanciato una famiglia di fondi comuni di investimento. Sei anni dopo ha aperto il suo primo ufficio internazionale a Londra, insieme a una versione offshore della sua attività di fondi comuni di investimento in Irlanda. Nello stesso anno ha costituito una joint venture con la Metzler Bank, la più antica banca privata tedesca.
Una gestione dal tocco personale
Oggi la società ha 45 fondi a reddito fisso, oltre a tre fondi azionari. Tra i più popolari ci sono il Payden Limited Maturity Fund e il Payden Emerging Markets Bond Fund, che hanno registrato rendimenti rispettivamente del 6% e dell’11% per l’anno terminato il 30 aprile. In generale, però, Payden & Rygel si distingue come un solida offerta a basso rischio per integrare un portafoglio diversificato, afferma David Little, analista di Morningstar. “Sono adatti agli investitori più cauti nei confronti dei tassi di interesse”, spiega Little, che ha a che fare con Payden & Rygel da anni. “Potresti non utilizzare questa strategia come portafoglio obbligazionario principale, ma per quegli investitori che desiderano generare reddito con una bassa volatilità è l’ideale”.
Inoltre, essendo una società più piccola e di proprietà indipendente, in un settore dominato da aziende del calibro del colosso Fidelity di Boston (con 4.900 miliardi di dollari di asset in gestione), Franklin Templeton Investments (1.460 miliardi di dollari) e Blackstone (1.000 miliardi), è in grado per offrire un tocco più personale, secondo Matthews. “Non abbiamo azionisti esterni. Ciò significa che possiamo decidere qual è il modo migliore per procedere, e questo ci mette davvero fianco a fianco coi nostri clienti, perché non serviamo nessun altro”, afferma.
L’impegno per la Trinity University
Sebbene si sia fatta un nome nella gestione del denaro, Payden ha costruito la sua eredità a cinque chilometri dal Campidoglio degli Stati Uniti, nel quartiere Brookland di Washington, Dc. È lì che si trova il modesto campus della Trinity University, con i suoi duemila studenti. L’ex alunna Payden ha finanziato il Payden Academic Center, una struttura di 7.500 metri quadrati che comprende un mix di aule e laboratori all’avanguardia, con una donazione di 10 milioni di dollari nel 2013: è stato il primo nuovo edificio costruito dalla scuola dopo più di 50 anni.
Payden si è dedicata al Trinity da quando si è laureata qui, più di 70 anni fa. È entrata a far parte del consiglio di amministrazione negli anni ’80 e ha dato un contributo cruciale nella trasformazione dell’università negli ultimi anni, secondo Patricia McGuire, presidente di lunga data del Trinity. Fondato nel 1897 dalle suore di Notre Dame de Namur, primo college cattolico femminile degli Stati Uniti, il Trinity ha avuto problemi negli ultimi decenni, quando i college americani hanno iniziato a diventare misti e le domande per i college femminili come il Trinity sono crollate.
Un aiuto alle minoranze etniche
“Dovevamo capire se ci fosse un futuro per la scuola, in un momento in cui c’erano così tante opzioni miste vicino a Washington: Georgetown, George Washington University e così via”, spiega McGuire, che racconta come lei e Payden abbiano iniziato ad affrontare la questione negli anni ’80, quando erano entrambe nel consiglio di amministrazione dell’ateneo. Maguire divenne presidente della scuola nel 1989. Trovarono una soluzione: “Abbiamo deciso di tendere una mano alle donne della città che avevano molto bisogno di questo tipo di istruzione. E sono donne a basso reddito, perlopiù donne di colore”.
Il corpo studentesco del Trinity è passato dall’essere “prevalentemente bianco, cattolico, di aree residenziali”, a uno dei pochi college ufficialmente designati come “istituzione scolastica prevalentemente nera” (il 56% della popolazione studentesca è nera) e “istituzione di servizio per gli ispanici” (30%). Oltre il 70% degli studenti riceve borse di studio federali Pell e il costo medio, al netto degli aiuti finanziari, è di 12mila dollari all’anno. Tuttavia, la scuola sta lavorando per ridurre le tasse scolastiche, poiché le donne nere hanno in media il debito studentesco più alto di qualsiasi gruppo demografico.
“Joan ha abbracciato questo cambiamento. Ha detto: ‘Questo è ciò che Trinity dovrebbe fare’”, afferma McGuire. In qualità di principale donatore della scuola, Payden ha avuto un impatto enorme sui cambiamenti avvenuti al suo interno, compreso il miglioramento dei programmi Stem, afferma McGuire. Negli ultimi anni l’istituto ha ricevuto sovvenzioni dalla Fondazione Mellon e dall’Howard Hughes Medical Institute. “Per una piccola scuola come Trinity, ricevere una donazione multimilionaria cambia tutto”, spiega. “Penso che molto spesso leggiamo di queste massicce donazioni da 50 milioni o 100 milioni o 300 milioni di dollari a grandi istituzioni d’élite che sono già piuttosto ricche, ecco, e io sono qui a battere il pugno sul tavolo” (l’attuale dotazione finanziaria della Trinity è di 35 milioni di dollari, contro i 3,3 miliardi della vicina Georgetown University).
L’impegno per l’istruzione
Ma Payden aiuta anche le scuole più grandi. Infatti, fa parte dei consigli di amministrazione di altre quattro università: la University of Southern California, la Loyola Marymount University, l’Occidental College e la Anderson School of Management della Ucla. Nel 2015 ha donato 5 milioni di dollari per sostenere un’iniziativa dedicata alla preparazione al college degli adolescenti svantaggiati di Los Angeles. Ha anche donato ad altre scuole, come il Los Angeles Valley College e l’Università del Colorado di Boulder, dove aveva studiato il suo defunto fratello.
“È una paladina dell’istruzione“, afferma Eric Esralian, professore alla Ucla e capo della divisione Vatche e Tamar Manoukian per le malattie digestive dell’università. Presentato a Payden tramite un amico circa 15 anni fa, Esralian la descrive come una “amica intima” e un “mentore”. Fanno entrambi parte del consiglio di amministrazione della Anderson School of Management dell’Ucla (Payden è una delle due donne in un consiglio di 22 persone). Payden si è anche offerta volontaria per aiutare con la divisione delle malattie digestive quando Esralian stava istituendo un consiglio consultivo.
“Penso che Joan abbia la prospettiva di qualcuno che non è dentro il mondo della medicina, ma con parenti che hanno avuto a che fare con le cure sanitarie”, spiega Esralian riguarda all’interesse di Payden per la sua divisione, specializzata nella ricerca e nel trattamento contro le malattie digestive debilitanti e mortali. “Suo fratello, che per lei era tutto, è morto di melanoma. E la ricordo parlare dell’esperienza di paziente e dell’esperienza di familiare. Le frustrazioni di essere una paziente e un’attivista che sostiene i diritti dei pazienti sono sempre state in primo piano per lei”.
Chi erediterà la fortuna di Joan Payden
In assenza di legami familiari diretti, Payden ha intenzione di donare una parte significativa della sua fortuna in beneficenza, secondo una persona a lei vicina. Suo fratello William ha lasciato in eredità una somma non precisata a Trinity, che ha contribuito a finanziare il laboratorio di simulazione infermieristica dell’università. Trinity ospita anche la collezione di modellini di aerei di William. Era un collezionista appassionato di tutto, dalle automobili ai cimeli sportivi, e in vita aveva avuto persino un piccolo museo personale a Los Angeles, secondo McGuire. Payden è stata l’esecutrice testamentaria.
È noto che Payden segue un semplice principio guida. “Le due parole che mi hanno davvero colpito sono ‘passione’ e ‘impegno’”, ha detto nel 2016 all’inaugurazione del Payden Academic Center (chiamato così in onore di suo fratello e dei suoi genitori). “Come potete immaginare, nella mia esistenza e nella mia vita professionale le persone mi chiedono sempre cosa determina il successo. Cosa cerchi nelle persone che assumi? Qual è il loro quoziente intellettivo? E io dico che, per quanto mi riguarda, ci sono solo due parole: ‘passione’ e ‘impegno’”.
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