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Cultura

Dal manifesto firmato da Gianmarco Chieregato al cortometraggio animato: le novità della terza edizione del Capalbio Film Festival

Torna a Capalbio, da giovedì 19 a domenica 22 settembre, il Capalbio Film Festival diretto da Steve Della Casa e Daniele Orazi.  La manifestazione, arrivata alla terza edizione, è organizzata da Fondazione Capalbio, con il sostegno del Comune di Capalbio e con il Patrocinio di Regione Toscana.

Quest’anno l’immagine ufficiale del Festival è firmata dal fotografo Gianmarco Chieregato. A lui è affidata la realizzazione del manifesto, così come avvenne per la prima edizione con Marco Delogu e nel 2023 con Vincenzo Marsiglia. Sarà sua la Mostra che inaugurerà dal 15 settembre negli spazi espositivi del Frantoio, aperta al pubblico e visitabile per tutta la durata di Capalbio Film Festival.

Chi è Gianmarco Chieregato

Gianmarco Chieregato è un fotografo ritrattista con una lunga esperienza, noto per la capacità di catturare volti e momenti spontanei, che definisce “rubati”. La forza dei suoi ritratti sta nell’immediatezza con cui raccontano il soggetto. Le sue immagini offrono uno sguardo sulle persone, mescolando realtà e interpretazione. La foto del manifesto, scattata a New York nel 2014 e intitolata “Verso la luce”, riflette questo equilibrio, fissando un istante che si apre a diverse letture, come accade nel cinema.

Durante la sua carriera, Chieregato ha realizzato progetti a sostegno di cause sociali e umanitarie. La mostra di Capalbio sostiene l’associazione Europa Donna, impegnata nella prevenzione del tumore al seno

Così Gianmarco Chieregato spiega che l’obiettivo che lo guida in ogni suo lavoro è quello di volere che le persone nel rivedersi si piacciano. “Gli scatti più belli? Quelli in cui gli occhi dei protagonisti ti dicono qualcosa di speciale. Scatto fotografie da quando ero bambino e la fotografia è sempre stato il mio amore più grande, potente come una passione adolescenziale, dove sofferenza e gioia si alternano sempre come nella ruota di una giostra. Quando ho di fronte una persona da ritrarre cerco sempre nel volto, nel corpo, nelle mani, un elemento che vada oltre lo sguardo, che mi permetta di farla diventare se non più bella sicuramente più interessante. Spesso non arriva tutto facilmente, bisogna parlare, osservare, girare intorno, provare e riprovare ma quando nelle mie immagini qualcuno si ritrova come avrebbe desiderato essere, vuol dire che sono riuscito a vedere bene e a quel punto sono felice”.

A Few Houses for Anaïs

Partendo dal tema principale del festival, che si concentra su racconti e sceneggiature dal libro al cinema, quest’anno i film alla Sala Tirreno di Borgo Carige saranno preceduti dal corto animato in stop motion A Few Houses for Anaïs, realizzato da Ago Panini, Antonio Di Peppo, Guido Morozzi e Nicola Tescari. Il corto racconta il viaggio di una mano bidimensionale che esplora un mondo tridimensionale, rifiutando di rimanere confinata su un foglio e cercando libertà. La mano, ignorata o trattata come un intralcio, si ribella, esplorando il mondo e trasformandosi in altro.

Giovedì 19 settembre, per l’apertura del festival, Nicola Tescari, compositore e pianista, sarà in sala per presentare il corto, e un estratto di un minuto verrà proiettato ogni giorno prima dei film.

Il progetto è nato tra Milano, Parigi e Roma. Ago Panini ha spiegato: “Tutto è iniziato quando Nicola Tescari, amico e collaboratore di lunga data, mi ha proposto di realizzare un video per il suo brano A New Houses, tratto da And Then. Abbiamo ascoltato insieme il pezzo più volte e siamo stati entrambi affascinati dall’idea delle dita che eseguono azioni: non solo suonano i tasti del pianoforte, ma interagiscono anche con oggetti quotidiani come mattoncini di Lego, posate, piatti e bicchieri. Le mani, con le loro cinque dita, sono estensioni periferiche del nostro intelletto, strumenti essenziali e talvolta autonomi del nostro esprimersi. Da qui è nata l’idea di una mano che si stacca dal corpo, decisa a esplorare, a giocare secondo regole non convenzionali. La scelta della tecnica da utilizzare è stata fondamentale: doveva essere agile, permettendoci di essere creativi e leggeri. Condividendo una passione per lo stop motion e per i film ‘non convenzionali’, insieme ad Antonio di Peppo e Guido Morozzi ci siamo lanciati in questo progetto”.

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