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Cultura

Capalbio Film Festival 2024: l’edizione che ha fatto spazio ai maestri del cinema italiano

Di Claudia Catalli
Marco Tullio Giordana in apertura, Mario Martone protagonista di un talk. È un’edizione che ha fatto spazio ai maestri del cinema italiano, il Capalbio Film Festival 2024, diretto da Steve della Casa e Daniele Orazi, di cui è responsabile organizzativa Maria Paola Piccin.
Promosso e organizzato da Fondazione Capalbio, presieduta da Maria Concetta Monaci con il sostegno del Comune di Capalbio guidato dal sindaco Gianfranco Chelini, e il patrocinio della regione Toscana. Il festival ha visto alternarsi sul palco anche volti e talenti femminili. Dalla madrina Margherita Buy alla premiata sceneggiatrice Giulia Calenda, passando per le attrici Sonia Bergamasco e Valentina Bellè che hanno inaugurato il festival nella serata di apertura.

Mario Martone e il rapporto tra cinema e letteratura

L’incontro con il pubblico di Mario Martone, in particolare, è stata l’occasione di riflettere sul rapporto tra cinema e letteratura nei suoi film, specie pensando a titoli come Il giovane favoloso su Leopardi, L’odore del sangue dalle pagine di Goffredo Parise, Nostalgia tratto dall’omonimo romanzo di Ermanno Rea. In attesa del suo prossimo film Fuori incentrato sulla scrittrice Goliarda Sapienza, il regista e sceneggiatore napoletano ha parlato del suo rapporto con le scrittrici: “Ho sempre avuto un forte legame con i libri e con le scrittrici. Ho scritto Morte di un matematico napoletano (Gran premio della giuria alla Mostra del cinema di Venezia, ndr) con Fabrizia Ramondino. Fu lei a darmi il libro di Elena Ferrante L’amore molesto, invitandomi a leggerlo, e aveva ragione. Si è accesa un’immediata voglia di farne un film. Sono attratto dalle cose belle e oblique, alcuni amici produttori mi hanno proposto dei romanzi più semplici, ma se non scatta una molla misteriosa preferisco non farli”.
Ha firmato invece Nostalgia, tratto da “un romanzo quasi impossibile da trasporre al cinema, un testo pieno di riflessioni saggistiche. È stato un gran lavoro, condiviso con Ippolita Di Majo”. Ancora più intensa, anni fa, la lavorazione per Noi credevamo, ambientato durante il Risorgimento e tratto dal romanzo di Anna Banti: “Dovevamo essere inattaccabili dal punto di vista storiografico, nella scrittura con Giancarlo De Cataldo. La ricostruzione è importante, ma io rifuggo dal presepe. Quando faccio film storici, mi interessa soprattutto far rivivere il passato, rievocarne i fantasmi”.

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