Articolo tratto dal numero di dicembre 2024 di Forbes Italia. Abbonati!
Uno champagne unico nel suo genere, che nasce da pregiate uve Pinot Nero e Chardonnay e si impreziosisce grazie alla cura meticolosa di persone che se ne prendono cura dall’inizio alla fine, per portare nella bottiglia e nel calice i valori che rappresentano il territorio dell’Aube, nel cuore della Francia. Comte de Montaigne ha sempre sposato una filosofia produttiva orientata all’eccellenza e al rispetto di una storia che affonda le radici nel XIII secolo.
L’approccio etico
Stéphane Revol, oggi alle redini di una famiglia che ha saputo da subito produrre uno champagne molto diverso dagli altri, oggi dà nuova continuità a un approccio etico e al tempo stesso contemporaneo. “Comte de Montaigne è prima di tutto un territorio, vigne, uve e uomini che da generazioni ci mettono il cuore”, dice. “Una storia lunghissima che narra di tradizione e volontà, ma anche di forza e riscatto, per riconquistare quel ruolo da protagonista che abbiamo saputo ritagliarci tanto tempo fa”. Grazie alla lungimiranza e alla determinazione, la sue cuvée si sono affermate in Francia e nel mondo, consentendo al terroir della Côte-des-Bar di divenire un’origine riconosciuta e apprezzata.
La storia
Proprio la Côte-des-Bar nell’Aube, regione unica per storia, arte, clima, natura e paesaggi, rappresenta la vera culla dello Champagne. L’origine delle bollicine più famose al mondo risale al XIII secolo, quando il primo ceppo di Chardonnay di tutta la Francia venne piantato nella Côte-des-Bar, dove oggi si trovano i 40 ettari di vigneti della maison.
Una storia di cui si trova una suggestiva testimonianza a Troyes, il capoluogo dell’Aube, nella chiesa di Santa Maddalena. In una delle sue vetrate è raffigurato il Comte de Champagne, Thibaut IV, di ritorno dalle Crociate, nell’atto di donare al cardinale di Troyes la prima barbatella di Chardonnay, raccolta a Cipro. Ci sono voluti però oltre sei secoli e una rivolta popolare per legittimare l’uso della denominazione ‘Champagne’ da parte delle bollicine dell’Aube. Il motivo per cui la vicina regione della Marne è sempre stata erroneamente associata all’origine dello Champagne è infatti che i suoi produttori capirono per primi le potenzialità del vitigno di Chardonnay e impedirono per secoli ai vignerons dell’Aube di utilizzare la denominazione e commercializzarlo.
Tradizione e contemporaneità
La visione della scena raffigurata nella cattedrale di Troyes, insieme alla storia di famiglia raccontatagli dal padre quando aveva 12 anni, ispirò Revol, facendo nascere in lui la voglia di dare nuovo lustro al valore storico della maison. Oggi, sotto la sua guida, Comte de Montaigne rappresenta un connubio tra tradizione e contemporaneità. L’unicità delle cuvée della maison inizia dal territorio in cui vengono coltivate le uve (60% Pinot Noir e 30% Chardonnay): la Côte-des-Bar beneficia di un microclima ideale e di un terreno con una particolare composizione minerale, mentre l’esposizione al sole limitata e il sottosuolo argilloso-calcareo svolgono una funzione termoregolatrice e protettiva delle radici del vigneto. Il tempo è un altro elemento fondamentale. Le cuvée Comte de Montaigne seguono un lungo processo di produzione, che dura 55 mesi e permette di ottenere una bollicina elegante, complessa e golosa.
I criteri di eco-sostenibilità
Ma per fare un grande champagne tutto questo non basta. I vigneti vanno trattati con cura, anno per anno, seguendo metodi rigorosi, tramandati di generazione in generazione, ma soprattutto mettendoci sempre cuore e impegno. “È madre natura a decidere cosa far accadere in vigna, il nostro compito è affiancarla per cercare di preservare le peculiarità delle uve. Un lavoro svolto seguendo rigorosamente i criteri di eco-sostenibilità, seguendo una filosofia che consente di lavorare con passione, nel rispetto del senso di libertà che la natura esprime giorno dopo giorno,” sottolinea Revol. Il rispetto della natura rientra in un approccio etico che rispecchia i valori di un’azienda che guarda al futuro, senza perdere mai di vista il passato.
In quest’ottica si colloca il lancio di Célébration, una collezione che, con il suo design, rende omaggio al francobollo come simbolo di autenticità e ritorno alle origini. “L’epoca dei social è basata su ritmi troppo elevati, che spesso ci portano a trascurare la componente sentimentale. In questo mondo iperconnesso e super tecnologico, abbiamo bisogno di maggiore autenticità e calore umano”, dice Revol. “La mia idea è stata tracciare un legame tra le radici dello Champagne e quelle di un modo di comunicare basato sull’emozione e sul piacere dell’attesa”. Il coinvolgimento dell’artista Giò Martorana, fotografo professionista dal 1981, ha originato un’armonia creativa che ha dato vita al packaging di ispirazione quasi futurista, che ha reso la cuvée originale e riconoscibile.
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