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Perché l’Artico può diventare la nuova frontiera della geopolitica e dell’economia globale

La sicurezza del pianeta e gli equilibri geopolitici che ne determinano la stabilità hanno una nuova frontiera: l’Artico, una regione che apre a opportunità economiche senza precedenti. Basta dare un’occhiata all’atlante geografico: gli stati artici sono il Canada, la Danimarca (con la Groenlandia parte integrante del Regno), la Finlandia, l’Islanda, la Norvegia, la Russia, la Svezia e gli Stati Uniti. Ecco perché, tra i fenomeni destinati a ridisegnare gli equilibri planetari, la questione artica si impone come snodo strategico richiedendo un approccio inesplorato anche alle attività di Intelligence.

Emanuela Somalvico, direttore dell’Osservatorio di Intelligence sull’Artico, nato su iniziativa della Società italiana di intelligence (Socint) e vicedirettore del Corso di alta formazione in Intelligence dell’Università Mediterranea è una delle massime esperte italiane sul tema.

Emanuela Somalvico

“La battaglia per la supremazia nell’#Artico si sta scaldando”, spiega l’autrice di Prospettiva Artico, Nuove sfide per l’Intelligence (Edizione Fondazione Margherita Hack, 2024), “e il territorio polare sta rapidamente mutando aspetto e con esso cambiano le prospettive di interesse e gli attori in campo. Le conseguenze del surriscaldamento globale, nel modificare le caratteristiche geografiche del territorio, hanno contestualmente contribuito a rendere più agevole la possibilità di accedere alle materie prime (terre rare, minerali, gas e petrolio) oltre a rendere sempre più concreta l’ipotesi dell’apertura di nuove vie marittime commerciali e di un maggiore afflusso turistico, con le relative implicazioni per l’economia globale.

“Un ambito di estrema rilevanza economica è anche quello della pesca, rappresentando il mare Artico già oggi un bacino fondamentale anche per la Cina, primo importatore di pesce al mondo. Ricco di risorse minerarie e materie prime, l’Artico è, infatti, diventato un perno per la sussistenza energetica dell’Europa, potendo garantire una maggiore indipendenza per quanto riguarda l’approvvigionamenti di materie prime strategiche per la transizione ecologica e digitale. La strategia europea per l’Artico mira, infatti, a realizzare un approccio onnicomprensivo, volto anche ad implementare la politica marittima integrata europea e gli aspetti securitari, nonché a tutelare il ruolo geopolitico strategico dell’Artico, senza perdere di vista la tutela del delicato ambiente polare”.

Questo vuol dire un forte sviluppo infrastrutturale per la realizzazione di progetti e attività nelle aree polari terrestri e marittime. Quindi investimenti importanti.

“A fronte di cambiamenti tanto significativi, l’Artico rischia di trasformarsi in una frontiera di scontro, non solo in riferimento a veri e propri potenziali scenari bellici per il controllo territoriale e marittimo, ma anche per gli interessi da parte di entità statuali e di attori non statuali, tramite attività ostili condotte ‘a bassa intensità’, anche su piani multilivello. E’ alla luce di tali tensioni ed incertezze che nell’ottobre 2023, in occasione dell’apertura dell’ultima giornata dell’Arctic Circle Assembly tenutasi a Reykjavik, l’Ammiraglio Rob Bauer, a capo del Military Committee della Nato, ha dichiarato possibili futuri conflitti militari nell’Artico, evidenziando come l’Alleanza atlantica debba acquisire la consapevolezza di dover essere preparati per eventi del tutto. Se la Federazione russa, infatti, è tornata a militarizzare il “proprio” Artico, anche esercito e marina statunitense hanno diffuso un primo piano strategico per riconquistare il dominio dell’Artico, chiedendo agli alleati Nato un rinnovato impegno nel ‘High Nord’. D’altra parte, l’entrata nella Alleanza Atlantica di due Stati Artici, Svezia e Finlandia, rende chiaro come gli equilibri siano cambiati. Ciò è palpabile anche nella recente sottoscrizione, nel luglio 2024, del ‘ICE Pact’ (Icebreaker Collaboration Effort) tra Stati Uniti, Canada e Finlandia per lo sviluppo e la costruzione congiunta di nuove unità rompighiaccio, fondamentali per assicurarsi una presenza costante nei mari del nord. Proprio il Canada poi, il secondo Paese artico più grande per estensione e per chilometri di coste che si affacciano sul Mare Artico, nel dicembre 2024 ha pubblicato una nuova Arctic Foreign Policy che dimostra la volontà di porsi quale interlocutore principale per la comunità internazionale, nella piena consapevolezza della crescente importanza che l’Artico sta acquisendo quale nuovo ambito di contesa ed opportunità”.

Nel libro sono delineati anche i contorni di possibili minacce ibride che allargano a dismisura i contorni di un’area grigia in cui potranno muoversi contestualmente interessi legati allo spionaggio industriale e criminalità organizzata internazionale, aumentando il rischio di attività di riciclaggio e penetrazione economica nell’Artico. Pericolo imminente?

“Sullo sfondo di una situazione complessa ed in divenire, il ruolo dell’intelligence assume un’importanza decisiva per analizzare possibili scenari e saperne valutare le conseguenze, a tutela dell’interesse nazionale delle diverse realtà statuarie dell’Artico e dei comuni interessi per la sicurezza, anche delle popolazioni artiche. È opportuno studiare la complessità del panorama artico in tutti i suoi aspetti allo scopo di intellegere gli effetti, le connessioni e le opportunità che prospetta. In questo panorama l’Italia (che dal 2013 è Membro permanente osservatore del Consiglio artico e vanta fin dalla fine dell’’800 validi esploratori, studiosi ed esperti nella ricerca polare) può rivestire un ruolo significativo anche nell’accrescimento del patrimonio conoscitivo fondamentale per intercettare e prevenire criticità, rischi e opportunità della nuova prospettiva dell’Artico. Anche nell’ottica della tutela dell’interesse nazionale e alla luce dell’esperienza nel contrasto alla penetrazione economica e nel tessuto sociale da parte della criminalità organizzata”.

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