Articolo tratto dal numero di gennaio 2025 di Forbes Small Giants. Abbonati!
di Mirko Crocoli
Classe ’69, nato nel Queens da Lidia e Felice, genitori ristoratori, Joe Bastianich non è soltanto un personaggio televisivo: imprenditore di successo e musicista, la sua carriera inizia a Wall Street dopo gli studi universitari, per tuffarsi nel mondo dell’enogastronomia partendo proprio dall’Italia. Nei primi anni ’90 apre il suo primo ristorante: Becco, a New York, nel Theather District. A seguire dà alla luce più di 20 ristoranti in tre continenti, tra cui Babbo Ristorante Enoteca, Lupa Osteria Romana, Mozza Osteria e Pizzeria e altri a Singapore, Hong Kong e Messico. Nel 2011, con la famiglia Farinetti, porta negli Stati Uniti Eataly, iniziando da New York, Chicago e Boston, per poi arrivare a Los Angeles, Las Vegas, Toronto e Dallas.ù
Dalla cucina al podcast: tutti i progetti di Bastianich
Con la nascita della sua prima figlia Olivia, approda in Italia e acquista, insieme alla sua famiglia, dei vigneti oggi diventati la Cantina Bastianich, a Cividale del Friuli, che ospita anche Orsone, taverna e B&B. Recentemente, dopo aver passato anni a divulgare il verbo della cultura enogastronomica italiana in America e resto nel mondo, decide di intraprendere il percorso inverso, portando i gusti e i sapori originali del made in Usa in Italia, prima con i Joe’s American Bbq e poi con i Joe’s American Smashburger.
Numerosi i format televisivi nel corso dei decenni che lo hanno visto protagonista: da giudice a Master Chef al medesimo ruolo in Italia’s Got Talent, è stato protagonista anche di podcast come Wine Heroes, in cui è raccolta la storia dei viticoltori italiani. Oppure come Million$, podcast e vodcast prodotto da Dopcast, nel quale Joe, in compagnia dell’amico e socio Tommaso Mazzanti, fondatore de All’Antico Vinaio, intervista personaggi di spicco dell’imprenditoria made in Italy (dallo chef Antonino Cannavacciulo ad Oscar Farinetti, da Silvio Campara, ceo di Golden Goose, al golden boy Nick Di Giovanni, il food vlogger più famoso d’America e tantissimi altri).
Ne abbiamo parlato direttamente con Joe Bastianich.
Torniamo indietro nel tempo: quando ha capito che la ristorazione sarebbe stata il fulcro della sua carriera?
La ristorazione è stata il percorso di tutta la mia vita. Sono figlio di migranti istriani e all’epoca gran parte di essi facevano quel tipo di lavoro. Mio padre era un cameriere, dopo aver conosciuto mia madre ha deciso di aprire il primo ristorante con lei. Sono cresciuto in quell’ambiente. A New York, per l’esattezza nel quartiere del Queens, non vivevo in un mondo molto chic, e quel lavoro era un modo per guadagnare un po’ di soldi per mandare i figli a scuola, pagare l’affitto e vivere.
Sono cresciuto nelle sale dei locali, non si tornava a casa dopo scuola, era il ristorante la casa. I compiti si facevano lì, tra il pranzo e la cena. Post università (primi anni ’90) sono andato a lavorare a Wall Street come investment banker, poi la scintilla da imprenditore. Al rientro da un viaggio in Italia, nel ’91, ho aperto il mio ristorante a New York.
L’Italia come fonte d’ispirazione dunque.
Esattamente. Una moltitudine di esperienze sia nel mondo del vino che del cibo. Sono cresciuto ogni estate in Italia, da Trieste in giù, anche nell’Istria, dove giravo per ristoranti con i miei.
Gestire un brand globale come il suo richiede una grande visione strategica. Qual è il segreto?
Progetto autentico per un cibo autentico, con alle spalle un’esperienza umana altrettanto autentica. Gli ingredienti vengono per primi, poi va presentato tutto nella maniera corretta agli americani, ma anche gestibile a livello imprenditoriale. Un modello di ristorazione che riusciva a monetizzare bene, grazie anche ai tanti anni a reinterpretare i primi wine bar e l’uso degli affettati. Abbiamo aperto la prima ristorazione romana a New York nel 1997, nel 1995 abbiamo sdoganato il primo ristorante di crudo sempre nella Grande Mela. Ho tentato di portare il meglio dell’Italia per il consumo americano, per poi dedicarmi ultimamente all’esatto contrario, ovvero l’American style in Italia, con il must del barbecue e degli Smashburger.
Ha investito anche in settori diversi dalla ristorazione, come il vino. Ci racconti.
Il vino è sempre stata una grande passione personale, specialmente quello italiano, a partire dagli anni Ottanta: un mondo molto diverso rispetto da oggi. Dopo alcune esperienze nel settore, quando nacque mia figlia Olivia nel ’97 ne ho fatta un’attività imprenditoriale. La scelta è caduta sul Friuli Venezia Giulia, ove mi considero ‘adottato’ dalla comunità dei viticoltori del posto – anche perché patria dei migliori vini bianchi. Ho acquistato le prime vigne e dato vita all’azienda agricola Famiglia Bastianich, lanciando il Vespa.
La lungimiranza è stata fondamentale per lei, sia a livello personale che professionale. Se volge lo sguardo al futuro, cosa vede?
Vedo un progetto che unisce la mia grande passione per il food made in Italy e i giovani all’innovazione. Stiamo sviluppando una piattaforma basata sull’intelligenza artificiale che aiuterà i format del food italiano a scalare a livello globale, favorendo la crescita dell’eccellenza gastronomica italiana, mantenendo intatte autenticità e qualità. Non posso rivelare tutti i dettagli, posso però dire che sarà un vero game-changer per il settore.
Con Tommaso Mazzanti, fondatore de All’Antico Vinaio, avete ideato Million$, una serie di podcast che narra storie di ottimismo, di imprenditori che nascono dal niente, che creano e inventano. Ci racconti questa collaborazione.
Tommaso è un ragazzo che ho conosciuto dieci anni fa, a Firenze, in occasione di Master Chef. Non sapevo chi fosse, non seguivo nessun social. Mangio il panino, vedo questa coda, tutto molto bene, e mi presentano Mazzanti. Da conoscenti siamo diventati amici e poi partner. Parte il primo pop-up a New York, poi il secondo a Los Angeles e varie attività di grande successo. Fare un podcast come Million$ avrebbe portato al pubblico due prospettive e due persone di due generazioni diverse. E quella è la cosa che volevamo raccontare.
A Million$ narriamo storie di imprenditori: con la prima serie di dieci interviste abbiamo parlato con i nostri amici, persone di successo con un percorso professionale di altissimo livello. Nella seconda serie, andremo a concentrarci sui giovani esordienti, magari con dimensioni variegate, che hanno già aperto il primo locale e lanciato il primo prodotto. Storie con cui vogliamo accendere il fuoco dell’ottimismo, con la speranza che dia impulso anche in Italia a rimanere dove si nasce e a non decollare per altre mete.
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