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Perché Tesla è la casa automobilistica che risentirà meno dei dazi di Trump

Questo articolo è apparso su Forbes.com

I dazi del 25% voluti dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, su tutti i veicoli importati nel paese e su alcune parti di auto colpiranno Tesla molto meno dei concorrenti, secondo analisti del settore. Anche se Elon Musk, amministratore delegato dell’azienda e stretto collaboratore di Trump, insiste a dire che la società ne risentirà comunque.

I fatti chiave

  • In una nota ai clienti di giovedì 27 marzo l’analista di Deutsche Bank Edison Yu ha scritto che, rispetto ai concorrenti Ford, General Motors, Chevrolet e Stellantis, Tesla è “in una posizione migliore” per quanto riguarda le nuove direttive di Trump in materia di commercio.
  • A differenza dei rivali con sede in Michigan (anche il quartier generale statunitense di Stellantis, che ha sede nei Paesi Bassi, si trova nello stesso stato), Tesla assembla tutti i suoi veicoli negli Stati Uniti, cosa che la mette al riparo dalle più penalizzanti tariffe a tappeto sulle importazioni.
  • Secondo Ryan Brinkman, analista di JPMorgan, l’azienda “peggio posizionata” è General Motors, che fa arrivare circa il 40% delle sue auto dal Canada e dal Messico. Brinkman calcola che i ricavi di Gm subiranno un contraccolpo da 14 miliardi di dollari a causa dei nuovi dazi.
  • Nella tarda serata di mercoledì 26 marzo Musk ha scritto su X che Tesla “NON è immune” e che “l’impatto dei dazi sull’azienda sarà comunque significativo”.
  • Secondo Deutsche Bank, però, le uniche rilevanti parti d’importazione che potrebbero subire le nuove tariffe sono i cablaggi provenienti dal Messico. Gli analisti prevedono che Tesla avrà bisogno di aumentare i prezzi dell’1,8% per compensare i costi associati alle tariffe: un incremento molto inferiore rispetto al minimo di 5,8% necessario per Ford, General Motors e Stellantis.

La risposta delle Borse

L’impatto relativamente modesto su Tesla è stato evidente nelle contrattazioni di New York, dove le azioni della società hanno guadagnato il 4% mentre Ford (-4%), General Motors (-9%) e Stellantis (-2%) faticavano. Nelle stesse ore calavano anche i titoli di case automobilistiche quotate in Europa che hanno attività importanti negli Stati Uniti: quelli di Ferrari e Mercedes, per esempio, hanno perso più del 2%.

La frase

“Tesla vince, Detroit sanguina”, hanno dichiarato gli analisti di Bernstein, guidati da Daniel Roeska. “Tesla è il chiaro vincitore dal punto di vista strutturale. Per tutti gli altri, si tratta di rivedere completamente i margini e di un grosso freno alla possibilità di guadagnare nel breve termine”.

La replica di Musk

A difesa di quanto scritto da Musk, va detto che Tesla è tutt’altro che immune alle tariffe doganali. Eventuali reazioni commerciali da parte degli altri paesi potrebbero danneggiare gli affari già in crisi dell’azienda nel resto del mondo, visto che le vendite fuori dagli Usa rappresentano il 51% dei suoi ricavi. “L’introduzione dei dazi avrà un impatto sulla nostra attività e sulla nostra redditività”, ha detto il direttore finanziario di Tesla, Vaibhav Taneja, durante la conferenza sugli utili di gennaio. La reazione negativa di Wall Street alla prospettiva delle tariffe – e in particolare a quelle aggiuntive del 20% sulle merci cinesi – ha contribuito a far perdere circa il 30% in Borsa a Tesla negli ultimi due mesi. 

Il numero

Quasi 6mila dollari. Secondo l’analista di Morgan Stanley Adam Jones, è quanto aumenterà il prezzo dell’auto media negli Stati Uniti a causa dei dazi del 25% sui veicoli.

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