Dopo anni di inflazione e politiche restrittive, il 2025 segna una fase di rilancio del mercato dei mutui. Ma dietro il calo dei tassi si muovono forze globali come i dazi e le tensioni commerciali. Ecco cosa sta succedendo.
Una nuova fase per la politica monetaria europea
Il 2025 si apre con una svolta storica nella politica monetaria europea. Dopo mesi di inflazione elevata e stretta sui tassi, la Banca Centrale Europea ha invertito la rotta: cinque tagli consecutivi hanno portato il tasso di riferimento al 2,5% (dato aggiornato al 6 marzo 2025), il livello più basso dal 2022. L’obiettivo è chiaro: stimolare la crescita, sostenere i consumi e riportare fiducia nel mercato del credito.
Questo nuovo scenario ha avuto effetti immediati sul mercato immobiliare. Dopo anni difficili, il mutuo torna ad essere uno strumento accessibile, soprattutto per le famiglie e i giovani in cerca della prima casa.
Tassi in discesa e concorrenza tra le banche
Secondo i dati aggiornati a marzo 2025, i mutui a tasso fisso in Italia offrono oggi un TAEG compreso tra il 2,35% e il 4,09% per durate tra i venti e i trent’anni. Anche i mutui a tasso variabile sono tornati su livelli interessanti, con valori tra il 3,46% e il 5,95%, in calo rispetto ai picchi del biennio 2023-2024.
Le banche stanno tornando a competere in modo attivo, rilanciando offerte mirate a categorie strategiche come giovani under 36, nuclei familiari con garanzie statali e acquirenti di immobili green. Il mercato si sta quindi normalizzando, grazie a una combinazione di politiche monetarie più accomodanti e a una stabilizzazione dell’inflazione che ha restituito margini di manovra a istituti di credito e consumatori.
Meglio fisso o variabile? La scelta resta aperta
Nel nuovo scenario dei tassi bassi, il dilemma tra mutuo fisso e variabile torna ad essere centrale. Il mutuo fisso offre certezze e stabilità, qualità particolarmente apprezzate in un contesto ancora segnato da incertezza. Tuttavia, il variabile torna ad attrarre chi ha una maggiore tolleranza al rischio e una visione più dinamica.
Le proiezioni sull’Euribor a tre mesi, riferimento chiave per i mutui variabili, indicano una possibile discesa fino al 2,10% entro il primo trimestre del 2026. In presenza di ulteriori tagli da parte della BCE, questa tipologia potrebbe risultare particolarmente conveniente, almeno nel breve-medio termine.
I dazi dietro le quinte: il legame con inflazione e tassi
Dietro l’apparente semplicità della dinamica tassi-mutui si nasconde un fattore macroeconomico spesso sottovalutato: i dazi commerciali. Le guerre commerciali tra Unione Europea, Stati Uniti e Cina hanno avuto un impatto diretto sull’inflazione e, indirettamente, sulla politica monetaria.
Tra il 2022 e il 2023, l’introduzione di nuovi dazi su semiconduttori, componenti elettronici, acciaio e materie prime critiche ha aumentato i costi di produzione in Europa, alimentando pressioni sui prezzi. Il settore edilizio, in particolare, ha subito una forte impennata dei costi, che si è riflessa sulla domanda di mutui e sul rallentamento delle transazioni immobiliari. Per contrastare l’inflazione, la BCE è stata costretta a prolungare una politica restrittiva, ritardando il ritorno a condizioni di credito favorevoli.
La distensione commerciale riapre i rubinetti del credito
Fortunatamente, il 2025 ha segnato anche un’inversione di tendenza sul fronte geopolitico. A gennaio, durante il Forum Economico di Davos, è stato firmato un accordo tra Unione Europea, Stati Uniti e principali economie asiatiche per ridurre parte dei dazi introdotti negli anni precedenti. In cambio, sono stati concordati impegni su trasparenza industriale, standard ambientali e proprietà intellettuale.
Gli effetti sono stati tangibili già nel primo trimestre dell’anno. I prezzi dei beni intermedi sono calati, l’inflazione core ha rallentato e l’indice manifatturiero europeo è tornato in territorio positivo. Questo ha offerto alla BCE lo spazio necessario per allentare la stretta monetaria senza temere un ritorno dell’inflazione.
Un equilibrio fragile, ma che pare andare verso una distensione: cosa aspettarsi nei prossimi mesi
Nonostante il clima favorevole, la situazione resta delicata. Eventuali crisi geopolitiche, nuove interruzioni delle catene logistiche o derive protezionistiche potrebbero riaccendere la miccia dell’inflazione, costringendo la BCE a rivedere i suoi piani. In questo scenario, il costo del credito tornerebbe a salire, penalizzando soprattutto i mutui a tasso variabile.
Una tregua commerciale tra Stati Uniti e Cina ora è più vicina. Dopo due giorni di colloqui serrati nella residenza dell’ambasciatore svizzero presso le Nazioni Unite a Ginevra, il segretario al Tesoro Scott Bessent, a capo della delegazione degli Stati Uniti, che includeva il rappresentante americano per il commercio Jamieson Greer, ha annunciato «progressi sostanziali» nella difficile trattativa sui dazi.
Opportunità e consapevolezza
Il 2025 rappresenta un’occasione di rilancio per il credito abitativo in Italia. I tassi in calo, la ripresa della concorrenza bancaria e la stabilizzazione macroeconomica stanno riattivando la domanda, soprattutto tra i più giovani. Tuttavia, il legame tra dazi, inflazione e tassi dimostra quanto il mercato del credito sia esposto a fattori globali, spesso imprevedibili.
In questo contesto, informarsi e valutare attentamente la propria situazione resta fondamentale. Il mutuo, oggi più che mai, è una scelta che incrocia finanza personale, politica monetaria e geopolitica. E affrontarla con consapevolezza può fare la differenza tra una buona opportunità e un rischio mal calcolato.
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