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18 novembre 2025
A dirlo è Valentino Confalone, ad di Novartis nel nostro Paese. La causa è “un cambiamento del contesto geopolitico senza precedenti dal Dopoguerra”.
Contenuto tratto dal numero di novembre 2025 di Forbes Italia. Abbonati!
L’Europa rischia una perdita di competitività nel campo delle scienze della vita, a causa del profondo cambiamento in atto a livello geopolitico. A spiegare quali possono essere le conseguenze per la nostra sanità e per i cittadini è l’amministratore delegato di Novartis Italia, Valentino Confalone. “Stiamo assistendo a un cambiamento del contesto geopolitico e competitivo globale senza precedenti dai tempi del Dopoguerra, cambiamento che ha un impatto su tutti i settori industriali, ma che nel contesto delle scienze della vita ha implicazioni ancora più significative. Questo per tre ordini di motivi: in primo luogo, per il ruolo che questo settore gioca dal punto di vista economico e industriale per il nostro Paese e per l’Europa nel suo complesso; in secondo luogo per l’impatto che le dinamiche di questo settore possono avere per la sicurezza (basti pensare a quanto successo durante la pandemia in termini di approvvigionamenti di vaccini, farmaci e dispositivi medici); infine, e non meno importante, per l’impatto che le scelte in ambito farmaceutico e sanitario hanno sulla vita e la salute dei cittadini”.
Quali sono i fattori che stanno causando questo cambio di paradigma?
Da una parte le nuove politiche dell’amministrazione americana, che introducono misure protezionistiche che rischiano di danneggiare seriamente le filiere produttive globali e mettono in discussione il sistema di prezzi internazionali che fino a oggi ha consentito, nel bene e nel male, di garantire un buon livello di accesso alle terapie innovative. Dall’altra l’inadeguatezza della risposta europea, che non riesce a sviluppare politiche industriali e sanitarie con una visione strategica di lungo periodo.
Quali sono le possibili conseguenze?
Si rischiano una perdita di competitività per un settore che oggi è ancora un motore della crescita in Italia e in Europa, una crescente difficoltà nel portare nuovi investimenti produttivi e in ricerca nel nostro Paese, e l’impossibilità di mettere soluzioni terapeutiche innovative a disposizione dei cittadini. Non c’è tempo da perdere: serve un intervento immediato, con la definizione di una chiara strategia per le scienze della vita e una riforma coraggiosa della governance farmaceutica, per riconoscere il valore clinico, economico e sociale dell’innovazione. Non solo per la crescita economica del nostro Paese, ma soprattutto per la salute delle persone.
Come si potrebbero rilanciare gli investimenti?
Le soluzioni ci sono, a partire da interventi decisi per rimuovere gli ostacoli che limitano l’accesso all’innovazione. Il sottofinanziamento della spesa farmaceutica diretta contribuisce ad alimentare il meccanismo distorto e ormai insostenibile del payback, che per alcune aziende incide fino al 16% del fatturato e ha raggiunto quasi 1,8 miliardi di euro nel 2023. Per il 2024 l’attesa è uno sforamento dei 2 miliardi. Cifre che allontanano gli investimenti e rallentano l’accesso all’innovazione, soprattutto in uno scenario globale reso ancora più complesso dalle politiche messe in atto dagli Stati Uniti. Una misura concreta, attuabile già con la prossima legge di bilancio, consiste nell’introduzione di un cap automatico del valore complessivo del payback a livelli non superiori a quelli del 2023, anno per il quale l’industria ha appena versato 1,78 miliardi di euro per coprire lo sforamento dei tetti regionali per la spesa farmaceutica diretta. Questo intervento permetterebbe di ristabilire equilibrio e prevedibilità nel sistema, sia per il governo e le regioni, sia per l’industria, condizione fondamentale per favorire gli investimenti in innovazione. Serve una nuova visione, che passi da una logica di costo a una di investimento, con obiettivi di investimento europei proporzionati al Pil pro capite, modelli di accesso precoce per farmaci innovativi e nuovi sistemi basati sul valore generato per i pazienti. Dobbiamo intervenire per il Paese, per i pazienti, per il futuro della salute.
Qual è l’impegno di Novartis nel settore?
Come azienda, siamo concentrati sull’innovazione in aree dove permangono elevati bisogni medici insoddisfatti, come le malattie cardio-renali e metaboliche, l’oncologia, le neuroscienze e l’immunologia. In queste quattro aree terapeutiche l’impegno di Novartis è focalizzato sullo sviluppo di cinque piattaforme tecnologiche, due piattaforme consolidate di sintesi chimica e biologica, a cui se ne aggiungono tre innovative: terapie cellulari e geniche, radioligandi e xRna. I nostri farmaci raggiungono milioni di persone in tutto il mondo e l’Italia rappresenta un importante hub internazionale di innovazione e produzione, con la presenza del nostro polo dedicato ai radiofarmaci in Piemonte e il campus di innovazione Novartis a Torre Annunziata, in Campania. Nel 2024 Novartis ha condotto in Italia 199 studi clinici, coinvolgendo oltre duemila pazienti, ed entro il 2028 abbiamo attivo un piano di investimenti nel Paese da oltre 150 milioni, inclusi 40 dedicati alla ricerca italiana. Crediamo nel ruolo dell’Italia, ma siamo consapevoli che ci troviamo di fronte a un baratro di competitività che rischia di allontanare investimenti e innovazione dal Paese. Nel Regno Unito le imprese del farmaco hanno già sospeso quasi 2 miliardi di sterline di investimenti nell’ultimo anno, e dal Regno Unito all’Italia il passo è breve. Per questo ci auguriamo che siano attuati interventi decisi e urgenti, per garantire la stabilità e la prevedibilità necessarie al Paese per restare competitivo e attrattivo nello scenario globale delle scienze della vita. Come azienda, siamo determinati a mettere le nostre competenze al servizio di tutti gli attori del sistema salute per favorire l’evoluzione verso nuovi modelli in grado di migliorare l’accesso all’innovazione e garantire, in futuro, la qualità delle cure. È un dovere che abbiamo nei confronti dei pazienti e delle nuove generazioni, le vere protagoniste del futuro della salute.