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La Tesla di Pinìn, un mito risorto come l’araba fenice

La HK GT, una Gran Turismo di lusso connotata dall’apertura delle porte a forma di ali di gabbiano.

Articolo pubblicato sul numero di giugno di Forbes Italia. 

A Roma non è andata bene. Felix Rosenqvist, finora terzo nella classifica del mondiale di Formula E al volante della Mahindra, in gara nel campionato riservato alle monoposto elettriche, è stato costretto al ritiro dopo 22 giri per un incidente a una sospensione. Ma il pubblico ha avuto comunque modo di rivedere sulla vettura un marchio che sembrava ormai destinato all’hangar dei ricordi: Pininfarina, un mito risorto come l’Araba fenice da una crisi che sembrava senza ritorno. “L’80% delle nostre attività di sviluppo è su veicoli a propulsione alternativa”, spiega l’amministratore delegato Silvio Angori, classe 1960, laurea in fisica teorica, un Mba conseguito a Chicago. “Sulle tecnologie pulite abbiamo investito per anni e per questo siamo competitivi”. In vista di un cambiamento che, assicura, “sarà più rapido del previsto e toccherà non solo l’auto, ma l’intero mondo della mobilità”. Una partita per colossi, in cui l’Italia può giocare l’arma della bellezza.

Centrale sarà, però, l’evoluzione del rapporto con Mahindra, il colosso indiano che possiede il 76% del capitale. “Li abbiamo cercati noi”, racconta Angori, “perché ci sembravano i soci ideali: non ci serviva un semplice socio finanziario”. Ma neanche un partner del settore che avrebbe azzerato l’indipendenza della griffe, come è successo all’Italdesign di Giorgio Giugiaro. Mahindra, gigante con 240mila dipendenti, forte della leadership indiana nel software e nell’ingegneria, si è rivelata la scelta giusta: rispettosi dell’indipendenza, gli indiani, dopo una lunga fase di rodaggio, hanno ora avviato una nuova tappa di un percorso a lungo termine.

A metà aprile, infatti, è stata annunciata la nascita di Automobili Pininfarina, una società controllata da Mahindra, del tutto indipendente dall’azienda italiana, con il marchio torinese, però, ampiamente coinvolto sia sul fronte del design che dell’utilizzo della Galleria del vento, l’impianto creato negli anni ’70, ancora oggi all’avanguardia. L’obiettivo? Automobili Pininfarina, nei programmi di Mahindra, dovrà dar vita entro il 2020 ad una hypercar elettrica in grado di far impallidire Tesla o altri concorrenti: un bolide da due milioni di euro, in grado di superare i 400 km all’ora, con un’autonomia di 500 chilometri. Un centinaio di vetture, non di più, ma sufficienti a rinfrescare la leggenda di Gran Torino, il mito su quattro ruote rievocato da Clint Eastwood. La Pininfarina indiana sarà disegnata dal Centro Stile dell’azienda italiana, sotto la guida di Carlo Bonzanigo, mentre un ex, Luca Borgogno, che conta anche un passaggio in Lamborghini, sarà il responsabile Stile della neonata Automobili Pininfarina. Alla guida della società, sede in Germania, ci sarà Michael Perschke, ex top manager di Audi india.

Dopo l’ammiraglia, la collaborazione proseguirà con una serie di suv. In ogni caso, l’avventura dell’auto elettrica di Pininfarina non si limiterà all’asse con il suo azionista principale, approvato da Paolo Pininfarina, presidente ed erede della famiglia del fondatore. “Questo progetto”, ha dichiarato “aiuta me e la mia famiglia a realizzare il sogno di mio nonno di vedere sulle strade auto innovative e straordinarie marchiate esclusivamente Pininfarina”.

L’alleanza industriale con Mahindra è infatti solo una parte del Rinascimento del gruppo di Cambiano. Il 2 settembre scorso, il Vietnam ha dato il via alla sua prima fabbrica d’auto, affidandosi alla regia di Bmw, alla componentistica Magna Steyr e al design di Pininfarina. Ben più importante l’accordo con Hybrid Kinetic group, l’azienda cinese quotata a Hong Kong e specializzata nelle vetture elettriche. Sulla scia del contratto di collaborazione siglato un anno fa (durata 46 mesi, valore 65 milioni di dollari), la casa torinese e il cliente cinese hanno presentato la HK GT, una Gran Turismo di lusso connotata dall’apertura delle porte a forma di ali di gabbiano. Debutterà nel 2020. Ma già si guarda più avanti, con il suv H350 a quattro porte e la berlina H500, presentate al salone di Pechino e con la H2 Speed, l’auto da pista alimentata dalla tecnologia ad idrogeno realizzata nell’atelier di Cambiano in serie limitata (12 pezzi) a marchio Pininfarina: un propulsore elettrico-idrogeno a zero emissioni in grado di raggiungere una potenza di 653 cavalli rilasciando solo vapore acqueo. “Oggi l’affermarsi della mobilità sostenibile, di vetture elettriche e ibride, a guida autonoma e l’applicazione dell’Internet delle cose al mondo dell’automobile ci vede già protagonisti”, spiega Angori. Soprattutto, come scrive nella lettera agli azionisti, “attraverso la concezione e realizzazione di vetture uniche o in serie limitata”.

Silvio Angori, ad di Pininfarina

Non è solo un’evoluzione estetica. “Le auto a guida autonoma”, prevede l’ad, “arriveranno nelle nostre strade molto prima di quanto si creda. Non più di cinque, sette anni o anche meno. Le tecnologie sono ormai adeguate, nonostante quel che lasciano intendere gli incidenti, peraltro pochi”. Al designer si impongono così due missioni. Pensare ad auto per viaggiatori che, come oggi accade su un treno, non si devono preoccupare della guida, senza però dimenticare l’auto per il tempo libero. L’auto come piacere, come libertà. “I dipendenti”, continua il manager “hanno avuto un grande ruolo nella ripresa, assieme ai sindacati, alle banche creditrici ed alla famiglia che ha messo l’interesse dell’azienda davanti al proprio. Oltre, naturalmente, all’azionista indiano che ha fornito i mezzi per uscire una volta per tutte dalla tempesta perfetta che aveva investito l’azienda dall’inizio del 2000 in poi, zavorrata dalla crisi del modello di business della carrozzeria, colpita dalla tragica scomparsa di Andrea, perito in un incidente nel 2008, in un momento di forte tensione finanziaria. Pininfarina ce l’ha fatta, senza rinunciare in alcun modo al prestigio di un design leggendario (una vettura, la Cisitalia 202, è esposta al Moma di New York) e al suo know how.

A fine 2017 il bilancio consolidato ha chiuso con un risultato netto positivo di 1,3 milioni di euro per la prima volta dopo 14 anni, al netto di operazioni di finanza straordinaria, con una posizione finanziaria netta positiva di 12 milioni. “Al già ampio portafoglio clienti”, si legge nella lettera agli azionisti, “si sono aggiunti numerosi clienti di mercati come la Cina, la Germania, gli Stati Uniti, il Vietnam”. Oltre, naturalmente, all’India, la terra della famiglia Mahindra che ha scelto Pininfarina per sfidare Tesla.

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