Articolo tratto dal numero di maggio 2021 di Forbes Italia. Abbonati!
Una golden list che include circa 100 dimore certificate tra cui sontuose ville, suite ultraccessoriate, resort esotici, hotel e residenze d’epoca, case sull’albero e persino un castello toscano, il Segalari, appartenuto alla famiglia della Gherardesca. Continua a crescere, nonostante la pandemia, il portafoglio di Dream&Charme, ente certificatore di strutture ricettive disseminate in Italia, dalla Lombardia alla Sicilia, e all’estero, in campagna, sul lago o al mare, tutte ‘scrutinate’ a fondo per garantire agli ospiti la loro unicità ed eccellenza. L’idea di un bollino di qualità per immobili destinati all’eventistica e all’accoglienza è venuta a Giorgio Caire di Lauzet, già ambasciatore del lusso made in Italy e presidente di Dream&Charme. Dopo 20 anni di attività nel settore turistico, Caire di Lauzet ha puntato i riflettori della sua attività sul segmento delle certificazioni indipendenti. Una scelta quasi in controtendenza rispetto alle dinamiche di mercato, dominato da portali come Booking o Trivago che consentono a tutti l’affitto di proprietà private, con pochi controlli e possibili sorprese sgradite per gli ospiti. Dopo un lungo iter procedurale, lo scorso giugno Dream&Charme ha ottenuto da Accredia, l’Ente unico nazionale di accreditamento designato dal governo italiano, il suo prestigioso ‘patentino’ che ha preso la forma di uno standard ribattezzato Dca (Dream&Charme Assurance): oltre 800 indicatori che – in parallelo con quelli commerciali come Relais & Chateaux e The Leading Hotel of The World – garantiscono la qualità delle strutture.
Sull’appena rinnovato sito web la lista di immobili certificati include sia storiche residenze prenotabili per l’organizzazione di eventi – tra cui troneggia Palazzo Visconti, monumentale emblema della sciccheria meneghina – che strutture dedite all’ospitalità: dalla romana Villa Spalletti Trivelli, casa patrizia del Novecento con servizi da moderno boutique hotel, fino alla masseria salentina Casino Doxi Stracca, passando per le unicità internazionali come il Baglioni Resort Maldives, cinque stelle luxury sull’isola di Maagau, primo resort certificato Dca. Senza tralasciare la Glass House – buen retiro minimal-chic nei boschi del Monferrato, realizzato nel 2016 grazie alla collaborazione dell’archistar Pietro Lissoni – e, puntando la bussola verso sud-ovest, l’Abbazia di San Girolamo al Monte di Portofino, altrimenti nota come La Cervara, impreziosita da un giardino all’italiana che affaccia sul Golfo del Tigullio. Tra le new entry, spiccano infine i VOIhotels (Alpitour), prima catena alberghiera garantita Dca.
Il processo che conduce alla certificazione è articolato. La fiducia accordata dagli ospiti necessita di un’opera preliminare di studio e successiva verifica in loco in grado di acclarare – mediante un audit compiuto da professionisti formati da un’apposita Academy – i requisiti di unicità ed eccellenza del certificando immobile. Il responso può prendere la forma di un bollino semplice, garante delle mere caratteristiche della struttura ricettiva, o quella di un certificato di ordine superiore, che assicura l’esistenza di un prodotto animato da una sua storia, dotato di originalità e in grado di restituire al cliente un’esperienza di soggiorno. L’esito positivo della valutazione non è mai scontato. Dice Caire di Lauzet: “Riceviamo centinaia di richieste l’anno, ma ci sono dimore meravigliose che non sono ancora pronte a ricevere gli ospiti offrendo adeguati comfort e garanzie”. L’antifona è chiara: non sono sufficienti una piscina semi-olimpionica o un letto a baldacchino in stile Luigi XVI per ricevere la certificazione; è anche necessario che la struttura sia inserita in un contesto territoriale di spessore e che tutte le commodities pubblicizzate sul suo sito web o su quello dell’agenzia di riferimento siano veritiere, attuali e proiettate, ove possibile, verso requisiti di alta sostenibilità.
In questa direzione si innesta la recentissima membership, come unico Organismo di certificazione italiano, con il Global Sustainable Tourism Council (Gstc), ente americano che elabora gli standard internazionali per un turismo sostenibile. Nel caso di Dca, essi si sostanziano nell’attenzione alla gestione dei rifiuti, all’energia utilizzata e alle persone che lavorano nelle strutture. “Mi sto impegnando personalmente perché una parte sempre crescente del patrimonio artistico italiano sia valorizzato rispettando requisiti di sostenibilità e sicurezza”, conferma Caire di Lauzet, che poi fa il punto sulla difficoltà, tutta penisolana, di creare una filiera nazionale riconosciuta dell’accoglienza certificata. “Viviamo in un Paese in cui a ogni manciata di chilometri cambiano tradizioni, cibo, cultura. Questa biodiversità straordinaria è il nostro punto di forza, ma può trasformarsi in una debolezza laddove generi autoreferenzialità e frammentazione. Le stesse stelle attribuite agli hotel sono un parametro che significa cose diverse da regione a regione. È giusto che ogni operatore del sistema ricettivo valorizzi il proprio business, ma sarebbe anche utile fare sistema su alcune linee comuni di comunicazione verso l’estero, così da rivolgersi in modo sempre più professionale ai turisti internazionali. Dopo anni di lavoro, con Dca siamo riusciti ad ottenere un accordo tra stakeholder per la definizione di uno Standard D&C:2020 che fosse ampio e riconosciuto”.
Un marchio esclusivo, certo, ma non strettamente elitario. “Non stiamo parlando di lusso estremo, quello costoso e senza personalità che risulta da più elementi commerciali assemblati senza emozione e cultura”, precisa Caire di Lauzet. “Inoltre la certificazione ha un costo contenuto e affrontabile da ogni tipologia di struttura ricettiva; infine, ma questa è una misura ancora in fase di studio, essa potrà consentire al proprietario di rivalutare il valore patrimoniale del proprio bene”.
Certificati gli immobili, resta aperta la questione di chi li occuperà in questi tempi anomali. Il barometro dell’Organizzazione mondiale del turismo (Omt) ha attestato a gennaio un impietoso calo (-87%) del turismo internazionale rispetto allo stesso periodo del 2020. Se lo scorso anno la pandemia ha successivamente ridotto all’osso i flussi di incoming dall’estero e costretto gli italiani a riscoprire i borghi vicino casa, non è difficile immaginare che dal prossimo giugno le dinamiche si ripeteranno, probabilmente potenziate. “Quando le maglie delle restrizioni si allargheranno, gli italiani torneranno a viaggiare quanto e forse più di prima. Il rischio di incappare in strutture ricettive con caratteristiche diverse da quelle prenotate sarà alto, per questo è importante scegliere una villa o un hotel certificato”, conclude Caire di Lauzet. “L’estate 2021 sarà ancora focalizzata su coste e campagne vicine, ma non saremo soli. A breve gli americani saranno tutti vaccinati e ritorneranno a viaggiare”.
“In un quadro di mercato così complesso, dove la concorrenza è destinata a essere sempre più stingente soprattutto in ambito internazionale, con un prodotto diversificato e di alta qualità come sarà quello turistico nell’immediato futuro, la trasparenza dell’offerta e la piena corrispondenza tra la realtà e le attese, grazie anche alla Certificazione DCA, può diventare un fattore chiave per la competitività dell’impresa”, dichiara Maria Carmela Colaiacovo, vicepresidente di Associazione italiana Confindustria Alberghi.”
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