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Mediaset sarà olandese: approvato il trasferimento della sede legale

Mediaset trasloca in Olanda. L’assemblea dei soci ha approvato il trasferimento della sede legale della società, che avverrà – si legge in un comunicato – “tramite l’adozione della forma giuridica di una naamloze vennootschap regolata dal diritto olandese e di un nuovo statuto”. Tutte le attività resteranno comunque in Italia. Mediaset non trasferirà la residenza fiscale e l’amministrazione centrale e resterà quotata alla Borsa di Milano.

Vivendi ha confermato il voto favorevole anticipato nei giorni scorsi. Il gruppo di Vincent Bolloré ha quindi votato assieme a Fininvest, dopo l’accordo che, il mese scorso, ha posto fine ad anni di cause e liti. Ha votato a favore della proposta, nel complesso, il 95,57% delle azioni rappresentate.

Il voto dell’assemblea di Mediaset

Gli azionisti hanno approvato il bilancio 2020 e hanno eletto il nuovo consiglio di amministrazione, ancora presieduto da Fedele Confalonieri. Secondo l’Ansa, “a breve il cda confermerà Pier Silvio Berlusconi amministratore delegato”

“Per Mediaset è importante rimettere mano, portandolo alla formalizzazione, al progetto del broadcaster internazionale”, ha detto Confalonieri durante il cda. “Partiremo da un presupposto fondamentale: nel mondo dei media la dimensione aziendale conta sempre di più nelle dinamiche competitive internazionali”.

Il trasferimento, scrive Repubblica, prevede che “i soci che non hanno approvato l’operazione possano esercitare diritto di recesso, con un controvalore di 2,18 euro per azione (2,868 euro il prezzo attuale di borsa”. Il valore sarà però “ridotto in virtù del dividendo da 30 centesimi per azione approvato oggi dall’assemblea”.

Mediaset e le altre

Mediaset fa parte di una lunghissima lista di società italiane che hanno trasferito in Olanda la sede legale o fiscale dell’azienda principale o di una consociata, oppure presenti con una holding nei Paesi Bassi. Si va dalla Exor della famiglia Agnelli a Cementir, la multinazionale del cemento e calcestruzzo del gruppo Caltagirone.

Tra i primi a emigrare in Olanda fu Leonardo Del Vecchio con la sua Luxottica, nel 1999. Come ha sottolineato Il Fatto Quotidiano, “ad avere creato holding” nei Paesi Bassi “sono anche alcune delle più importanti partecipate italiane: Eni, Enel e Saipem”. Tra chi è volato in Olanda ci sono poi Telecom Italia, Illy e Campari. STMicroelectronics, come riportava il Corriere della Sera lo scorso anno, “produce in Italia, ha gli uffici operativi a Ginevra, ma è controllata da una società che ha sede fiscale in Olanda”.

Perché le aziende italiane (e non solo) scelgono l’Olanda

“A Prins Bernhardplein, quattro chilometri da Amsterdam, in un solo palazzo sono domiciliate 2.900 multinazionali”, scriveva nel 2019 Il Foglio. “Gli unici dipendenti che vi lavorano a tempo pieno sono quelli di Intertrust, società (olandese) specializzata nella creazione di sedi legali. Ebay, Uber, Tesla, Google, Unilever, Ikea, ma anche i Rolling Stones e gli U2 sono solo alcuni nomi che legalmente risiedono” in Olanda.

In molti casi, gli spostamenti nei Paesi Bassi hanno avuto una motivazione fiscale. Nel 2020, l’Agi ha pubblicato un articolo intitolato “Come l’Olanda è diventata un paradiso fiscale”, nel quale raccontava molte delle pratiche con le quali Amsterdam attira le multinazionali straniere. “Il maggior vantaggio”, scrive tuttavia ancora Il Foglio, “non è fiscale, ma riguarda la legge societaria. In sintesi è una sorta di meccanismo maggioritario che moltiplica i diritti di voto a partire da soglie variabili dal 20 al 30 per cento, garantendo al maggiore azionista il controllo della società; fatto essenziale nelle holding”.

E proprio in materia di holding Il Sole 24 ore aggiunge: “C’è un apparato giudiziario snello e sburocratizzato. Un sistema finanziario dove è facile trovare capitali a costi bassi. E poi ci sono loro, i professionisti delle multinazionali: uno stuolo di fiscalisti, commercialisti, notai, avvocati, advisor e amministratori che rendono fluidi e rapidi i meccanismi di creazione e di gestione delle holding”.

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