La cinese Didi Global debutta sul New York Stock Exchange, fa della sua presidente una nuova miliardaria e ritocca sensibilmente verso l’alto il patrimonio del suo fondatore e ceo. La quota di Cheng Wei in Didi, infatti, ha concluso la prima giornata di contrattazioni con un valore di $ 4,4 miliardi (possiede il 6,5% della società). Mentre Jean Qing Liu, presidente della società e in possesso dell’1,6% delle quote, ha appena raggiunto lo status di miliardaria, visto che la sua fetta in Didi vale $ 1,1 miliardi, secondo le stime di Forbes.
L’azienda è definita come una sorta di Uber cinese, poiché tramite la app è possibile contattare taxi, auto private e autisti professionisti. È talmente diffusa e utilizzata in Cina, che senza DiDi è difficile spostarsi nelle città durante gli orari di punta. Con la quotazione, l’idea è di espandere ulteriormente l’attività per provare a estendere il proprio dominio a livello internazionale.
Le azioni dell’azienda hanno iniziato a essere negoziate mercoledì al prezzo di 16,65 dollari (in corposo aumento rispetto all’offerta iniziale di 14 dollari), prima di scendere fino a 14,14 per una capitalizzazione di mercato stimata in 67 miliardi di dollari. Si tratta di un debutto positivo, considerato anche il fatto che in sede di collocamento la società ha raccolto circa 4 miliardi di dollari.
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Chi è Cheng Wei, il fondatore e il ceo di Didi Global
La storia di Didi parte nel 2012, dopo che il fondatore Cheng aveva deciso di lasciare il suo ruolo di vicepresidente di Alipay presso la società di e-commerce cinese Alibaba. Ed è proprio qui che a soli 22 anni ha iniziato la sua ascesa verso il successo, ovvero quando nel 2005 è entrato nella reception dell’ufficio di Shanghai per chiedere lavoro e ha ottenuto un posto come venditore di annunci online ai clienti.
Dopo aver studiato all’Università di Tecnologia di Pechino, Cheng (oggi 38enne) si è specializzato nella gestione aziendale. Come riporta una sua intervista rilasciata anni fa a Bloomberg Businessweek, il suo primo lavoro è stato il venditore di assicurazioni sulla vita senza però riuscire a vendere neppure una. In seguito, rispose a un annuncio di lavoro come assistente manager di un’azienda che si autodefiniva una “famosa azienda sanitaria”. Arrivato a Shanghai, scoprì però che si trattava di una catena di saloni per massaggi ai piedi. Questo è il motivo, ha spiegato lo stesso Cheng, “per cui raramente facciamo pubblicità a Didi, perché penso che siano tutte truffe”.
In Alibaba le cose andarono subito alla grande e riuscì riscattarsi anche come venditore. Ben presto ha scalato i ranghi della società, per poi lasciarla e fondare la sua Didi Dache, embrione iniziale di quello che sarebbe poi diventato un colosso.
Un altro personaggio chiave del successo: la presidente Jean Qing Liu
Un altro personaggio chiave di questa storia è l’attuale presidente (nonché fresca miliardaria) Jean Qing Liu, ex amministratrice delegata di Goldman Sachs Asia. Come racconta Isabelle Bousquette di Forbes in un suo articolo, lei ha lasciato il suo precedente lavoro proprio per co-fondare DiDi con Cheng. In un documento depositato alla Sec, Liu scrive che l’idea le piaceva perché aveva tre figli e aveva paura di rimanere bloccata da qualche parte sotto la pioggia o la neve, senza poter arrivare a casa. Cheng ricorda invece di aver avuto l’idea di fondare l’azienda mentre attendeva un taxi in una gelida notte a Pechino. “A differenza delle altre persone in fila, non ero frustrato perché avevo un piano. Abbiamo lanciato Didi proprio quell’anno”, scrive Cheng nello stesso documento alla Sec.
Le tappe della crescita: come Didi ha escluso Uber dal mercato cinese
All’inizio, DiDi ha dovuto affrontare la concorrenza di Kuaidi Dache, sostenuta da Alibaba, e di Uber, che era entrata nel mercato in Cina. Nel 2015, però, Didi si è fusa con Kuaidi Dache per diventare DiDi Chuxing. Quindi, nel 2016, ha rilevato gli asset cinesi di Uber in cambio di una partecipazione nella società. Secondo il deposito alla Sec di Didi, Uber Technologies Inc. possiede ancora il 12% della società cinese. Quest’ultimo colpo, che di fatto ha assicurato l’enorme mercato cinese a DiDi, è stato uno degli affari più importanti e decisivi della carriera di Cheng.
Nel giugno 2021, Didi Chuxing è stata rinominata Didi Global. “Aspiriamo a diventare un’azienda tecnologica veramente globale“, hanno scritto i fondatori. Dal 2018, DiDi si sta espandendo, partendo da Brasile e Messico. Attualmente è attiva in 15 paesi al di fuori della Cina. Tuttavia, la sua presenza in Cina è di gran lunga la più grande. Nel 2020, infatti, solo il 2% delle sue entrate è stato guadagnato dalle sue operazioni internazionali.
Didi, tuttavia, non è stata granché redditizia negli ultimi anni. Nel 2020, infatti, ha registrato entrate per 21,6 miliardi di dollari, ma una perdita netta di 1,6 miliardi. In un deposito alla Sec consultato da Forbes, gli stessi fondatori riconoscono: “Abbiamo subito perdite significative sin dall’inizio e potremmo non raggiungere o mantenere la redditività”.
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