“Il giorno della gloria è arrivato”. Così il più longevo quotidiano francese, Le Figaro, reagiva alla vittoria della coppa del mondo. La Francia, la squadra con il più alto valore di mercato del mondiale, ha condotto un torneo quasi perfetto: 6 vittorie (contro Australia, Perù, Argentina, Uruguay, Belgio e Croazia), 1 solo pareggio (uno scialbo 0-0 contro la Danimarca), primo posto nel girone, un totale di 14 gol fatti, solo 6 gol subiti, nessun tempo supplementare affrontato e tante star in campo, da Mbappe a Griezmann, passando per Pogba, Kante e Varane.
Nonostante fosse tra le favorite, in pochi si aspettavano una vittoria così netta: l’Argentina di Messi, Dybala e Aguero; il Brasile di Neymar, Douglas Costa e Coutinho; la Germania di Ozil, Müller e Kroos; e la Spagna di Ramos, Pique e Iniesta erano da molti considerate le vere pretendenti al titolo.
Ora che la coppa è tornata nuovamente a Parigi (20 anni dopo la prima vittoria), la domanda che tanti tifosi ed economisti si pongono è la seguente: che effetto macroeconomico – in termini di crescita reale del Pil – tende ad avere una vittoria del Mondiale? Nel 2006 questo interrogativo è stato analizzato da Abn Amro, uno dei principali istituti di credito olandesi. All’interno di un breve report intitolato “Soccer-nomics” gli analisti di Abn Amro indicavano proprio il nostro Paese come potenziale vincitore di quella coppa del mondo. Oltre alla nostra nazionale lo studio indicava come altra probabile squadra vincitrice la Germania. Le loro previsioni ci portarono fortuna. La Germania, invece, si classificò terza, battendo nella finalina il Portogallo.
Vista la bontà di quel pronostico, riprendendo il semplice modellino statistico utilizzato da Abn Amro e aggiornando la lista redatta dalla banca olandese con le coppe del mondo 2006, 2010, 2014 e 2018, si possono esaminare alcuni dati interessanti. Osservando le ultime tredici edizioni dei Mondiali di calcio, da Messico 1970 a Russia 2018, si può notare, ad esempio, come, anno su anno, la crescita reale del Pil dei vincitori sia, in media, maggiore dello 0,77% rispetto all’anno precedente. Per quanto invece riguarda i secondi classificati, la loro crescita reale del Pil rimane, di fatto, inalterata rispetto all’anno precedente (un quasi impercettibile diminuzione dello 0,05%).
Da un lato si può forse parlare, come fanno i ricercatori di Abn Amro, di un effetto “winners-take-it all” causato principalmente da un miglioramento della fiducia dei consumatori. Dall’altro lato è importante ricordare che una correlazione (qualunque essa sia) non equivale a una relazione causa-effetto.
Per farvi capire meglio cosa intendo potete cliccate qui ed osservare alcune delle correlazioni spurie più simpatiche. La potenziale correlazione evidenziata nella rielaborazione dei dati riguardanti Mondiali e crescita economica non risulta essere particolarmente alta. Sulle tredici coppe del mondo analizzate, infatti, in ben 4 casi (30% del totale) la nazione che ha assistito al trionfo della propria squadra, ha visto successivamente la crescita reale del Pil diminuire. Nel 1974 e nel 1978 riscontriamo due delle principali eccezioni alla regola del “winners-take-it all”. Infatti, sia nel 1974 (vittoria della Germania dell’Ovest di Gerd Müller), sia nel 1978 (vittoria dell’Argentina di Mario Kempes) le due economie hanno registrato rispettivamente una brusca frenata dopo che le loro squadre sono salite sul tetto del mondo. Interessante sottolineare come nel 1978 l’economia argentina si contrasse addirittura del 4,5%, entrando in recessione. In 5 casi, invece, come ad esempio nel 1990 o nel 2010, la crescita reale del Pil della seconda classificata è stata maggiore rispetto a quella della nazione vincitrice.
Detto questo, durante tutte le 8 edizioni dei Mondiali tenutesi tra il 1986 ed il 2014 le nazioni che hanno vinto il trofeo hanno sempre migliorato la crescita reale del Pil rispetto all’anno precedente. Guardando all’ultima vittoria italiana, nel 2006 il nostro Pil riportò un aumento di oltre il 2%. Questa crescita reale del Pil fu di oltre un 1 punto percentuale più alta rispetto a quella del 2005 e rimane il tasso di crescita più alto registrato negli ultimi 17 anni.
Questo trend positivo dovrebbe essere confermato anche quest’anno. Le più recenti previsioni del Fondo Monetario Internazionale indicano per la Francia un incremento del Pil reale del 2,1% per l’anno in corso, ovvero lo 0,3% in più rispetto al 2017. I prossimi mesi ci diranno se questo tasso di crescita aumenterà ancora di qualche decimo grazie a una più alta fiducia dei consumatori o se, come ci spiegano molti economisti, è meglio non illudersi troppo. In fondo, è giusto ricordare che lo studio di Abn Amro non cerca di isolare l’effetto della vittoria sul Pil dopo aver tenuto in considerazione tutte le altre variabili che determinano la performance di un’economia di un Paese. Insomma, un gol di troppo, a volte, può portare – economicamente parlando – poca fortuna.
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