Provate a mandare in strada, nel traffico reale, un’auto a guida autonoma in uno degli ambienti urbani più famosi al mondo e al tempo stesso tra i più complessi: parliamo di Manhattan. Una sfida a cui è stata sottoposto il veicolo a guida autonoma di Mobileye, società israeliana acquistata da Intel per 15 miliardi di dollari nel 2017, la quale ha scommesso proprio su 40’ di guida autonoma nel cuore di New York. E ce l’ha fatta. Ed è un’impresa di non poco conto, visto che Manhattan sembra costruita per mandare in tilt qualsiasi piattaforma di guida autonoma, essendo collegata alle aree circostanti attraverso 15 tunnel e 21 ponti, molti dei quali contengono strettoie incorniciate da dissuasori del traffico. Per non parlare dei pedoni che in grandi masse si muovono a tutte le ore da un incrocio all’altro come abbiamo visto in decine di film.
Il pallino di Shashua
Il professor Amnon Shashua è il fondatore di Mobileye. Cresciuto a Gerusalemme dove ha sede la società, coltiva da mesi il sogno di muovere un veicolo dentro Manhattan con presenza di guidatore, per motivi di sicurezza, ma in grado di guidare da sola con il volante che gira come agito da forze soprannaturali.
La piattaforma è stata già impiegata per test di guida autonoma in città sulla carta meno caotiche come Gerusalemme, Monaco, Parigi, Detroit, Shanghai e Tokyo. Bastian contrario rispetto ai molti che teorizzano una guida autonoma riservata alle autostrade, Shashua sostiene che “Se vogliamo costruire qualcosa che sia scalabile dobbiamo essere in grado di guidare in luoghi molto difficili. Manhattan per Mobileye è stato un mal di testa, ma dopo aver ricevuto il permesso per il test ci siamo tuffati in questa avventura”.
Come funziona Mobileye
Amnon Shashua ha sempre sostenuto che tutto l’arredo necessario per l’auto a guida autonoma – ovvero Lidar, telecamere e sensori – non risulta sufficiente se alla base del sistema non c’è una capacità di calcolo straordinaria che risponde agli stimoli esterni molto velocemente.
Il segreto del successo di Mobileye – che ha venduto il suo servizio incassando 967 milioni di dollari con 88 milioni di veicoli che oggi usano la sua piattaforma per la guida – si chiama approccio True Redundancy, una tecnologia che si basa sulla tecnica di telerilevamento lidar e radar in grado di aumentare l’affidabilità del veicolo. Il video pubblicato nel press kit dell’azienda chiarisce il funzionamento proprio con il test realizzato nelle strade di New York.
Il business è nei taxi autonomi
Il sistema di mappatura delle strade di Mobileye ha appena superato otto milioni di chilometri al giorno a livello mondiale, inclusa l’aerea di New York. Il modello di business che negli auspici dell’azienda permetterà di raggiungere buoni fatturati, ha spiegato il professor Shashua a TechCrunch, sarà la gestione di robotaxi commerciali autonomi e l’avvento della tecnologia sulle auto dei consumatori privati entro il 2025. Con questa strategia, che guarda sia ai servizi commerciali che a quelli privati, il business della guida autonoma messo a punto da Mobileye dovrebbe decollare anche se quello della guida livello 5 (quella completamente automatizzata) sta trovando ostacoli molto severi. E perfino un “ambassador” della guida elettrica autonoma seguitissimo sui media come Elon Musk ha sottolineato le difficoltà nello sviluppo della tecnologia.
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