Dopo anni di onorato servizio la piattaforma di voto Rousseau della Casaleggio Associati viene sostituita dai vertici del Movimento 5 Stelle. La votazione del 2 e 3 agosto per lo statuto del Movimento viene affidata a un nuovo fornitore, la società romana Multicast, fondata da Giovanni Di Sotto e proprietaria della piattaforma SkyVote. Forbes.it ha chiesto a Di Sotto quali garanzie offre il voto elettronico e quali sono le potenzialità di questo mercato che opera in assenza di leggi, ma che ha un discreto potenziale di business.
Quello del voto online è un mercato in fermento anche in Italia. Qual è la situazione in paesi più digitalizzati come Usa e Uk?
In America e UK c’è tanto fermento, lo stesso dicasi per l’Europa. Storicamente in America il voto elettronico, inteso come voto elettronico in presenza e-voting, in molti Stati è diventata l’unica modalità. In Usa, alcuni Stati da oltre 40 anni utilizzano macchine elettroniche per la raccolta e lo spoglio del voto. Ci sono società come Dominion o Voatz, che sono vere e proprie multinazionali. In Europa c’è l’Olandese SmartMatic (che l’azienda a cui si appoggiò la regione anche per il referendum in Lombardia del 2017, ndr) con fatturati importanti che esporta le proprie macchine e sistemi di voto in tutto il mondo: Nord America, America Latina, Sud America, Canada, Filippine, Africa.
C’è un Paese modello per il voto online?
L’Estonia il paese che ha portato a votare alle politiche più di 250.000 aventi diritto in modalità solo online e la restante parte della popolazione, 2,5 milioni di abitanti, in modalità mista. Sempre in Europa c’è la Spagna che ha una delle aziende storiche come Scytl, una delle prime a introdurre algoritmi specifici per la cifratura del voto online e sistemi di separazione del voto dall’elettore. Ma il voto elettronico non è solo quello elettivo. Ci sono anche il voto assembleare, quello dei giochi televisivi e dei sondaggi.
Potete darci un’idea delle dimensioni del mercato del voto?
Il mercato del voto on-line in Italia è agli inizi, anche se la pandemia ha accelerato il processo di espansione e oggi la fiducia è aumentata, segno anche della crescita della nazione in termini di consapevolezza digitale. Ogni anno a vario titolo sono oltre 20 milioni le persone che votano. Gli iscritti agli ordini professionali ammontano a 2,5 milioni.
LEGGI ANCHE: Tutti i segreti di Rousseau & Co: fare soldi con le piattaforme di voto online
Nei gironi 2 e 3 agosto Multicast ha un compito importante da svolgere con il nuovo cliente M5S, che voterà il nuovo statuto. Come state organizzando la piattaforma?
Nel seggio elettorale classico l’elettore presenta il suo documento al seggio, gli scrutatori determinano la sua appartenenza o meno all’elettorato attivo, in caso positivo gli viene consegnata una scheda elettorale indistinguibile dalle altre a disposizione al seggio. L’elettore vota e inserisce la scheda nell’urna anonima. Se per ipotesi assurda, l’elettore dovesse accedere al contenuto dell’urna, egli non deve essere in grado di riconoscere la sua scheda appena votata. Se fosse riconoscibile, la scheda diventa nulla.
E per il procedimento elettronico cosa cambia?
Se trasformiamo questo procedimento in formato elettronico, il riconoscimento dell’elettore e la verifica dell’appartenenza all’elettorato attivo corrisponde banalmente all’autenticazione e all’accesso al servizio di voto. Non è altrettanto banale la fase di consegna della scheda e dell’inserimento della stessa dopo aver votato in un’urna anonima, questo perché l’anonimato dell’urna contrasta con il fatto che l’utente risulta autenticato e riconosciuto nella piattaforma di voto.
SkyVote adotta un processo di gestione della votazione che conduce nella pratica a fornire all’utente una sessione anonima all’urna elettorale, attraverso la quale inviare il proprio voto dopo averlo cifrato con una chiave che gli è stata consegnata anch’essa in modo anonimo. Il sistema non è in grado, dato un elettore, di risalire alla chiave da lui utilizzata per cifrare il proprio voto.
Ci sono sistemi di controllo per verificare l’andamento corretto delle votazioni?
L’esattezza dei risultati, come pure l’anonimato, vengono garantiti attraverso un processo di gestione della votazione che include varie fasi di controllo: antecedenti, durante il voto di ogni singolo elettore e al termine della giornata di voto. Qui nasce la complessità del sistema, che deve essere in grado di identificare se al termine della singola sessione di voto l’elettore ha effettivamente completato la procedura nel modo corretto o se invece c’è stato un qualsiasi errore che ha portato o alla impossibilità di registrare la sua partecipazione al voto oppure l’impossibilità di registrare il voto stesso nell’urna anonima. Quello che SkyVote garantisce è che si possono verificare solo due casi: voto acquisito correttamente con ricevuta all’utente e voto non acquisito senza ricevuta di voto. Altri casi non si possono verificare. In ogni caso, se l’elettore non conclude la procedura di voto per qualsiasi motivo o errore, egli può accedere di nuovo e riprovare.
Voi chiedete fortemente una regolamentazione. Cosa c’è che non va?
Quando si fiuta un nuovo business sono in tanti a provarci. Società che fino a ieri facevano software per videopoker oppure aziende di software per la contabilità, addirittura organizzatori di eventi e fiere. O peggio, aziende nate ad hoc per una gara pubblica con 1 euro di capitale sociale. A noi è capitato di perdere una gara sul voto elettronico contro un’azienda che commercializza prodotti elettromedicali. Abbiamo visto perfino votazioni di interi ordini professionali con sistemi reperiti su internet per fare sondaggi on-line.
Insomma, in Italia sei abilitato a partecipare a gare pubbliche per il voto elettronico anche se nella tua vita hai modificato software per macchine industriali etichettatrici e hai diritto al pari di specialisti che seguono la materia da decenni.
Quali sono i rischi di piattaforme messe a punto in questo modo?
Sono piattaforme violabili, come potete immaginare. Un esempio per tutti: nel 2017, dopo il flop del primo referendum con voto elettronico indetto in Lombardia, l’anno successivo il nostro fatturato – sempre in crescita – si è dimezzato. Noi non avevamo nulla a che fare con quel referendum. Ma se crolla la fiducia rispetto a un intero settore tutti ne risentono, purtroppo.
È necessario creare norme specifice per il processo elettorale, stabilire le modalità con cui deve essere gestita una votazione elettronica, chi e con quali specifiche certificazioni lo può fare, quali meccanismi di autenticazione consentire, quali modalità di cattura del voto per assicurare la disgiunzione reale tra l’elettore e il voto espresso.
Tra quanti anni voteremo dallo smartphone magari mentre siamo sotto l’ombrellone?
Già oggi votiamo sotto l’ombrellone se siamo iscritti a un ordine professionale, se siamo in assemblee elettive avanzate, in condomini che hanno attivato questa modalità, iscritti ad alcuni partiti politici, in molte coop, associazioni, se sei uno studente universitario, in moltissimi Cda. Basta solo scrivere le giuste norme e lo faremo per tutte le cose.
Giovanni Di Sotto come arriva a fondare Multicast, da quali esperienze professionali?
Congiunzione astrale di due passioni per l’informatica: la mia e quella di Roberto Spagna, che invece è un ingegnere elettronico. Roberto ha portato nel lontano 2011 le competenze di sicurezza informatica all’interno dell’azienda. Successivamente, con l’arrivo in azienda di Filippo Mazzei, Luca Tartaglia e Giuseppe Marzo e di validi collaboratori, lo sviluppo software è diventato il nostro core business.
Quando il cliente Eurel Spa ci ha chiesto di evolvere un sistema filare di voto elettronico assembleare in un sistema smart e wireless, abbiamo raccolto la sfida e affrontato il nostro primo progetto in ambito voto elettronico. Così è nato SkyVote (voto nel cielo, senza fili), questo cliente tutt’ora gestisce il voto di Camera, Senato e Parlamento Europeo. Nel 2017 abbiamo incontrato Thales, azienda leader mondiale nell’aerospazio, nella difesa e nei sistemi di cifratura elettronica con la quale abbiamo cominciato a collaborare per l’implementazione dei loro sistemi di cifratura che oggi sono alla base delle nostre soluzioni, siamo diventati una loro “case history”.
Avete mai incontrato il fondatore Beppe Grillo?
No, mai incontrato.
Per altri contenuti iscriviti alla newsletter di Forbes.it CLICCANDO QUI .
Forbes.it è anche su WhatsApp: puoi iscriverti al canale CLICCANDO QUI .