Green pass sì, green pass no, green pass forse? La ripartenza del mondo del lavoro e della scuola è alle porte e l’ipotesi dell’obbligo vaccinale nelle varie categorie ha sollevato qualche criticità. Se da una parte ci sono gli operatori sanitari già obbligati a presentare il certificato verde nelle strutture in cui operano e i lavoratori delle scuole che lo saranno a partire da inizio settembre, dall’altra c’è tutta quella vasta platea che si trova in una sorta di limbo. La Faq di Palazzo Chigi che ha previsto l’obbligo del green pass per le mense aziendali e le ipotesi di obbligo vaccinale per trasporti pubblici, uffici della PA e operatori a contatto con clienti rendono possibili nuovi scenari. Ecco nello specifico cosa succederà e cosa potrebbe succedere a partire dal primo settembre.
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Green pass obbligatorio: ecco per chi
Ci sono 1,9 milioni di lavoratori che sono obbligati al vaccino anti-Covid o ad avere il green pass già dal 1° aprile. Si tratta dei lavoratori della sanità, ovvero chi esercita professioni sanitarie e gli operatori che lavorano in strutture sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali, pubbliche e private, in farmacie, parafarmacie e negli studi professionali. E poi ce ne sono altri 1,4 che lo saranno a partire dal 1° settembre, fino al 31 dicembre 2021, data in cui terminerà lo stato di emergenza nazionale. Con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del Decreto Legge 111 del 6 agosto 2021, il green pass è diventato obbligatorio anche per docenti, presidi e assistenti tecnici amministrativi delle scuole.
Il mancato possesso del green pass viene esplicitamente considerato assenza ingiustificata. A decorrere dal quinto giorno di assenza, il rapporto di lavoro viene automaticamente sospeso.
Green Pass per chi opera con il pubblico?
Il Decreto Legge 105/2021 ha previsto l’obbligo di green pass per accedere a ristoranti al chiuso, musei, palestre, piscine, centri benessere, sagre e fiere, convegni e congressi, centri termali, parchi tematici e di divertimento, centri culturali, sale gioco, concorsi pubblici. Non è specificato però in maniera chiara se coloro che lavorano in queste strutture siano obbligati ad essere muniti di certificazione verde. Stessa situazione per quanto riguarda i trasporti: il Decreto Legge 111/2021 ha introdotto l’obbligo per accedere a treni, navi, traghetti e autobus che collegano due o più Regioni, ma non per i lavoratori del settore.
Tuttavia si delinea la possibilità di introdurre l’obbligo per chi lavora a contatto con la gente: dal personale dei trasporti pubblici agli uffici della Pubblica amministrazione, passando per tutti gli operatori a contatto con i clienti. A dare concretezza a questa ipotesi è il Sottosegretario alla Salute Andrea Costa, secondo cui “l’estensione dell’obbligatorietà del Green Pass diventa un elemento di garanzia per far sì che il nostro Paese continui in questo percorso di graduale ritorno alla normalità”.
E per le categorie che volessero opporsi a questa eventuale e futura possibilità, arriva il primo giudizio europeo sull’obbligo del vaccino contro il Covid-19. La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha respinto un ricorso presentato da 672 fra vigili del fuoco professionali e volontari contro la legge francese che impone loro l’obbligo di essere vaccinati contro il Covid-19. Ne avevano chiesto la sospensione, insieme all’interruzione delle disposizioni che vietano l’esercizio delle loro attività se non vaccinati.
Obbligatorio nelle mense aziendali
L’aggiornamento delle Faq di Palazzo Chigi del 15 agosto, consultabile sul sito ufficiale del Governo, ha chiarito il punto riguardante le mense aziendali. Dopo il caso di un’azienda nel Torinese dove si è arrivati vicini al primo sciopero contro il certificato verde, è arrivata l’obbligatorietà. “Per la consumazione al tavolo al chiuso i lavoratori possono accedere nella mensa aziendale o nei locali adibiti alla somministrazione di servizi di ristorazione ai dipendenti, solo se muniti di certificazione verde” spiegano le Faq di Palazzo Chigi.
Taglio dello stipendio per i lavoratori in quarantena
Dopo averlo fatto per tutto il 2020, grazie a uno stanziamento del governo Conte II di 663 milioni di euro, l’Inps non riconoscerà più come malattia il periodo che i lavoratori devono trascorrere in quarantena. È quanto si legge in una nota del 6 agosto 2021. Se lo smart working è impossibile, perché la mansione richiede una presenza fisica del lavoratore, le possibilità sono due. O il datore di lavoro copre, oppure scatta il taglio in busta paga. A rischio sarebbero circa 200 mila lavoratori che sono stati in quarantena nei primi sei mesi di quest’anno.
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