Mind SkyDeck Sangiovanni Vincentelli
Innovation

L’acceleratore di Berkeley sbarca alla cittadella della scienza di Milano: “Portiamo alla ribalta le startup italiane”

Mind (Milano Innovation District) è la cittadella della scienza che sta prendendo forma alle porte di Milano, nell’area di Expo2015. Un distretto dell’innovazione, delle scienze informatiche e della vita, dove operano aziende, campus universitari ed enti di ricerca. Fra i primi inquilini, ci sono Human Technopole, Fondazione Triulza, il nuovo polo ospedaliero Ircss Galeazzi, AstraZeneca. La trasformazione è guidata, per la parte privata, dal colosso immobiliare Lendlease, che ha messo sul piatto 200 milioni, che si sommano ai 200 del Canada Pension Plan (il valore dello sviluppo complessivo della parte privata di Mind è di 2,5 miliardi).

Mind sarà una città nella città, con abitazioni, uffici, hotel, ristoranti. E con un sogno: apprendere il meglio della Silicon Valley con la consapevolezza che è un unicum, non replicabile in Europa. E qui entra in campo Alberto Sangiovanni-Vincentelli, nato a Milano nel 1947 ma in California da 45 anni. Docente all’università di Berkeley, ricercatore con mille articoli scientifici dati alle stampe, consulente tecnico e imprenditore, ha cofondato due società, Cadence Design Systems e Synopsys Inc, entrambe quotate al Nasdaq con una capitalizzazione di mercato di oltre 100 miliardi di dollari. 

Alberto Vincentelli ha creato un ponte tra Lendlease e Berkeley. A Mind porterà SkyDeck, il potente acceleratore di start up di Berkeley, forza che si deve alla rete e agli investimenti di 250 advisor fra professori dell’UC Berkeley, dirigenti di grandi aziende, imprenditori di successo e investitori (compresi Sequoia Capital, Mayfield Fund, Canvas Ventues e Sierra Venture). A oggi SkyDeck ha sostenuto lo sviluppo di 1.000 startup, di cui 80 hanno ricevuto investimenti dopo il programma di accelerazione per un totale di 1,47 miliardi di dollari. 

E proprio oggi Lendlease, Berkeley SkyDeck e Cariplo Factory hanno siglato un accordo per avviare programmi di accelerazione di startup a partire dal gennaio 2022. Regione Lombardia e Fondazione Cariplo investono 2,75 milioni di euro. 

Abbiamo incontrato il professor Vincentelli.

SkyDeck debutta a Milano. È il primo sbarco europeo di Berkeley. Quando lo propose, quale fu la reazione a caldo?
“Perché mai dovremmo andare in Europa?”.

Risposta?
Ho spiegato che Berkeley deve farsi conoscere di più. In Europa si pensa che gli atenei innovatori degli Stati Uniti siano Stanford e Mit. In realtà a Berkeley facciamo più start up di Stanford e il doppio del Mit. 

Però…
… siamo la classica università sottotraccia, che, senza battersi il petto, ha totalizzato più di cento Premi Nobel e medaglie d’oro alle Olimpiadi. Facciamo le cose e non ne parliamo. Inizialmente c’era una paura nerissima di lanciarsi nell’impresa di Mind, perché ancora non del tutto chiara. Ho dovuto convincere il management che era cosa giusta venire qui, e che questa operazione non avrebbe inficiato la nostra purezza di spirito.

In che senso “purezza di spirito”?
Pur essendo un acceleratore, SkyDeck non si fa pagare dalle imprese. È una parte dell’università, e in quanto tale fa un servizio alla comunità. Acceleriamo sia imprese nate a Berkley, sia quelle nate in tutto il modo. Riceviamo circa 3mila domande a semestre, ma ne accettiamo solo 40. 

Porterete a Milano capitali americani?
No, noi facciamo un servizio di accelerazione, aiutiamo le imprese a crescere. Insegniamo i principi del management, i segreti di bottega: come si fa a parlare con gli investitori, per esempio.

Regione Lombardia e Fondazione Cariplo hanno appena annunciato 2,75 milioni di euro di investimenti. Consistenti, ma non bastano per un progetto così ambizioso.
Attingeremo dall’ecosistema italiano, fermo restando che comunque porterò investitori di mia conoscenza. Pensiamo anche al coinvolgimento di capitali esteri (secondo indiscrezioni, potrebbe trattarsi del Canada Pension Plan, già attivo in Mind, ndr)

Diceva che gli startupper devono saper parlare con gli investitori. Entriamo nei dettagli.  
Devi far capire cosa fai e perché lo fai, in poco tempo. Negli Stati Uniti, i venture capitalist (vc) sono ex imprenditori o persone tecniche, non gente della finanza. In Europa, invece, il 90% di chi lavora nel vc viene dalla finanza, e ciò rende più difficile comunicare la propria idea imprenditoriale, soprattutto quando è altamente innovativa. Chi viene dalla finanza, inoltre, ha difficoltà ad aiutare un’impresa a crescere, mentre i vc dovrebbero comportarsi come consulenti, fornendo consigli e creando la rete. Società grosse, come Nea o Sequoia, hanno operato così tanti investimenti da costruire un sistema di imprese che finiscono poi per collaborare.

Le startup che andrete ad accelerare saranno esclusivamente, prevalentemente o non necessariamente italiane?
Lo scopo principale dell’intera operazione è portare alla ribalta startup italiane. Però ho imparato una cosa fondamentale: più è diversificata la provenienza, meglio è. Chi si chiude limita le opportunità. Faccio un esempio: iGenius è una delle start up più interessanti che siano sbocciate di recente in Italia ed è stata fondata da un ragazzo albanese, Uljan Sharka. Il cervello c’è dove c’è, ed è lì che devi andare.

Da quanto lavora al ponte fra Mind e Berkeley?
Dal 2019. In un primo tempo avevo proposto di selezionare aziende italiane da mandare, tre alla volta, in California. Poi è arrivato il Covid e quindi mi sono detto: “Se Maometto non va alla montagna, la montagna va a Maometto”.  In breve, pensai di portare SkyDeck qui.

Prima di invertire la rotta, nella fortunata terna c’era Phononic Vibes. 
Che è stata accelerata a Berkeley e poi è tornata indietro. Luca D’Alessandro, il fondatore, dopo il dottorato al Politecnico era stato al Mit, lavorando con Luca Daniel, il migliore studente che abbia mai avuto. Luca mi parlò benissimo del progetto di D’Alessandro, che piacque un sacco anche a me, tanto che ora sono chair of the board di Phoninoc Vibes. Per dire che le connessioni nascono così. Le relazioni sono fondamentali: qui sta il segreto del successo della Silicon Valley.

Il successo della Silicon è replicabile in Lombardia?
Premessa: la Silicon non è replicabile in Europa. In quella valle c’è di tutto e di più: imprese tra le più grandi del mondo, aziende medie, piccole, quelle che stanno partendo e quelle che muoiono. È un ciclo di vita, magmatico e molto flessibile. Il mio obiettivo è portare un po’ di flessibilità a Mind. Non aspiriamo a creare la gemella italiana della Silicon, ma dobbiamo coglierne alcuni aspetti. Viceversa, la partita è persa in partenza. 

Il nostro Tallone d’Achille?
La carenza di grandi aziende. Nella Silicon, se non ci fossero le grandi imprese, le piccole non potrebbero né nascere né crescere. A qualcuno devi pur vendere il tuo prodotto, e se mancano i grandi, a chi vendi? E poi come innovano le grandi imprese? Acquisendo le piccole.

Perché il piccolo è brutto.
L’Europa deve creare il mercato e non aiutare le imprese con investimenti a fondo perduto. Per esempio, se la sanità compra prodotti innovativi, fa stare bene la gente e allo stesso tempo sostiene l’impresa Europa, perché le offre un mercato. Questa dovrebbe essere la direzione. 

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