Sotto l’albero di Natale potrebbe esserci una sorpresa per Banca Carige, il territorio ligure e tutti i suoi stakeholders. La messa in sicurezza della realtà della Lanterna, commissariata oltre due anni fa, è infatti una priorità per il sistema bancario italiano e l’obiettivo sarebbe quello di completare un’operazione di rilancio entro l’inizio del 2022. Anche per questo motivo si respira un clima di fiducia su una possibile vendita dell’80% circa in mano al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (Fitd) a Bper Banca che ha presentato martedì 14 un’offerta non vincolante per la cifra simbolica di 1 euro a patto che l’organo presieduto da Salvatore Maccarone ricapitalizzi la banca per 1 miliardo di euro.
L’offerta – così come è stata confezionata – è stata respinta dall’organo presieduto da Salvatore Maccarone, poiché non è in linea con i requisiti statutari del fondo stesso. Nonostante ciò analisti, osservatori e addetti ai lavori sono ottimisti sul fatto che ci possa essere un discreto margine di negoziazione.
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Le prossime tappe del possibile affare che porterebbe Carige in Bper
L’interesse di Bper per la realizzazione dell’operazione è coerente con l’obiettivo di ampliamento dimensionale del perimetro del gruppo bancario attraverso operazioni mirate che siano in grado di accrescere il valore per tutti gli stakeholders, continuando a garantire un elevato profilo di solidità patrimoniale di Bper Banca, almeno pari a quello attuale.
L’operazione consentirebbe di risolvere in modo definitivo le problematiche di Carige, salvaguardando la clientela e il complesso degli stakeholders della stessa nonché tutelando al meglio gli interessi degli azionisti di minoranza. L’offerta verrà meno qualora il Fidt, entro il prossimo 20 dicembre, non conceda a Bper Banca un periodo di esclusiva nonché, ulteriormente, ove le parti non sottoscrivano, entro il prossimo 31 dicembre 2021, un memorandum of understanding vincolante. Il Mou, oltre ai termini puntuali dell’operazione, prevedrà l’obbligo delle parti di sottoscrivere un contratto definitivo di acquisizione entro il 31 gennaio 2022.
Il Fondo Interbancario dovrebbe ricapitalizzare Carige per 1 miliardo
La proposta di acquisizione di Carige da parte di Bper prevede che il Fitd versi un importo pari a un miliardo in Carige funzionale a dotare quest’ultima delle risorse necessarie alla copertura, tra l’altro, degli oneri di integrazione di Carige in Bper, delle azioni di derisking sull’intero portafoglio crediti, mantenendo livelli di dotazione patrimoniale in linea con quelli richiesti dal mercato e comunque non inferiori a quelli attuali di Bper, e degli oneri potenzialmente derivanti dalla risoluzione anticipata di taluni accordi commerciali e operativi che, unitamente agli interventi per revisioni di carattere operativo/strutturale, consentiranno di assicurare il raggiungimento di adeguati livelli di redditività su base combined.
Al closing è poi prevista l’acquisizione da parte di Bper di una partecipazione in Carige pari all`88,3% del capitale sociale di quest’ultima a fronte del pagamento di un corrispettivo pari a un euro per l’intera partecipazione, nonché il subentro al nominale da parte dell’istituto emiliano in tutti i finanziamenti e prestiti erogati dal Fidt e da Ccb in favore di Carige.
A valle del closing, inoltre, è previsto il lancio da parte di Bper Banca di un’offerta pubblica di acquisto obbligatoria sul restante capitale sociale della società per un corrispettivo unitario pari a 0,80 euro per azione, comprensivo di un premio del 29% rispetto al prezzo di chiusura del titolo Carige del giorno 13 dicembre 2021.
Ci sono margini trattativa
Il Fitd – che riunisce le principali banche italiane – ha già esaminato l’offerta in una prima riunione spiegando che la manifestazione di interesse presenta termini e condizioni da approfondire che, allo stato, in particolare, per quanto riguarda il livello di ricapitalizzazione richiesto per Carige, non risulta conforme alle previsioni statutarie (art. 35) relative agli interventi del tipo in questione.
L’a.d. di Carige, Francesco Guido, in un’intervista ha spiegato che l’offerta “è sicuramente un’opportunità, su questo non c’è alcun dubbio, non commento oltre perché ciò appartiene all’azionista di maggioranza”.
Per gli analisti di Equita c’è ora margine per una trattativa tra Bper (che ha come principale azionista Unipol) e il Fitd. “In base alle nostre stime l’ammontare massimo versabile dal Fitd si aggirerebbe ai 650-700 milioni”, spiegano in un report. Aggiungendo ai 650 milioni circa del Fitd la conversione di 320 milioni di attività fiscali differite (post effetto fiscale), Equita ritiene “che ci sia spazio per coprire i costi di ristrutturazione/integrazione, con un Cet1 che dovrebbe mantenersi tra il 13%-13,5% e un Npe ratio inferiore al 5%”, ipotizzando un aumento dell’Eps al 2023 del 5%.
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La diminuzione del rischio legale agevola il deal
Va ricordato che alcuni elementi hanno contribuito a sbloccare la situazione di stallo per la vendita della realtà della Lanterna. Tra questi la diminuzione del rischio legale e del petitum dopo il respingimento da parte del Tribunale di Genova della richiesta risarcitoria di Malacalza I. L’ex primo socio della realtà genovese, che riteneva di essere stato danneggiato dalla ricapitalizzazione di due anni fa, aveva chiesto 480 milioni di euro.
L’aumento di capitale da 700 milioni aveva messo in sicurezza la banca, ma aveva avuto come conseguenza la diluizione della famiglia di imprenditori di Bobbio.
A giocare a favore di un’offerta per Carige anche il provvedimento governativo che ha spostato a giugno il termine per l’utilizzo delle Dta. Così come la ripresa economica più forte del previsto che spinge la redditività delle banche e sostiene lo sforzo commerciale che sta conducendo la realtà guidata da Guido.
Inoltre, la fine delle trattative tra Unicredit e Mps contrariamente alle attese non è stata percepita come un ostacolo a una possibile soluzione per Carige, anzi: ha chiarito la situazione del mercato contribuendo alla riapertura dei giochi.
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