Articolo tratto dal numero di febbraio 2022 di Forbes Italia. Abbonati!
La consegna è avvenuta ad Amburgo. Da lì il gigante è decollato verso Dubai, sua nuova e definitiva base. A metà dicembre Airbus ha consegnato il 251esimo e ultimo superjumbo A380, l’aereo passeggeri più grande del mondo. Come altri 122 esemplari in precedenza, è entrato nella flotta di Emirates, la compagnia che per prima e più di tutte ha investito sul modello. E che ha deciso di continuare a farlo anche mentre un concorrente come Tony Douglas, amministratore delegato di Etihad, parlava di un aereo “senza più un senso economico”, e Akbar Al Baker, ad di Qatar Airways, definiva l’acquisto del modello “il più grande errore commesso” dalla compagnia.
“Il primo motivo per cui continuiamo a puntare sull’A380 è che i nostri clienti lo amano”, spiega Flavio Ghiringhelli, country manager di Emirates in Italia. “L’A380 ci ha permesso di ridefinire l’esperienza di viaggio. Resterà perciò il nostro prodotto di punta per i prossimi anni. Siamo stati i primi a introdurre questo velivolo in Italia e ancora oggi siamo gli unici a utilizzarlo”. L’ultimo colosso da 519 posti, che ha bordo suite private, bar, lounge e shower spa, comprende anche la premium economy, una classe intermedia tra la business e l’economy, che sta diventando sempre più redditizia per le compagnie aeree. Una tendenza che è solo una tra le tante che stanno rimodellando l’industria dei viaggi, tra le più toccate dalla pandemia.
L’International Air Transport Association (Iata), organizzazione internazionale di compagnie aeree, ha calcolato che le perdite per gli operatori nel periodo 2020-22 arriveranno a superare i 200 miliardi di dollari. La tendenza è però positiva: dai 138 miliardi di passivo del 2020 ai 52 del 2021, con una stima di 11,6 per il 2022.
“Abbiamo fiducia nella continuazione della ripresa”, assicura Ghiringhelli, “specie dopo avere chiuso il 2021 con risultati superiori alle attese”. Nel semestre tra il 1 aprile e il 30 settembre, i ricavi del gruppo Emirates sono cresciuti dell’81% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e hanno raggiunto i 6,7 miliardi di dollari, mentre la perdita netta è scesa da 3,8 a 1,6 miliardi. I passeggeri trasportati sono stati 6,1 milioni, con un incremento del 319% sul 2020. “Nonostante la variante Omicron e il leggero rallentamento che ha portato alla nostra rete”, dice Ghiringhelli, “entriamo nel 2022 con ottimismo”.
Sul settore hanno inciso, negli ultimi due anni, le restrizioni agli ingressi dall’estero imposte a più riprese da molti governi. Limitazioni che, come testimoniano i dati di Airbnb e le analisi di Federalberghi, hanno portato molti a scegliere il cosiddetto turismo di prossimità, cioè quello verso destinazioni vicine a casa. “Allo stesso tempo”, precisa però Ghiringhelli, “abbiamo assistito anche a incrementi significativi dei flussi verso destinazioni di lungo raggio. È il caso, per esempio, di Maldive e Mauritius, ma anche di New York, dopo la riapertura degli Stati Uniti ai viaggiatori per turismo”.
Anche le nuove modalità di lavoro, a partire dallo smart working di massa, hanno avuto un impatto sui conti delle compagnie aeree, perché molti spostamenti sono stati sostituiti dalle videoconferenze. Un’analisi di Pwc, citata a ottobre dalla rivista Time, ha ricordato che, in era pre-Covid, gli spostamenti per lavoro costituivano il 75% delle entrate di alcune rotte. “Poiché siamo una compagnia aerea a lungo raggio, la nostra situazione è diversa da quella di linee che dipendono di più dal traffico regionale”, afferma Ghiringhelli. “La ripresa dei viaggi per lavoro dipende dal settore industriale, e in particolare da alcuni lavoratori che non si sono mai fermati, come quelli che operano in tante fabbriche o sulle piattaforme petrolifere”.
Secondo uno studio pubblicato a luglio da McKinsey, le piccole e medie imprese saranno le prime a riprendere a viaggiare, “perché non sono soggette ai lunghi processi di approvazione delle grandi aziende”. Uno sviluppo che dovrebbe “innescare un effetto domino”: la ripresa dei viaggi di una società, in altre parole, dovrebbe indurre le concorrenti a fare lo stesso. Proprio per incentivare le pmi a volare, Emirates ha deciso di offrire ai nuovi membri di Business Rewards, il suo programma fedeltà dedicato alle aziende, un bonus equivalente a un biglietto di andata e ritorno in economy verso diverse destinazioni europee.
Al di là dell’impatto economico, in ogni caso, il Covid ha modificato anche il modo di operare delle compagnie aeree. “La pandemia ha evidenziato che, se si hanno standard elevati, è possibile viaggiare in sicurezza”, dice Ghiringhelli. “Credo che proprio la sicurezza, assieme alla flessibilità e alla qualità del servizio, sia in cima alle priorità dei viaggiatori di oggi. Il Covid ha reso sempre più importanti gli strumenti che permettono di offrire spostamenti sicuri da quando si entra in aeroporto a quando si arriva a destinazione. Penso ai corridoi biometrici che garantiscono viaggi contactless, cioè senza bisogno di entrare in contatto con oggetti e superfici. Oppure ai filtri hepa, che assicurano un’elevata qualità dell’aria”.
L’altro fronte su cui la pandemia ha portato una nuova sensibilità, come segnalava un’analisi di Boston Consulting Group già nell’estate 2020, è l’ambiente. Una questione critica per le compagnie aeree: l’aviazione è infatti uno dei cosiddetti settori hard to abate, cioè più difficili da decarbonizzare. “In Emirates cerchiamo di fare la nostra parte sia a terra che in aria”, spiega Ghiringhelli. “Dal 2017, per esempio, tutte le nostre coperte in economy sono composte da 28 bottiglie di plastica riciclata. Abbiamo poi lanciato l’iniziativa Think Before You Print, che in otto mesi ha permesso di ridurre di un terzo i materiali stampati, con un risparmio di milioni di fogli e di oltre due milioni di kWh di elettricità. E abbiamo deciso di lavare tutta la flotta ‘a secco’: una tecnica che fa risparmiare 11,7 milioni di litri d’acqua in un anno”. Vale a dire, quanto consumano in un giorno 53mila cittadini italiani.
La parte più complicata, però, è rendere sostenibile il volo. “Abbiamo introdotto programmi per misurare l’efficienza del carburante e ridurre consumi ed emissioni dove è possibile”, prosegue Ghiringhelli. “Appoggiamo anche iniziative a favore dei Saf (Sustainable aviation fuel), cioè i carburanti sostenibili per l’aviazione”. A novembre, per esempio, Emirates ha firmato un protocollo d’intesa con GE Aviation, la sussidiaria di General Electric per la produzione di motori aeronautici. Un accordo che prevede di far compiere un volo di prova a un Boeing 777-300ER, con a bordo carburante Saf 100%, entro la fine del 2022.
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