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Volano i prezzi delle materie prime. Petrolio vicino ai massimi del 2008

La guerra in Ucraina continua a monopolizzare l’attenzione dei mercati. Che, anche nella giornata odierna, stanno risentendo degli effetti economici causati dal conflitto. Soprattutto guardando ai prezzi delle materie prime che sono una delle asset class più coinvolte dalla crisi. Il petrolio, per esempio, si sta avvicinando alle quotazioni record del 2008. 

Fatti principali

  • Domenica notte, le quotazioni del petrolio Brent hanno raggiunto quota 139 dollari al barile, avvicinandosi sensibilmente al record assoluto di 147,50 dollari al barile raggiunto nel 2008. Adesso, si attesta a 121,33 dollari al barile. Il Wti, invece, dopo aver superato i 130 dollari al barile, al momento della scrittura, galleggia intorno ai 120 dollari per barile ($118).
  • In mattinata il prezzo del gas in Europa ha fatto segnare il suo nuovo massimo storico: 300 euro al Mwh, con un rialzo del 54%. “Ogni 30 minuti le quotazioni aumentavano di 50 euro, qualcosa di incredibile”, ha rivelato a Forbes.it Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia.
  •  Oltre a Nichel, alluminio, rame e palladio, corre senza sosta anche l’oro, bene rifugio per eccellenza. Dopo aver infranto il muro dei 2mila dollari l’oncia, in questo momento si attesta a 1970 dollari l’oncia.
  • Dopo un avvio in profondo rosso, adesso, i principali indici di Borsa europei hanno recuperato le perdite e si attestano intorno alla parità. Con il Ftse Mib di Milano che guadagna l’1%.

Il contesto

L’infiammata dei prezzi di questa mattina è da ricercare nell’ipotesi di imporre nuove sanzioni alla Russia. In particolar modo, dall’appello del presidente ucraino Volodymyr Zelensky di sospendere l’importazione da Mosca del petrolio. Richiesta parzialmente accolta dagli Usa, con Biden che sta cercando di intensificare i rapporti con Venezuela, Iran e Arabia Saudita, come evidenziato da Forbes. Ma, invece, puntalmente respinta dalla Germania e, in generale, dall’Ue. “Se gli Usa potrebbero fare a meno del petrolio russo, l’Ue nel breve termine non può. E lo dimostra il fatto che importa tra i 3,5 e i 4 milioni di dollari al barile ogni giorno. Da qui le dichiarazioni tedesche che hanno momentaneamente spento la fiammata di questa notte”, rivela Diodovich, che conclude: “La possibilità di raggiungere il record del 2008 è molto plausibile, dipenderà proprio dal prolungarsi del conflitto”.

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