Articolo tratto dal numero di aprile 2022 di Forbes Italia. Abbonati!
Un’azienda a conduzione familiare nata dalla passione per il calcio del suo fondatore e cresciuta negli anni grazie all’attenzione alla qualità del prodotto, nella migliore tradizione della manifattura italiana. Erreà Sport – gruppo specializzato nella produzione di abbigliamento tecnico sportivo, il cosiddetto teamwear – è un marchio che è riuscito a imporsi nel giro di pochi anni anche sui mercati internazionali, a cui deve oggi il 60% del fatturato. È nato nel 1988, su iniziativa di Angelo Gandolfi.
“Ho sempre amato il calcio e, quando non ho più potuto praticarlo a livello dilettantistico, ho deciso di mantenere viva questa passione dando vita a Erreà”, racconta il presidente. Gandolfi ha capito presto che le società di calcio hanno bisogno di capi sportivi e tecnici in grado di migliorare le performance di chi li indossa. Ha deciso allora di investire in una produzione capace di garantire i massimi standard di qualità, sicurezza e comfort. “La divisa rappresenta l’identità di una società, esprime i suoi valori, è uno degli elementi più importanti della sua immagine. Per questo motivo le nostre linee sono pensate e realizzate sulla base delle esigenze di ogni singola società”.
Il modello Erreà
Il punto di forza dell’azienda di San Polo di Torrile, in provincia di Parma, è il controllo diretto di tutta l’attiva produttiva tra l’Italia e la Romania, dove hanno sede i suoi stabilimenti. “Erreà realizza i propri capi internamente, mettendo insieme la produzione per lo sport e una cultura sartoriale. Fin da subito la capacità di creare e confezionare capi e di selezionare tessuti sono stati il segreto nel nostro successo. Una sapienza antica, ma portata in un’epoca di filati e impianti sempre più moderni”.
Anche la famiglia gioca un ruolo centrale nel modello di business di Erreà. “Mia moglie e i miei figli sono sempre stati al mio fianco in questo cammino”, dice Gandolfi. A confermarlo il nome e il logo aziendale: Erreà nasce infatti dall’unione della lettera R e della lettera A, le iniziali dei figli del fondatore.
Il gruppo gestisce tutte le fasi di lavorazione del prodotto: dalla selezione delle materie prime alla progettazione dell’aspetto grafico, dai prototipi fino alla consegna dei capi finiti. “Questo percorso completo costituisce il punto di forza dell’azienda”, afferma il vicepresidente Roberto Gandolfi, uno dei figli di Angelo. “Ci distingue dai concorrenti e ci consente di rappresentare l’unica azienda europea ancora produttrice nel settore dell’abbigliamento teamwear. La possibilità di effettuare controlli accurati e scrupolosi sulla provenienza delle materie prime ci permette anche di garantire al mercato la massima sicurezza e qualità. Dettagli per noi fondamentali, al centro della nostra strategia”.
I partner
Grazie alle attività di controllo sulla filiera, Erreà garantisce al mercato prodotti che rispettano anche i più alti standard di sostenibilità, sia dal punto di vista sociale, sia da quello ambientale. “Essere sostenibili significa anche operare nel pieno rispetto di tutte le normative internazionali, puntando a creare un prodotto che abbia un lungo ciclo di vita”, spiega ancora Roberto. “Per farlo, controlliamo costantemente il modus operandi dei nostri fornitori. Per quanto riguarda gli aspetti ambientali, dal 2007 siamo certificati da Oeko-Tex Standard 100, un attestato che pone limiti estremamente rigorosi in tema di sostanze nocive per la salute. Siamo l’unica azienda di abbigliamento tecnico sportivo a potersi fregiare di questa etichetta”.
Il business di Erreà è partito dal mondo del calcio (la prima sponsorizzazione è quella stretta con il Genoa nel 1988), ma presto si è allargata anche alla pallavolo, al basket, al rugby e a tante altre discipline sportive. In ultimo è arrivato poi settore degli accessori. Il gruppo ha debuttato presto sulla scena internazionale, grazie alla partnership con il Middlesbrough, in Inghilterra.
Un’operazione che ha fatto da volano e ha portato il marchio prima in Europa, poi nel resto del mondo. “Da azienda di famiglia, Erreà ha iniziato così ad assumere una connotazione glocal, ovvero quelladi una realtàinsieme globale e locale, attenta allo sviluppo internazionale, ma anche al suo rapporto con il territorio e ai valori familiari”. Attualmente sono numerose le squadre, le federazioni e le nazionali partner, tra cui il Parma, il Queens Park Rangers, la nazionale italiana di pallavolo, l’Uefa Kit Assistance Scheme 2022-2026, la Reyer Venezia e la Benetton Treviso di rugby.
Il piano internazionale
“Erreà è un’azienda specializzata nel teamwear, sia per i professionisti sia per i dilettanti. Negli anni abbiamo però diversificato la nostra produzione e abbiamo lanciato una serie di nuovi marchi grazie agli ingenti investimenti stanziati per la ricerca e lo sviluppo. Nel 2005 è nata così Erreà 3D Wear per l’intimo tecnico, nel 2010 Erreà Republic, una linea di abbigliamento sportivo per il tempo libero. Infine, nel 2020, in piena emergenza Covid-19, è arrivata Point, la linea di abbigliamento dedicata alla sicurezza sul lavoro. È realizzata con il nuovo tessuto antivirale Ti-Energy 3.0, realizzato con nanoparticelle di ossido di zinco incapsulate permanentemente nelle fibre”.
Erreà conta di proseguire il suo percorso di crescita nei prossimi anni grazie a una serie di novità di prodotto, ancora segrete, e a un piano di internazionalizzazione. “Siamo partiti con un piccolo laboratorio di macchine tessili”, ricorda Angelo. “Oggi diamo lavoro a circa 950 persone e siamo un’azienda sana e robusta dal punto di vista patrimoniale e della marginalità. Erreà è cresciuta sempre per via organica e questa è la via che intendiamo continuare a percorrere. In Italia, in Europa, ma anche nel resto del mondo: stiamo investendo per ampliare il nostro business in aree strategiche come gli Stati Uniti, l’America Latina e il Medio Oriente”.
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