Articolo tratto dal numero di dicembre 2022 di Forbes Italia. Abbonati!
Advisory integrata ed estesa al patrimonio complessivo, centralità del ruolo del consulente nel rapporto con il cliente, con un’analisi di portafoglio basata anche su algoritmi evoluti e intelligenza artificiale. Sono questi i principali punti di forza del rinnovato modello di consulenza patrimoniale lanciato dal gruppo Credem, supportato da una nuova piattaforma tecnologica che comprende diversi fattori di analisi ed è potenziata dalla possibilità di eseguire uno studio approfondito dei portafogli, estendendo l’analisi al patrimonio immobiliare, alle partecipazioni aziendali, alla gestione dell’asse ereditario e all’ambito assicurativo. Il progetto è rivolto a tutte reti del gruppo, da metà novembre per le filiali e i consulenti finanziari di Credem, mentre dal primo trimestre 2023 per il private banking di Credem e di Banca Euromobiliare, che confluiranno in Credem Euromobiliare Private Banking. Ne abbiamo parlato con Moris Franzoni, responsabile commerciale della rete dei financial wellbanker Credem.
Come si integra il nuovo modello di consulenza con il posizionamento strategico della rete dei financial wellbanker Credem?
Abbiamo lanciato di recente il nuovo modello di consulenza patrimoniale del gruppo, che utilizza una piattaforma tecnologica avanzatissima in collaborazione con Ubs e Prometeia, in grado di prendere in considerazione tutti i bisogni della clientela, non solo quelli legati al wealth management, con analisi quotidiane. È un passaggio epocale, perché va nella direzione di dare un decisivo supporto al consulente finanziario, che rimane comunque al centro del modello di servizio anche ora che la tecnologia ha un ruolo di primaria importanza. Il financial wellbanker è il pivot attorno a cui ruota il nuovo modello di consulenza, che risponde in modo ancora più completo al modello di servizio riassunto dalla definizione di banchiere del territorio, che trovo molto adatta ai financial wellbanker Credem. Una figura che non si limita alla gestione del risparmio, ma tende al benessere non solo finanziario e patrimoniale, ma anche personale dei clienti.
Questa nuova piattaforma può aiutare anche lo sviluppo della rete in ottica di reclutamento?
Assolutamente sì, perché non punta solo all’ottimizzazione del servizio per clienti di fascia alta, ma mette a disposizione di tutti il modello tailor made. Il nuovo modello di consulenza è attrattivo sul mercato perché darà a chi vuole interpretare a 360 gradi il servizio al cliente un’ulteriore facilitazione e sarà distintivo e unico in termini di innovazione ed efficienza.
Come è cambiato a suo giudizio il ruolo del consulente negli ultimi anni? Quali possono essere le ulteriori evoluzioni di questa figura, in generale e nel vostro gruppo, anche alla luce delle novità di cui abbiamo parlato?
Sarà sempre più fondamentale la coerenza e l’integrazione tra il modello di servizio, gli strumenti a disposizione del consulente e il ruolo di quest’ultimo di conoscitore del territorio. Ai miei financial wellbanker chiedo di interpretare quel ruolo, di essere l’anello di congiunzione tra l’azienda e i clienti. Se voglio essere coerente ed esauriente rispetto alla promessa che ho fatto nei confronti dei clienti, devo avere persone che interpretino quel modello di servizio con la passione e la responsabilità legata al territorio. È quindi un cerchio che si chiude con l’arrivo del nuovo modello. Il nostro obiettivo ora è scaricare a terra le potenzialità del nuovo modello a beneficio dei clienti.
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