In Italia si prevede una crescita delle assunzioni da parte dei datori di lavoro, impegnati in una ricerca sempre più complessa per trovare i loro talenti. Lo rivela l’indagine sulle prospettive occupazionali ManpowerGroup Employment Outlook Survey, che ha coinvolto circa 39mila aziende in 41 Paesi e territori per rilevare le intenzioni di assunzione per il secondo trimestre 2023.
In particolare emerge dalla ricerca una previsione netta di occupazione (Neo – Net Employment Outlook) del +17%, al netto degli aggiustamenti stagionali.
“Nonostante il contesto macroeconomico generale, le prospettive di assunzione rimangono solide e le aziende di tutti i settori continuano ad assumere per i ruoli più richiesti”, commenta Anna Gionfriddo, ad di ManpowerGroup Italia.
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Le prospettive di assunzione rimangono solide
La ricerca registra miglioramenti delle prospettive in quasi tutti i settori e per tutte le dimensioni d’impresa. Rispetto al primo trimestre 2023, le previsioni sono in miglioramento del 7%, mentre rispetto a un anno fa il miglioramento è del 2%.
“Investire nell’aggiornamento, nella riqualificazione e nel preparare le persone ai lavori di domani non è mai stato così importante e dovrebbe essere una priorità per ogni leader aziendale”, continua Gionfriddo.
A livello internazionale, le intenzioni di assunzione rimangono invariate rispetto allo scorso trimestre (+23%). Le migliori prospettive, al netto degli aggiustamenti stagionali, sono registrate dai datori di lavoro del Nord America (+30%), del Centro e Sudamerica (+27%) e dell’Asia Pacifico (+27%), mentre per la zona Emea (Europa, Medio Oriente, Africa) si rileva un dato positivo (+18%) ma inferiore rispetto alle altre macroregioni.
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Le aziende del nord più ottimiste
Anche per il secondo trimestre dell’anno, i datori di lavoro di tutte le quattro macroaree italiane prevedono di aumentare i propri organici. Le prospettive cambiano in base all’area di riferimento: al nord ovest (+23%) e al nord est (+22%) si registrano le previsioni migliori e anche i dati del centro (+19%) sono sopra la media nazionale.
Un’eccezione è rappresenta dal sud e dalle isole, dove le previsioni per quanto positive (+8%) sono in calo (-1%) rispetto ai primi tre mesi dell’anno.
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La rinascita dell’automotive
Il settore con le prospettive migliori è quello delle telecomunicazioni, media & communication (+32%), che si lascia alle spalle la crescita zero del primo trimestre. Ma è l’automotive e trasporti (+26%) a segnare il miglioramento più importante rispetto ai tre mesi precedenti (+36%), recuperando il -10% del Q1.
Molto bene energia e servizi (+26%), tecnologie dell’informazione (+25%), sanità e life sciences (+23%). Previsioni positive si registrano anche per l’industria (+16%), beni di consumo e servizi (+14%) e banche, assicurazioni e immobiliare (+10%).
Il recupero delle microimprese
Le grandi aziende sono quelle con le prospettive di assunzione migliori(+23%), seguite dalle piccole (+15%) e le micro (+14%). Fuori dal podio le medie imprese, che registrano un +13%.
Rispetto al primo trimestre dell’anno, il miglioramento più importante è rilevato per le grandi e microimprese: per entrambe il confronto tra i due trimestri vede una crescita nel secondo del 12%.
Le difficoltà nel reperire i talenti
Se per le assunzioni c’è grande ottimismo, restano le difficoltà per i datori di lavoro nel trovare i talenti con le giuste competenze. “Molti si trovano ad affrontare sfide mai sostenute prima per trovare persone che abbiano le competenze tecniche e trasversali di cui hanno bisogno, in particolare nei settori dei trasporti, dell’automotive, dell’energia e del life sciences. Si tratta della previsione di assunzioni rivolte a personale altamente specializzato, di cui le aziende, oggi ancora più rispetto all’ultima rilevazione, dichiarano la carenza”, continua Gionfriddo.
Il 75% delle imprese segnala di avere molta (11%) o qualche difficoltà (65%) nel reperire talenti, mentre meno di una su quattro (23%) non ha problemi. Tra le competenze più difficili da trovare ci sono quelle it data (21%), skill ingegneristiche (18%) e vendite e marketing (17%).
Tra i settori più in difficoltà si evidenziano trasporti, logistica & automotive (per l’81% delle organizzazioni), energy & utilities e health care & life sciences (entrambe con il 79%).
Le soft skill più difficili da trovare
Per quanto riguarda invece le soft skill più difficili da reperire, il 27% dei datori di lavoro indica l’attitudine alla responsabilità, affidabilità e disciplina, seguite dalla collaborazione e il lavoro di squadra e la capacità di ragionamento e problem-solving (25%).
E ancora la resilienza, tolleranza allo stress e adattabilità (24%), la creatività e originalità (22%), il pensiero critico e di analisi, l’apprendimento attivo e la curiosità, la proattività (19%) e, infine, la leadership (18%).
La soft skill più ricercata cambia in base alla dimensione dell’impresa: la scarsità di pensiero critico e analisi, ad esempio, è segnalata dal 26% delle imprese grandi e da solo il 13% di quelle micro.
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