Small Giants

L’azienda brianzola che da quattro generazioni è un’icona del design made in Italy

Articolo tratto dall’allegato Small Giants del numero di maggio 2023 di Forbes Italia. Abbonati!

di Maurizio Abbati

Uno stile contemporaneo, ma con la saggezza antica di chi da fine Ottocento realizza arredo e sceglie con cura ogni progetto da portare avanti, i materiali da utilizzare e le maestranze chiamate a conferire lestrema qualità del prodotto.

Tradizione e modernità che si coniugano sono diventati elementi distintivi per Bonacina, che nasce in Brianza nel 1889 grazie a Giovanni Bonacina. Dal suo mestiere di canestraio creò unazienda specializzata nella produzione di poltrone, salotti ed elementi darredo.

Fino ad oggi, con alla guida la quarta generazione rappresentata dallattuale ceo, Elia Bonacina, entrato in azienda nel 2012, che unisce in sé la necessaria preparazione in campo di design con quella vocazione imprenditoriale che lo ha portato a sua volta ad ampliare gli orizzonti e le prospettive, senza mai dimenticare quel chi siamo” che resta un elemento distintivo.

E come dimenticare del resto quello scatto di Madonna, fotografata da Tom Munro sulla poltrona Gala per la rivista Elle, che la dice tutta sulla capacità del marchio Bonacina di travalicare i confini nazionali.

    Bonacina
    Bonacina
    Bonacina
    Bonacina

Bonacina è unazienda con una chiara identità familiare. Come si trasmette questo nel vostro modello di leadership?

Io sono un grande sostenitore della leadership a 360 gradi e credo che quelle aziende che non ce la fanno, al di là del prodotto, spesso manchino proprio di prospettive chiare e di una strategia efficace. Bonacina ha sempre avuto la famiglia al vertice e la nostra crescita è dovuta proprio alla presenza di una leadership forte, anche se questo comporta necessariamente una vera capacità di delega, senza un accentramento di tutte le funzioni.

Io ho preso molto ad esempio dal modello americano, sviluppando una leadership orizzontale. Un sistema che guarda avanti, cercando competenze in grado di contribuire allo sviluppo, senza il timore di perdere la gestione dell’azienda. Qui ciascuno collabora e condivide i processi decisionali.

C’è chi ha lasciato altre aziende anche importanti per Bonacina, proprio per la possibilità di avere una visione di insieme e non sentirsi relegati in competenze settoriali che impediscono di capire quelli che saranno gli sviluppi.

Peraltro non credo che oggi ci siano difficoltà a trovare giovani volonterosi e preparati sul mercato del lavoro nel nostro paese, come spesso si dice, ma che ci siano aziende che non sono in grado di trasmettere modelli di leadership lineari e definiti, oltre che condivisi. Io lavoro sempre perché l’azienda possa essere indipendente dalla sua stessa leadership, così da far acquisire una certa autonomia nei processi di lavoro, anche se la figura del leader resta fondamentale. 

Per quanto riguarda il prodotto, quanto è importante per voi laspetto della ricerca in tecnologie e materiali?

La scelta in materia di produzione è un ulteriore segno di leadership. L’innovazione è inevitabile, anche per un’azienda come la nostra che fa della tradizione un punto di forza. Negli anni ’80 siamo stati tra i primi a rivolgerci al settore dell’outdoor, che oggi per noi vale il 50% del fatturato complessivo.

Abbiamo applicato alle tecniche del nostro passato tecnologie che guardano all’impiego di materiali innovativi e riciclabili per oltre il 90%. Del resto la nostra attività nasce dalla lavorazione di un materiale ecosostenibile come il giunco, la cui crescita in natura è infinitamente superiore rispetto all’uso che se ne fa attualmente. Siamo consapevoli che i nostri prodotti hanno una durata media di 40 anni, e anche questo per noi significa avere un occhio alla tutela dell’ambiente e alla sostenibilità.

Per Bonacina produrre manufatti di qualità è un mantra e in tutto ciò l’aspetto della durata è essenziale, perché oggi dobbiamo stare attenti a non fare “green washing” ma vera sostenibilità. Nel 2022 abbiamo prodotto 2650 pezzi che stanno tra artigianato e arte e che tra mezzo secolo potrebbero anche essere riparati se ce ne fosse la necessità, perché non avranno perduto il loro valore, un aspetto che riteniamo molto significativo.

Larredamento è un settore che non ha confini e in costante evoluzione, così come il design. Cosa c’è nel vostro futuro?

Siamo ben proiettati verso il futuro. Oggi il nostro export vale l’80% del fatturato e guardiamo con grande attenzione allo sviluppo e alla domanda proveniente dai paesi con cui abbiamo stabilito rapporti commerciali, grazie all’impiego di sales manager diretti. Stiamo inoltre per aprire una sede a New York, anche per dare un messaggio preciso e identitario su cosa significa made in Italy.

Intanto lavoriamo su nuove forme e nuovi materiali affidandoci anche a giovani designer, incentivando la creatività che è il valore aggiunto del nostro paese.

Altro aspetto importante per noi è la qualità del lavoro delle risorse umane: abbiamo aperto un ristorante aziendale interno e stiamo pensando alla realizzazione di una palestra con tanto di area relax. Sappiamo che la motivazione è determinante e per questo abbiamo anche voluto contenere gli orari di lavoro ed evitare di ricorrere agli straordinari. Vogliamo che tutti si sentano parte integrante di un progetto.

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