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Come le tecnologie generative stanno cambiando il mercato dell’arte

Articolo di Alessandro Donetti

Nell’ambito della mia attività di consulenza e di ricerca sull’economia della creazione, recentemente ho incontrato diversi artisti digitali, europei e statunitensi, ed ho avuto modo di parlare dell’evoluzione del loro lavoro, come hanno iniziato e cosa li guida nel processo di “produzione creativa”. Ho potuto così scoprire storie molto diverse, sia in termini di background professionale che di studi. Ciò che però accomuna tutti questi artisti è la passione per la creazione di qualcosa di unico e nuovo.

E anche se utilizzano strumenti super-sofisticati, quali per esempio le cosiddette tecnologie generative, tutti hanno in comune un unico obiettivo: creare qualcosa che non sia mai esistito prima e che sia (molto) apprezzato dal loro pubblico. E ciò che ancora è più importante, è che il loro pubblico sia il più vasto possibile, non formato solo da un gruppo ristretto di addetti ai lavori o esperti. Al contrario, per questi artisti, tutti dovrebbero avere la possibilità di avere accesso alle loro opere e portare un loro contributo.

Lo spazio dell’arte digitale

Un primo esempio è quello di un trentenne con una laurea in computer science: “La computer art nasce da scene create attraverso il codice di programmazione, è influenzata in modo significativo dall’elaborazione del computer, che ne abilita l’intera scena. Intrinsecamente richiede la condivisione, ed è fondamentale avere un pubblico che vada al di là degli addetti ai lavori e che incoraggi una discussione aperta e accessibile. Avere un pubblico molto vasto che mi restituisce dei feedback per me è essenziale, mi consente di creare e comunicare in modo più efficace, e di raggiungere dei momenti di creatività che altrimenti non sarei in grado di raggiungere da solo”.

Poi ha aggiunto: “L’arte digitale mi ha attratto poiché mi offre uno spazio dove posso maturare come artista. È un mondo con infinite possibilità, ed è fantastico essere parte di un grande gruppo di artisti e designer che lo esplorano, ciascuno portando il suo punto di vista. E questo perché c’è sempre molto da fare e da scoprire. Personalmente, mi alzo alla mattina sempre con il desiderio di vedere cosa hanno creato gli altri. Non puoi fare tutto da solo. Facciamo tutti parte di questa nuova scena artistica, dove è fantastico condividere, essere aperti e ispirarsi a vicenda”.

L’Nft per rinascere

Una storia completamente diversa è invece offerta da una seconda artista digitale che ho incontrato. Si tratta di una giovane donna che è stata violoncellista professionista fino al 2021, quando è stata costretta ad affrontare gravi problemi di salute che ne hanno compromesso la capacità di maneggiare l’arco. “Sono andata da diversi dottori”, ha spiegato, “ho fatto molti test e ho scoperto di avere una malattia neurologica degenerativa. Mi dissero che stavo perdendo le mie abilità e che non avrei mai più potuto maneggiare il violoncello”.

In quello stesso anno la giovane artista decise così di iniziare a realizzare alcuni Nft di video-creazioni, e dopo pochi mesi iniziò prima a studiare poi a utilizzare alcuni strumenti basati sull’intelligenza artificiale, “per capire come rendere le mie creazioni più attraenti”. Poche settimane fa, la giovane artista ha celebrato la sua prima mostra personale in una galleria di New York dove è possibile ammirare su degli schermi a 50 pollici le sue ultime 8 animazioni assieme a delle stampe fisiche. Il tutto disponibile per essere “minato” come Nft.

Questa serie di incontri e colloqui che ho avuto con numerosi artisti digitali mi ha dato la possibilità di riflettere profondamente sul cambiamento che sta bussando alla porta del mondo dell’arte. È un martellamento molto forte che sta facendo vibrare il (vecchio) mondo dell’arte, colpendolo nelle fondamenta.

Come funziona il mercato

Fino a oggi è stato un mondo in cui la scarsità non è solo apprezzata, è adorata. È un mondo in cui le opere iconiche sono venerate, come fossero dei tesori” la cui scarsità e fama contribuiscono al loro status quasi mitico. È un rispetto per il raro che costituisce esso stesso una ricetta sicura per il successo finanziario. Possedere un singolo oggetto – un Picasso, un Warhol, un Koons – non è solo una scelta estetica, ma una strategia finanziaria per massimizzare il valore delle opere possedute. L’obiettivo della maggior parte dei collezionisti non è semplicemente il possesso, è la proprietà a lungo termine. Se un oggetto viene mantenuto per un periodo di tempo sufficientemente lungo, la probabilità di ottenere rendimenti finanziari fuori misura è quasi certa. È un mondo in cui il tempo che passa è più di una semplice misura della durata degli eventi, è una strategia di investimento.

La rivoluzione che sta portando l’arte digitale – attraverso una combinazione profonda di intelligenza artificiale, Nft e Web3 – ridefinirà completamente il mondo dell’arte, modificando alla radice i confini della creazione, della proprietà e del commercio delle opere d’arte. In altre parole, nelle “sacre stanze” dove sono custodite le opere d’arte tradizionali, il cambiamento non sta “gentilmente” bussando alla porta, sta “scoperchiando” l’intero l’edificio.

Gli insiemi dinamici

Il primo e profondo cambiamento che la rivoluzione dell’arte digitale porterà è che le opere d’arte non saranno più vendute singolarmente, ma attraverso “insiemi dinamici”, come dei “gruppi di pezzi unici”, ciascuno realizzato secondo i gusti e le preferenze uniche del proprietario. I pezzi che appartengono ad un gruppo presentano delle somiglianze, come se fossero membri di una famiglia, ognuno però è unico, con una sua impronta digitale, unica per ogni membro della famiglia. Possedere uno di questi pezzi è come possedere un pezzo dell’anima dell’artista, ma con un tocco personale che lo distingue da tutti gli altri.

Il secondo e rilevante cambiamento è che il mercato dell’arte non sarà più confinato nelle sale silenziose delle case d’asta oppure sulle pareti bianche delle gallerie. Sarà un mercato che non dorme mai, che crea e “commercia” 24 ore su 24, tutti i giorni dell’anno, con acquirenti e venditori distribuiti in ogni angolo del pianeta. Sarà un melting pot di persone di età, profili di ricchezza e storie diverse, tutti però accomunati dalla passione per l’arte. Le opere d’arte digitale sono native della rete e quindi non sono legate a vincoli fisici o confini geografici.

Un processo di democratizzazione

Possono essere visualizzate in qualsiasi momento della giornata, mentre si sorseggia il caffè del mattino in un bar di Milano, o su una terrazza di New York oppure mentre si guarda il tramonto da un appartamento di Tokyo o Shanghai. In altre parole, la bellezza di questo nuovo mondo dell’arte è la sua accessibilità. Non sarà più un mondo accessibile solo a pochi, persone “alto-spendenti” o “esperte”, sarà un mondo per chiunque abbia una connessione a Internet e sia innamorato dell’arte. In altre parole, l’arte – che è una delle poche cose che rendono l’essere umano diverso rispetto alle altre specie viventi – non sarà più solo per pochi fortunati, ma sarà per tutti.

È un processo di democratizzazione che permeerà il mondo dell’arte, trasformandolo a fondo, in un modo mai visto prima. D’altra parte, la democratizzazione dell’accesso al mondo dell’arte è qualcosa che molti artisti, anche del passato, hanno sempre desiderato, ma che, a causa di limiti fisici insuperabili, non è mai stato possibile ottenere. Per molti, è proprio questa accessibilità uno dei motivi più importanti che rende le creazioni di arte digitale ancora più ricercate e desiderate rispetto alle loro controparti fisiche. Questa rete illimitata di accessi fornita dal web conferisce all’arte digitale il suo fascino unico. L’arte in rete non è solo immagini statiche o sculture confinate in un singolo luogo. Sono opere dinamiche e in evoluzione che possono esistere in più luoghi contemporaneamente, possedute e amate allo stesso tempo da innumerevoli individui distribuiti in ogni angolo del pianeta.

La notorietà online

E infine, c’è il fattore velocità. Nel mondo dell’arte tradizionale, il riconoscimento e la celebrazione di un’opera possono richiedere anni, persino decenni. Nel regno digitale invece, la notorietà si muove alla velocità (della luce) di internet. Un pezzo può passare da sconosciuto a virale nel giro di poche ore, e di conseguenza il suo valore cresce ogni volta che viene condiviso, quando qualcuno clicca un “mi piace” o lo ritwitta verso i suoi i follower. Coloro che non comprendono il desiderio che molte persone nutrono verso questo tipo di “bellezza” è semplicemente perché non l’hanno mai sperimentato.

Un chiaro esempio del cambio di paradigma che il mondo dell’arte contemporanea sta affrontando è fornito da Fidenza, la raccolta di 999 NFT di arte generativa creata da Tyler Hobbs nel 2021. Fidenza è stata rilasciata su Art Blocks nel giugno 2021 ed è diventata rapidamente una delle raccolte NFT di arte (digitale) più popolari di tutti i tempi. La collezione Fidenza è stata lanciata con un prezzo iniziale piuttosto modesto, pari a 0,17 Ether – circa 400 dollari alla data del lancio, per ciascuno dei 999 pezzi.

Il riconoscimento è arrivato un paio di mesi dopo. Il 23 agosto dello stesso anno, la collezione ha registrato infatti un aumento significativo del volume degli scambi, con 45 pezzi venduti a un prezzo medio di 210 Ether (pari a circa 526.000 dollari), accumulando un importo totale di 9.445 Ether (equivalenti a 23,68 milioni di dollari).

In cifre

Anche se il mercato degli NFT ha poi subito un forte calo negli ultimi 12 mesi, Fidenza ha stabilito un nuovo record lo scorso 5 giugno, quando sono stati venduti 3 pezzi a un prezzo medio di 255 Ether (pari a 461.550 dollari), per un volume totale di 765 Ether (1,38 milioni di dollari). Da notare che il 10% dei ricavi vanno ad Art Blocks, mentre il restante “cade nelle tasche” dell’artista. A parte i (grossi) numeri realizzati su Art Blocks, il successo più evidente di Fidenza è avvenuto nelle case d’asta più prestigiose, cioè Christie’s e Sotheby’s – dove le aste sono arrivate ad accumulare un totale di 35,9 milioni di dollari – la prima nell’ottobre del 2021 e l’ultima realizzata lo scorso giugno.

Un secondo esempio è di pochi giorni fa. Christies ha infatti aperto lo scorso 18 Luglio la sua ultima asta di arte digitale – in collaborazione con Gucci – intitolandola “Future Frequencies: Explorations in Generative Art and Fashion”. Emblematiche sono le parole che Christie’s ha utilizzato per presentare l’asta: “Its a fully on-chain auction which showcases many artworks of todays leading digital artistic talents, such as Claire Silver, Tyler Hobbs, Emily Xie, Botto, William Mapan, Zach Lieberman and other other innovators in the digital art space. With a focus on the interplay between autonomous systems and fashion, these digital artists create a fusion of disparate ecosystems by overlaying the industrial field of garment design and production onto the worlds of generative art and AI, which employ algorithms, modelling and data to simulate human-like intelligence and artistic output”.

Una ridefinizione dell’arte

Direi quindi che non ci sono dubbi, la rivoluzione dell’arte digitale sta scuotendo il mondo dell’arte, e lo sta facendo dalle fondamenta. Gli artisti digitali sono guidati dalla passione per la creazione di qualcosa di nuovo e unico, che realizzano utilizzando strumenti e metodi molto potenti e sofisticati. È una rivoluzione che porterà accessibilità, personalizzazione e “inseminazione” globale nel mercato dell’arte. Ridefinisce il concetto di creazione, proprietà e commercio delle opere d’arte aprendo così la strada all’economia della creazione.

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