Giancarlo Devasini Tether
Blockchain & Co

L’Italia ha due nuovi miliardari delle criptovalute: sono dirigenti di Tether

Questo articolo è apparso su Forbes.com

Le criptovalute sono in difficoltà. Sotto attacco da parte delle autorità di regolamentazione, il loro valore complessivo è sceso di circa il 60% rispetto ai massimi del 2021. Ma una società di asset digitali sta prosperando: l’azienda di stablecoin Tether. La misteriosa società con sede nelle Isole Vergini Britanniche ha creato un dollaro digitale con un valore di mercato di 83 miliardi di dollari, in crescita rispetto ai 65 miliardi di un anno fa. Nei primi tre mesi del 2023, Tether, che è responsabile di oltre il 50% della liquidità dell’intero mercato delle criptovalute, ha dichiarato di aver registrato utili per 1,5 miliardi di dollari.

Come guadagna e quanto vale Tether

La società usa un modello di profitto semplice e a basso rischio: i clienti consegnano alla società dollari statunitensi in cambio di un token collegato alla blockchain che la società stessa conia, noto come Usdt (la ‘T’ sta per Tether). Tether detiene garanzie collaterali, per lo più sotto forma di buoni del Tesoro, fondi del mercato monetario, bitcoin e prestiti garantiti, e guadagna un rendimento di mercato su queste riserve. Si è sempre supposto che gli Usdt possano essere rimborsati per 1 dollaro (apparentemente per rendere stabile la stablecoin) e che siano rimborsabili su richiesta, ma i clienti di Tether non ricevono interessi sui loro depositi.

A marzo Tether ha beneficiato del crollo della Silicon Valley Bank, quando si scoprì che il suo principale concorrente, Circle, con sede a Boston, deteneva presso la Svb più di 3 miliardi di dollari in depositi non assicurati. La stablecoin di Circle, ancorata al dollaro, è scesa per un breve periodo fino a 88 centesimi. Abbastanza da far confluire verso Tether quasi 10 miliardi di dollari di asset.

Data la sua solidità e il dominio del mercato, Forbes stima che, se i dati finanziari della società sono quelli dichiarati, in caso di vendita il prezzo potrebbe arrivare fino a 9 miliardi di dollari. Una cifra sufficiente a rendere miliardari i suoi quattro principali dirigenti. Secondo i calcoli di Forbes, il direttore finanziario, Giancarlo Devasini, possiede più del 40%, che vale 4 miliardi di dollari.

Chi sono i nuovi miliardari italiani

Devasini, considerato da diverse fonti come la mente dell’azienda, non ha il classico profilo del cripto-miliardario. La sua biografia ufficiale sul sito web di Bitfinex (la borsa di criptovalute sorella di Tether) traccia il ritratto di un pioniere del mercato dei semiconduttori, la cui attività crebbe fino a 113 milioni di euro di ricavi annui prima di essere venduta poco prima della crisi finanziaria del 2008.

Ma un’inchiesta del Financial Times del luglio 2021 rivelò che nel 2007 l’impero commerciale di Devasini aveva registrato un fatturato di soli 12 milioni di euro ed era stato messo in liquidazione nel giugno successivo. Inoltre una società di Devasini, Acme, fu sottoposta a un procedimento legale per violazione di brevetto promosso da Toshiba, legato alle specifiche del formato dvd. (Tether afferma che l’azione legale fosse priva di fondamento e non abbia avuto alcun esito negativo).

Nel frattempo, l’amministratore delegato di Tether, Jan Ludovicus van der Velde, opera più come figura di rappresentanza e ha il compito di mantenere relazioni strategiche di alto livello con le banche e le autorità di regolamentazione. Sia Devasini che Van der Velde preferiscono rimanere nelle retrovie e lasciare che Paolo Ardoino, il chief technology officer, operi come volto pubblico della società. Van der Velde e Ardoino detengono ciascuno azioni per 1,8 miliardi di dollari. Il general counsel della società, Stuart Hoegner, ha una partecipazione che vale 1,2 miliardi di dollari. Tether non risposto alla richiesta di spiegazioni.

Venti contrari

La società, per il momento, sta cavalcando l’onda, ma, se il Congresso statunitense dovesse introdurre una normativa sulle stablecoin, come ha fatto l’Unione europea a maggio, questo potrebbe favorire Circle, che è più in linea con le normative, o nuovi operatori, come le banche. “Di solito le leggi rafforzano gli operatori storici, ma potrebbe non essere questo il caso”, ha dichiarato un deputato democratico che ha chiesto di rimanere anonimo. “Se diventa vantaggioso avere una stablecoin, perché le banche non dovrebbero entrare in questo settore?”.

Potrebbe arrivare poi anche un altro vento contrario: i possessori di Usdt potrebbero cominciare a chiedere i rendimenti dei mercati monetari, che al momento sono compresi tra il 4 e il 5%. Forbes è al corrente di almeno una società statunitense che sta cercando di creare una stablecoin regolamentata che, a partire da quest’anno, pagherebbe rendimenti simili a quelli dei mercati monetari. Quando Tether ha ripreso a stampare denaro, durante il boom indotto dal Covid, i rendimenti erano prossimi allo 0%. Ora il mondo è cambiato. I fondatori di Tether si sono arricchiti gratis grazie ai loro clienti. A un certo punto potrebbe arrivare il conto da pagare.

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