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Maker Faire, da smanettoni a imprenditori

I robot di domani sono già fra noi.

Ha cominciato quando aveva soltanto 11 anni costruendo una pianta digitale e non si è più fermata: prima ha partecipato come speaker al Cnr di Pisa e ha parlato al Senato della Repubblica, poi ha trascorso un’estate come senior tester del Dipartimento di Robotica del Mit di Boston, dove ha lavorato alla costruzione di un robot autonomo in grado di muoversi da solo all’interno di una città simulata. Valeria Cagnina adesso di anni ne ha soltanto 16 e lo scorso weekend ha tenuto lezioni di robotica davanti a una platea di bambini, ai quali ha insegnato a realizzare Strandbeest, un androide capace di muoversi con la forza del vento.

Questa è soltanto una delle tante storie di Maker Faire – The European Edition 4.0, la fiera dedicata al mondo dell’innovazione con un focus speciale sui maker – cioè quegli artigiani che si servono della tecnologia per trasformare idee visionarie in invenzioni originali – che dopo tre giorni di workshop, esposizioni e dibattiti si è conclusa ieri presso la Fiera di Roma. A ispirare l’anima digitale della capitale italiana sono stati 100mila visitatori, 750 progetti provenienti da tutto il mondo e centinaia di conferenze, live talk e laboratori.

L’evento è la trasposizione di un format nato in America, nella zona della Bay Area di San Francisco, con l’obiettivo di creare dibattito intorno alla comunità di appassionati di tecnologia, inventori, ingegneri, autori, artisti che stava dando vita a un vero e proprio movimento culturale. Unendo la manualità tipica dell’artigianato di una volta agli strumenti del futuro (stampanti 3d, hardware open source, semiconduttori, software) e forti dello spirito del fai da te, i maker costruiscono invenzioni che possano avere una ricaduta sul piano dello sviluppo sociale ed economico. Come dimostra la portata della kermesse italiana – che è la più grande Maker Faire al di fuori degli Stati Uniti – il movimento ha trovato fin da subito terreno fertile anche nel nostro Paese, dove migliaia di utenti sono diventati “artigiani digitali” e hanno dato vita ai Fab lab, le officine dove nascono gli oggetti tecnologici.

Un robot esposto alla fiera romana.

Le invenzioni presentate durante la quinta edizione della fiera, organizzata dalla Camera di commercio di Roma, investono diversi settori: Giuseppe d’Ambrosio, per esempio, ha ideato Aedo, una superficie in rilievo applicata sullo schermo di smartphone e tablet che aiuta le persone non vedenti a interagire coi dispositivi; Gioia Tozzi, invece, ha fondato una “sartoria digitale” nella quale la tradizionale macchina da cucire convive con strumenti laser e cutter 3d al fine di produrre abiti personalizzati in ogni dettaglio. Un altro italiano che si è fatto notare è Niccolò Calandri, cofondatore di 3Bee, l’alveare hi-tech capace di esaminare lo stato di salute delle api, ottimizzare la gestione delle apicolture e aiutare a produrre miele di alta qualità. Per finire, non sono mancate le idee nell’ambito dell’intrattenimento con Luisa Rizzo, 15enne appassionata di corse dei droni, e con una band di robot che si è, ehm, “esibita” in un concerto rock.

Il fermento del movimento dei maker non è passato inosservato alle grandi aziende italiane che hanno deciso di sostenere l’iniziativa, consapevoli del fatto che l’artigianato digitale rappresenta un’opportunità di business ancora poco esplorata ma dalle grandi prospettive. Per l’occasione Eni ha allestito un suo spazio espositivo: grazie a dei caschetti 3D ha fatto camminare i visitatori in un vero impianto dell’azienda, permettendogli di comprendere cosa significa gestirne alcune criticità. Allo stesso tempo, il cane a sei zampe ha presentato prototipi di realtà aumentata per la salute e la sicurezza realizzati in collaborazione con il Mit.

Anche Poste Italiane ha preso parte all’evento con uno stand: bambini e genitori hanno partecipato alle lezioni di introduzione alla programmazione dei calcolatori e a workshop sulla navigazione sicura su internet. Tra le altre società che hanno partecipato ci sono Leroy Merlin, Unidata e Arrow Electronics. Il successo dell’evento dimostra come i maker siano riusciti a valicare i confini del mondo nerd: oggi vogliono diventare delle vere e proprie imprese capaci di inserirsi nel contesto produttivo italiano. Un passaggio non semplicissimo che sarà supportato dal Piano nazionale Industria 4.0. Non a caso, il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda ha annunciato proprio durante la manifestazione che il prossimo anno saranno investiti un milione e mezzo di euro sulla Maker Faire, che diventerà la fiera dell’impresa 4.0 nel nostro Paese.

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