Nicola Procaccio Intel
Technology

Così Intel vuole assicurarsi la leadership nella produzione dei semiconduttori più avanzati entro il 2025

Articolo tratto dal numero di ottobre 2023 di Forbes Italia. Abbonati!

È un mondo nuovo quello che ci aspetta nei prossimi decenni. Non solo per le tecnologie che avremo a disposizione, ma anche per gli equilibri geopolitici ed economici che verranno a crearsi grazie all’innovazione.

A raccontarlo è Nicola Procaccio (nella foto), laureato in scienze giuridiche all’Università degli Studi di Firenze, che ha assunto nel 2018 il ruolo di Emea territory marketing director e di Italy country lead di Intel, azienda tecnologica da 63 miliardi di dollari di ricavi nel 2022 e 131mila dipendenti in tutto il mondo.

Il ruolo dei semiconduttori nell’economia è sempre più rilevante. Che cosa sta cambiando?

Siamo reduci da un periodo in cui il ruolo della tecnologia è stato più importante che mai. La digitalizzazione ha compiuto in breve progressi che solitamente richiedono decenni, offrendo nuove opportunità e nuovi modelli di business. A fronte di questo processo, la domanda e il ruolo chiave dei chip sono cresciuti molto e continueranno a
crescere nei prossimi anni. Il petrolio ha definito lo scenario geopolitico degli ultimi decenni. Nei prossimi, saranno i semiconduttori a disegnarlo.

Quali sono la visione di Intel e il ruolo che vuole ricoprire nell’industria?

Intel vuole assicurarsi la leadership nella produzione dei semiconduttori più avanzati entro il 2025 e diventare il secondo fornitore mondiale nel suo nuovo business di produttore di chip anche per conto terzi, come fonderia, entro il 2030. Un percorso di eccellenza di oltre mezzo secolo, avviato anche grazie a Federico Faggin, ingegnere italiano che ha contribuito allo sviluppo del primo microprocessore commerciale, l’Intel 4004. La Legge di Moore, che descrive il ritmo dell’avanzamento della microelettronica e l’abbassamento dei costi dei transistor, ci fa credere che i chip targati Intel saranno sempre più potenti. Integreremo 1.000 miliardi di transistor in un solo chip entro il 2030, e la corsa all’innovazione non si ferma. Abbiamo anche altri traguardi da raggiungere, ad esempio nell’ambito del quantum computing.

Intel-chip
Intel prevede di integrare 1.000 miliardi di transistor in un solo chip entro il 2030.

Che ruolo può avere l’Europa nelle tecnologie legate ai semiconduttori?

Mentre non puoi decidere dove collocare le fonti di petrolio, per i chip c’è la possibilità di ottenere una produzione bilanciata. Oggi l’80% della produzione dei microprocessori è in Asia. Negli anni ‘80 a guidare erano Europa e America. Il nostro obiettivo è potenziare la produzione in America ed Europa. Per questo abbiamo avviato un piano di investimento per realizzare nuovi impianti per la filiera dei semiconduttori, che supporta l’ambizione dell’Ue
di arrivare a rappresentare il 20% della produzione mondiale dei chip più avanzati.

Quali innovazioni avranno il maggiore impatto nei prossimi decenni?

Il continuo processo di digitalizzazione globale. Quando parliamo di questo processo, facciamo riferimento a cinque ‘super poteri’ o asset tecnologici fondamentali. Innanzitutto l’information technology ubiquitaria, ovvero il fatto che l’informatica sia ovunque e permetta capacità di calcolo in ogni dispositivo e in ogni luogo. Poi c’è la connettività, che deve diventare pervasiva e permetterà di analizzare dati e produrre nuovi modelli di business, grazie anche a tecnologie come 5G e 6G. Poi c’è l’infrastruttura cloud to edge, in grado di gestire i dati dove sono stati generati, importante anche a livello industriale. Un processo di digitalizzazione non può prescindere poi dalla sensoristica. Infine c’è l’intelligenza artificiale, uscita da poco dai centri di supercalcolo e diventata parte della nostra quotidianità. Grazie a protocolli come il federated learning, si potrà garantire anche la sicurezza in settori cruciali, come la ricerca medica. Con questa tecnologia, già oggi abbiamo costruito il più grande dataset al mondo sui tumori al cervello, permettendo la condivisione sicura di modelli di dati fra 71 istituti medici di tutto il mondo, operazione altrimenti impossibile, e questo ha permesso agli ospedali di rendere più precise le diagnosi di oltre il 30%.

Che ruolo assume la sostenibilità nei processi di innovazione tecnologica e qual è l’impegno di Intel in questo campo?

La sostenibilità è importante in ogni aspetto della nostra vita. In Intel siamo stati pionieri: dal 1994 riportiamo dati sull’impatto ambientale, con l’impegno di ridurre le sostanze inquinanti. Intel persegue l’obiettivo di ottenere zero rifiuti in discarica, di ripristinare più acqua di quella utilizzata e di avere un impatto zero a livello energetico entro il 2030. Entro il 2040 raggiungeremo le zero emissioni nette di gas serra. Questo impegno promuoverà la sostenibilità di tutto il settore informatico, favorendo la collaborazione con tutte le aziende dell’industria.

La pubblica amministrazione sembra ancora molto restia a innovare i propri processi. Quali opportunità stiamo perdendo e quali dovremmo promuovere?

Il settore pubblico si apre ad avanzamenti tecnologici quando si trova di fronte a problemi o bisogni. Credo che, perché anche la Pa sia più costante nell’aprirsi all’innovazione, sia necessaria una strategia digitale che tenga conto delle esigenze del futuro e delle opportunità. L’implementazione dei ‘super poteri’ del digitale non è sempre semplice, perché spesso manca una piattaforma informatica che processi i dati e li renda disponibili agli utenti autorizzati. Come aziende operanti nell’high-tech dobbiamo concentrarci, inoltre, sulla cyber security, chiave per promuovere innovazione nella Pa, riducendo il rischio delle minacce informatiche.

 

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